Nella letteratura italiana mancano investimenti e talent-scout
Dove sono finiti gli scrittori italiani?
Dove sono finiti gli scrittori italiani?
No, non è una domanda che mi sono posta una sera in cui, distesa sulla
poltrona, la cosa più stimolante che mi si offrisse fosse vedere un dibattito in
tv sui programmi televisivi, su quale fosse il modo più “giusto” di
confezionarli, se fossero culturalmente impegnati o volgari o bla bla bla…
No. Lo spunto me l’ha offerto un articolo letto su l’Espresso del novembre
2001 di Roberto Cotroneo, intitolato appunto “Scrittore, perché non parli?”. E
allora mi sono guardata intorno, e di scrittori (italiani) presenti nella nostra
vita ne ho visti ben pochi. Sì, dico bene, presenti nella nostra vita… perché
ora lo scrittore non fa più opinione, non va in televisione e scrive poco sui
giornali. Forse il vecchio scrittore non sa confrontarsi col forte strumento
mediatico, non lo sa utilizzare? Forse. Forse la televisione è un potere così
forte che per sostenerlo bisogna avere idee forti… e allora?
Allora in questa mancanza di idee forti e se si vuole anche di ideologie, che
non si riverbera solo nella società letteraria ma per esempio anche nel cinema,
credo che una pesante responsabilità vada addebitata alla perdita di figure di
riferimento, di maestri. È vero, negli anni ’60 e ’70 erano vivi maestri come
Montale, Quasimodo, Enzo Paci, Calvino… ma la scomparsa fisica di una persona
non implica il suo dissolvimento, soprattutto se ha lasciato dietro di sé opere
di tale grandezza.
E allora perché i nostri scrittori non riescono a vederli? Perché il cinema
italiano, con mostri sacri come Fellini o Visconti, si è chiuso in un clima
intimista che non permette ampi respiri e finisce per soffocarlo?
Di recente il libro è tornato molto di moda, ma a vendere molto sono i
classici (vedi “I grandissimi del Novecento” di Repubblica), gli stranieri ed
Oriana Fallaci, che però ricordiamo è una giornalista prima di tutto.
“Perché il posto degli scrittori è stato preso dai giornalisti. Sono loro a
fare gli opinionisti, e lo fanno bene. Gli scrittori si sono ritirati in un
minimalismo spesso sterile” dice Luigi Malerba.
Certo, il panorama letterario italiano non è sfornito di nomi ma pochi che
lascino davvero il segno, che guardino al di là dell’orizzonte. Spesso sono
fenomeni editoriali, costruiti con licenza ed acume mercantile in modo da
assicurare la copertura dell’investimento. Qualcuno riesce anche a sfondare il
muro mediatico come Lucarelli o Baricco. Il primo adeguandosi ai tempi e ai modi
della televisione, il secondo tentando di piegare le regole di quest’ultima ai
modi dello scrivere e del pensare. Camilleri è decimo nella classifica dei
migliori… uno scrittore di ottant’anni portato alla ribalta dalla serie tv “Il
commissario Montalbano”.
…È vero, c’è anche da tenere presente che un avversario per i libri italiani
sono le traduzioni, visto che leggere traduzioni è assolutamente identico a
leggere libri scritti nella nostra lingua… ma questo non mi basta, è troppo
semplicistico, troppo facile.
Ho spesso fatto riferimento alla televisione perché credo sia uno dei più
accessibili modi di comunicazione, ed ho in parte dato la colpa allo scrittore
del fatto che quasi sempre non riesce a padroneggiarlo, del fatto che, come dice
Freccero “lo scrittore in tv non funziona”. Qualcuno potrebbe obiettarmi che non
è questo il punto, il problema. Il fatto è che in Italia mancano talent-scout
per la letteratura, manca l’interesse e la voglia di investire. Di investimenti
è vero se ne fanno gran pochi. Sono convinta però che di persone che abbiano
qualcosa da dire ce ne siano, non credo alla morte celebrale… è il difetto di
noi sognatori!
Una cosa comunque è certa: alla Fiera del Libro di Francoforte, evento
letterario del pianeta, dove per esempio negli anni Ottanta la salute della
letteratura italiana era trionfante, si è avuta una forte sterzata ed il vento
ha cominciato a soffiare in direzione opposta, lasciando a galla solo pochi nomi
come Eco, Baricco, Tabucchi, Maraini. E gli altri? Incelofanati sugli scaffali
delle librerie… quando riescono ad arrivarci…
Alla fine di tutti questi discorsi non so perché lo scrittore italiano dia la
sensazione di essersi perso per strada… o almeno non penso che ci sia una
risposta univoca, un solo bersaglio contro cui puntare il dito. La mancanza di
maestri, i pochi investimenti, forse l’insistenza a volerci raccontare com’è la
realtà quando invece avremmo solo voglia di sapere come potrebbe essere… forse
la voglia di conoscere realtà altre mentre nei libri italiani troviamo troppo
spesso solo storie di respiro troppo corto.
Piccole e spezzettate risposte per un puzzle formato da tante altre tessere…
qualcuno vuole provare a completarlo per scoprire quale sia la figura che si
nasconde sotto?
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