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Michele Dell’Aquila, in Presentazione, ci avverte che è in
corso, a cura della Fondazione Piazzolla, da qualche tempo, una ristampa delle
pubblicazioni dello stesso Marino Piazzolla, ai fini di una nuova riflessione
critica su un’opera ed un autore che presentano una grande complessità
d’ispirazione realmente moderna e carica d’ attualità, nonostante che le date
coincidano con quel tempo che noi siamo abituati a definire "addietro". In
seconda, in terza, come in quarta di copertina, vengono riportati brani di
giudizi sperimentati e sempre validissimi, come quelli, fra gli altri, di
Giorgio Bárberi Squarotti, Domenico Cara, Dario Bellezza, Oreste Macrì, Libero
De Libero, Carlo Betocchi, Giorgio Caproni che ebbe a dire "Sugli occhi e per
sempre è un’opera che mi ha colpito profondamente: dico un’ opera, non un
semplice libro ( o una semplice raccolta) perché davvero ha il respiro del
poema". La riproposta di questo libro, come di altri, precedenti e susseguenti,
equivale ad un dibattito aperto sul fronte della novità, a dimostrazione che la
sua poesia appare tuttora attuale, nei suoi elementi freschissimi d’ispirazione
e di dettato. Sicuramente, la poetica del Piazzolla, come la sua espressione
linguistica, non risulta per niente superata La sua "parola", nell’autenticità
stessa primigenia, risulta polisemica e sfaccettata, incantatrice sincera a cui
il volgere degli anni, che non sono davvero poi tanti, nulla riesce a togliere,
semmai ha la virtù della perennità che scaturisce dalla grandezza civile e
morale degli intenti con cui nacque e fu praticata. L’intensa liricità di alcuni
brani che scaturisce dall’emozione degli incontri, degli assunti, dalla vita
vivente del poeta, appare insuperabile, così come acquistò forza nell’intento
stesso dell’autore che la tradusse all’insegna dei sentimento e della virtù
della poesia. Le larghe falde dei versi che giungono a comporsi in poemetti, o
liriche brevi, agganciati gli uni agli altri da titoli sintomatici ed efficaci,
trasmettono la sintonia di un viaggio iniziatico e senza fine. Nei vari
argomenti, come lo stupore dell’essere vivi, l’unità del tutto nella totalità
delle apparenze naturali ed umane, l’amore e la passione che sgorgano attraverso
le vene del cuore e chiedono corrispondenza, l’amicizia interpretata come uno
dei principali assi portanti dell’esistere, tutto il discorso che continua nel
processo del pensiero, fino al senso della morte e della fine che è in tutte le
cose create, si ritrova nella malinconia del veggente che non rinuncia a
credere, a procedere, proiettando nel futuro la sua capacità di dire,
consentire, amare ed essere amato. In tal senso, Marino Piazzolla ha vinto la
sua scommessa col tempo. Egli è qui, tra noi, s’interroga ed interroga, aspira
alla nostra confidenza di posteri per dirci ancora: "Mi trascino il buio con
tutti i suoi buchi | Fin dalle prime notti | Porto l’infanzia a infrangersi |
Contro la pelle d’ogni luce | Che mi rende stelo in un istante di veglia || Lo
so io sono sporco di tempo | Di là da un fumo lasciato agli occhi soli | Da
tanti amici andati a riposare | Come i fili d’erba nella morte || Ogni sera
sempre lo stesso odore | Di cielo vuoto | La pioggia sulle vie che sbatte | Il
terrore di finire all’ improvviso..."
Nota di lettura
a cura di Luciano Nanni
in Punto di Vista nr. 37/2003 |
Poesia. Opera meritoria quella di proporre un’ antologica di Piazzolla (San
Ferdinando di Puglia 1910 - Roma 1985) del quale già ci siamo occupati su PdV n.
31 p. 74: un autore di notevole spessore che qui rivela il suo personale stile;
è infatti possibile disporre le composizioni in ordine cronologico a partire da
‘Il mattutino delle tenebre’ del 1958 (pp. 120-130) e notarne l’incisività
semantica: ‘Viene il giorno. | Risorge il sangue’. L’impianto poematico dei
testi dispone con forza e-vocativa la parola e la conduce spesso all’acme
dell’espressività. |
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Recensione |
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