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Sul bordo della rosa
Sì, scende al cuore delle cose umane Raffaele Piazza attraverso un lirismo
fiduciale, basato sul dialogo, sull’incontrare 1’altro-e-l’altra-in-sé,
tracimando le sponde del meramente concettuale.
Lirismo acceso, attivo quanto
mai, e stavolta originale “luminaria sul nostro | tetto di casa” a
rischiarare il significante e il destino di quanto ci attornia, di ogni singola
vicenda – del resto sempre alta nella lettura delle emozioni e secondo il
valore simbolico della parola (o il simbolo che la stessa incarna). “Le porte
della luce sono tutte | aperte”, dice il poeta, e si potrà “danzare la
vita” anche nella gestualità minima, nell’occasione breve ed intensa perché
l’anima sempre si situa e si sintonizza all’incrocio degli archetipi eterni
che reggono e l’intero universo e il pensiero in fieri: “in lettere | e
pagine tra le menti e i corpi”, così che il desiderio del passato sia verità
nel “frutto” del tempo a venire. E c’è da dire che, in quest’ora di prodotti, richiamare i
frutti evoca una bussola sepolta in fondo a noi, ma che
pure ci è guida puntuale nel percorso umano, come 1’energia del cristallo o
l’essenza del fiore o la vibrazione musicale.
Davvero, quindi, solo il simbolo
può dire il simbolo poiché il vocabolo non sarà mai esaustivo, né la legge
esporrà mai tutta la realtà del fenomeno. E 1’aver reso questo a singolarità
di linguaggio (in questo senso è significativa, ad esempio, “Limbo
d’agosto” a p. 29) trasporta ad altra dimensione anche 1’intelligenza
affettiva e la magìa della meraviglia, consacrando a sé i remoti orizzonti
dell’azione che nasce – stante che, appunto, il termine-simbolo conosce al
suo interno la valutazione delle dinamiche che provoca e pro-voca.
Sarà per ciò
magari che accostando questa poesia si prova un “incielarsi”. Anche se il
segnacolo del terreno è sempre “conchiglia fossile” alle ipotesi celesti
della nostra componente ilica.
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Recensione |
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