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Lettera alla figlia

Domenica hai voluto condurmi alla casa
dalle gaggie perché staccassi dalla pianta
del sicomoro rametti profumati per offrirli
a tua madre. Seguivo i tuoi passi lungo
il viottolo di ghiaia guardandoti nel portamento;
pensavo a quando eri più piccola e ti portavo
sulle spalle; pensavo come ogni cosa si riduce
in nulla. In giro, intanto, sulle terre, se ricordi,
nevicavano petali delle piante in fiore
e le selve ostentavano il loro verde e dietro
le nubi il sole a riscaldare e tu dinanzi a dirmi
della vita con il nero fondo degli occhi,
che la memoria adesso lo insinua, con le prime
ombre, nelle stanze. E, come vedi, sempre, immagini
di te mi restano; e della tua presenza
non ne posso fare a meno, anche se è possibile,
a volte, dire di no al cuore che desidera e chiede
compagnia. Eppure verranno i momenti del distacco
per la strada indicata da natura.

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