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Attorno al tema centrale portante La corona d’oro, che si distingue per una propria dichiarata omogeneità, confluiscono, come le stanze di una complessa e variegata architettura testuale, altre quattro sezioni: Romanzi, Femminismi, Umori, Filosofemi. Sono “pagine”, come le definisce la stessa Marilla Battilana, di argomento più o meno generico scelte secondo uno schema personale.

Nella quattordicesima ed ultima stazione del percorso che si riferisce in particolare a La corona d’oro, laddove si accenna all’eletto del Signore, il testo caudale dice che “Porterà in capo una corona d’oro.” Questo verso dà corpo al titolo della silloge che è nel suo complesso sintetica, quasi lapidaria, immune dal superfluo, dallo scontato, offrendosi sempre con sorprendente originalità di fondo e spunti di accentuata modernità, pur non potendosi e forse non volendosi etichettare come versi di avanguardia. L’Autrice possiede lo stile inconfondibile di chi è capace di far poesia senza sbandamenti o riluttanze, con assoluta padronanza del mezzo espressivo più diretto ed efficace. In grado, quindi, di suscitare nel lettore emozioni autentiche, ma anche riflessioni profonde.

Delicato, soffuso di profondo affetto ma anche di grande sofferenza, in La corona d’oro, il ricordo del cugino Gianni, che ci porta al tema dominante della morte. E questo senza la drammaticità, la disperazione che la morte porta con sé, ma invece con la serenità, la saggezza di chi sa superare le avversità della vita pur ben consapevole del distacco, che fatalmente lascia soli a rievocare il tempo della condivisione delle cose e dei giorni vissuti insieme.

In Romanzi è ancora presente il dialogo muto del rapporto affettivo, in questo caso quello del rapporto di coppia (Perché nessuno): “Nel sonno mi vieni alle spalle | con le mani le stringi, la bella | testa chinando accanto alla mia...”. E in “Pianta topografica”, durante un tragitto in autostrada, il raffronto tra la geografia occasionale di ciò che si vede intorno e quella ben più complessa dell’anima. Il che dimostra come sia possibile per Marilla Battilana costruire in pochi versi un testo raffinato e profondo anche partendo da una considerazione in sè ovvia: “C’è nebbia stasera...”. Non mancano, in questa sezione, tratti di umorismo singolare, che in una poesia (Lettera di distratto amore n° 2x3E4Y547) il soggetto, di sapore matematico, è argutamente dichiarato sin dal titolo.

E c’e, naturalmente, dell’altro. Come nei successivi orditi di una più grande tela legata assieme dalle diverse trame che compaiono in Femminismi, in Umori ma anche in Filosofemi. C’è ironia, sicurezza di stile, toni garbati, in questi testi. Come dire tutta la cultura, l’esperienza, la saggezza, la creatività, in una parola l’humus che è proprio di chi ha personalità arguta, qualche volta fors’anche corrosiva, comunque mai sopra le righe, che mai va oltre uno stile composto e ordinato. A proposito di certi percorsi e trascorsi storici dell’umanità, notevoli sono anche alcuni affondi che l’Autrice propone in ambiti da sempre patrimonio della filosofia, della scienza, e dell’economia con riferimenti, in quest’ultimo caso, ad un grande poeta-economista come Ezra Pound, che con Marilla Battilana ebbe ed ha un feeling culturale di grande spessore.

Nella sezione Femminismi la condizione della donna attraverso la storia è vista in modo del tutto autonomo, assolutamente sganciato da posizioni ideologiche di parte. Esemplare, in tal senso, la lirica nella quale narra di Caterina, la mitica signora di Cipro, e della sua storia infelice. Nella poesia Anagrafe, primo approdo del percorso Umori, colpisce invece una riflessione, solo un poco amara,  sul trascorrere sempre troppo veloce del tempo, in una Milano spasmodica ed ansiosa dove l’artista, anche se ormai veneta da molto, è nata ma solo “in trasferta”.

Filosofemi chiude l’orizzonte di questa raccolta, in una caleidoscopica sequenza di tracce rivelatrici d’una creatività di immagini non comune, di intuizioni folgoranti, di concezioni basilari per l’esistere. Un esempio fra i molti è Telefono rosso, che ben esprime come, nonostante il proliferare degli attuali mezzi audiovisivi, la comunicazione resta difficile. Soprattutto nei casi di emergenza vera, quando il destino sembra stare a cavallo di quella linea sottile che divide la vita dalla morte.

Recensione
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