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Quel "parleranno" che chiude la poesia di Vittorio
Sereni in apertura al libro di racconti Violenza di Maria Del Turco, è
l'incipit per rendere credibili i personaggi-ombra del libro.
Sono le proiezioni di vari tipi di violenza sulla
bambina e sulla donna. Tra le percosse senza ragione con la "coda di cammello"
che ricordano un oscuro mondo orientale approdato lì in quel paese siciliano, e
le provocazioni di timori e incertezze, l'Opera dei Pupi sbudellati diviene la
realtà grottesca del teatro degli uomini-burattini. La terza persona narrante
mantiene lo stupore degli avvenimenti così come il bambino che assiste in platea
allo spettacolo. E le commedie si dipanano atroci e ridicole, in tutta la loro
tragicità, con figure di cartapesta (Angeli e Arcangeli) nello scenario rituale
d'un folclore superstizioso nel fascino d'una valenza scenica. Anche la gioia
diviene una piece frammezzata di spiriti, di pozzi, di pizzi e di cuffiette e la
violenza è il pensiero del peccato religioso che brucia come il Re Carnevale
nella piazza del Paese. Le maschere che fanno da sfondo al Sabba portano seco la
pietas della morte. Poi anche i morti prendono figura, si materializzano in
immagini, diventano entità fattive elementi dei timori e del freddo e si
alternano con storie di Orchi e di Streghe dentro all'infinito vuoto della
perdita. "Il funerale è una bella passeggiata" e la vita si alterna all'irreale
del boccascena.
La commedia continua con l'ironia sulla forma che è
ancora violenza. I vari personaggi che fanno cerchio intorno alla signorina
Angelina nel racconto omonimo sono Pupi e ci sono tutti: Il Parroco, il Sindaco,
la serva Maria, Don Serafino e i pretendenti in un metafisico caleidoscopio di
figure che sfociano, reinterpretate, nel candore meravigliato della narratrice.
Il giro degli anelli negli esercizi ginnici durante il
periodo fascista, diventano ruzzole, cerchi magici in cui braccia e gambe
spariscono come in una scenografia mentre il Mito rovina come la paglia
scoppiata dal fantoccio del Carnevale. E i rituali si rinnovano buffi e sornioni
nella routine dei cicli dove la spontaneità è annottata dal sipario che danza la
sua ripetitiva caduta. Un libro accattivante che nell'invenzione del narrato sa
dire e denunciare.
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Recensione |
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