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Un fiore per Mara Giovine
Quest’anno una gentile poetessa è scomparsa. La parola “gentile”
qui non è dettata da formali obblighi civili; la persona e il mondo poetico di
Mara contagiavano di gentilezza tutti quelli che l’avvicinavano, anche quelli
che come me la conoscevano solo per lettera, per telefono, o attraverso le sue
poesie così piene di gioia di vivere e di amore per il mondo, seppure velate
della malinconia di chi sa di doverlo lasciare. Doveva certo contagiare anche i
fanciulli cui si era prodigata senza risparmio con l’insegnamento e la
pubblicazione di numerosissimi libri per l’infanzia e la scuola. Era nata a
Canelli, ma viveva ormai da una vita ad Albenga e non saranno pochi i suoi
scolari ormai grandi che la ricorderanno, perché nessuno, più di lei, si è
dedicato a loro con tanto amore. Era molto sofferente e sapeva da tempo che non
sarebbe vissuta a lungo, ma viveva serenamente la sua lunga malattia; direi
quasi che per anni abbia nei suoi versi accarezzato con dolcezza il pensiero
della morte e negli ultimi tempi sembrava addirittura che l’aspettasse quasi con
amore, quell’Amore Universale che lei, seppure non credente, intuiva permeare
tutto il mondo e tutti gli uomini. Fin dal suo primo libro, Verrà la morte e
avrà i miei sogni (1996), c’era la sottile attesa di quell’evento, ma i suoi
libri traboccano anche d’una poesia intensa che unisce profondità di pensiero e
delicata scrittura, una ricchezza di immagini e un uso semplice e trasparente
della lingua; chiaro esempio per chi ancora crede che alla poesia si addica solo
un fraseggio ermetico e delle immagini ricercate. A quel libro seguirono il
Viaggio (1999) e infine E’ soltanto amore (2000), un vero inno
all’Amore in ogni sua manifestazione. “Amare, anche senza risposta, ci fa vivi”
mi scriveva inviandomelo; e nel libro si legge: “Siamo interamente noi soltanto
quando amiamo, non quando ci sentiamo amati”. Questo romantico bisogno di
amare senza contropartita Mara l’ha vissuto fino all’ultimo, come può farlo solo
una irriducibile idealista sognatrice che amava vivere nell’ombra; aveva perfino
pudore a pubblicizzare i suoi libri e perfino ad elargirli ad amici e
conoscenti, li dava solo a chi stimava veramente; scriveva infatti poesie
soprattutto per sé, per l’urgenza incontenibile del dire. Ma era anche acuto e
sensibile critico; io stesso ne sono stato più volte beneficato; nonostante che
in tutti questi anni non ci fossimo mai incontrati personalmente, ci univa una
simpatia ideale e lo stesso amore per la Poesia. Abbiamo perso una grande,
generosa Amica.
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