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Leda Palma, come si evince dalla scheda biobibliografica, ha alle spalle
“una importante e intensa attività nel mondo teatrale, radiofonico e
televisivo quale attrice, conduttrice, regista e autrice di sceneggiati”, ma
si occupa da molti anni anche di letteratura ed ha pubblicato diversi volumi di
poesia e racconti.
Con questo nuovo volume la Palma conferma, se ce ne fosse
ancora bisogno, la sua capacità di autore attento alle scansioni del tempo e
alle variazioni dell’anima, con un linguaggio vagamente ermetico, che non
imprigiona il dettato in una gabbia rigida, ma lo distende invece in ariose
campiture verbali per renderlo omogeneo alla materia che affronta con spigliata
elasticità. Nell’Introduzione Gualtiero De Santi afferma che “Una certa
cesellante compitezza era presente e appariscente nella maniera di elaborare le
frasi, di stendere i versicoli, nell’ineccepibile eleganza dei costrutti” ma
ora “l’orchestrazione della pagina [...] si conduce sulle proprie più
peculiari legature: punteggia la materia intima pur mentre scrosta nella propria
immaginazione la sostanza dei fatti; gioca col buio e penetra l’angoscia,
barbaglia nella luce e nelle pieghe del corpo [...] Scivola tra le crepe degli
avvenimenti, poi si risveglia e scuote e batte all’unisono con il mondo”.
È
proprio questo “battere all’unisono col mondo” che rende i suoi versi
pregni di partecipata pietas, non solo nei confronti della rozza realtà che
irrompe da inusitate crepe, ma degli alberi, del vento, di tutte quelle
manifestazioni della natura che assorbono l’occhio vigile dell’autrice
attento alle più sottili metamorfizzazioni (“Il vento si fa statua | nel
borgo di commedia”), ai fragili incanti di incontri boschivi (la poesia di
p.15, che richiama musicalmente il tema di Lara del film più che il personaggio
del romanzo di Pasternak). “come pulsa senti | l’albero e s’accende | dei
tuoi capelli chiari | t’allarma un soffio d’ala | la fronte scorre | fugace
altrove” [...]. Oppure (p.17) “il vento ha spaccato | il secco che dentro |
ti portavi”.
Questo interscambio fra gli elementi naturali e l’uomo, questo
partecipare alla vita cosmica fa sì che la poesia di Palma, mentre da una parte
si snoda come un diario dell’anima, con le sue pieghe oscure dove il dolore si
annida ma anche recepisce le vibrazioni e gli incanti dell’amore, dall’altra
gli “ondanti richiami lessicali sono dunque anche richiami ritmici e
musicali”. Così che, come termina efficacemente De Santi nell’Introduzione
“...la scrittura di Leda Palma, prima che rientri il buio, incontra il luogo
di rappresentanza della propria vocazione interiore”. Copertina e tavole di
Francesco Veròla, dal segno nitido ed efficacemente espressivo, conferiscono al
volume ed ai testi in esso contenuti, il necessario complemento.
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Recensione |
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