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“Canto d'anima”
a ricordo di Giorgio Menini

Mario Sileno Klein
In
occasione della presentazione al pubblico di Canto d’anima, al Circolo
Unificato dell’Esercito di Castelvecchio in Verona, avvenuta il 20 aprile 2018,
è d’obbligo dire due parole su questo piccolo gioiello di Lucia
Beltrame e dei Figli; due parole su questa specie di vademecum, questo
vieni con me che ha un significato non solo figurativo, perché vi soffia
dentro un cuore e un “canto d’anima”. Protagonisti l’uomo, la memoria, la
poesia. Poesia che non è avvolta in concetti filosofici che rischierebbero di
rimanere nei versi con tutto il loro peso, senza disciogliersi in fantasia,
sentimento e creatività.
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La famiglia Menini. |
Ricca,
quindi, di significato l’idea di diluire, in maniera sintetica, il percorso di
una vita attraverso immagini, accompagnate da una esplorazione psicologica,
fatta con una struttura solida e una sincerità poetica che richiama l’attenzione
sul principio fondamentale che anima tutta la poesia di questa Penelope dei
giorni nostri, che è Lucia Beltrame, per la quale la molla della vita è la
gioia della speranza. Come dire… finché c’è speranza c’è luce, ed è sufficiente
la luce di un ricordo vivo per tenere accesa la stella di questa speranza che
resta quasi a incastonare un desiderio verticale.
È stato
detto: “Un giorno avrai un motivo in più per usare la tua memoria. Quel
giorno è oggi.”
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Ilaria Menini, lettrice
delle poesie. |
“Oggi”
diventa il momento per ricordare il dr. Giorgio Menini, marito e padre, a
vent’anni dalla morte. Ecco l’occasione di fermare il tempo breve, quello che
penetra e magari emoziona, pur cercando il lato positivo delle cose e il lato
poetico dell’animo, complice questo Canto d’anima.
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Maddalena Menini al
pianoforte. |
Testimonianza del dott. Giuseppe Pisano. |
Le 21
immagini che iniziano con la foto del piccolo Giorgio all’età di 3 anni,
percorrono velocemente – proprio come accade nella vita − i momenti salienti
della sua vita: la scuola, le gite con gli amici, l’incontro con l’amore, la
laurea nel 1965, il fidanzamento ufficiale, il matrimonio nel 1966, la nascita
dei tre figli, Ilaria, Maddalena e Giacomo, il 25° di nozze, le feste di
famiglia in via Larga 14, i viaggi di lavoro per meeting, poi l’ultima
foto di Lucia con Giorgio e quella dell’ingresso dal cancelletto della Casa
degli Avi, in via Larga, a San Pietro di Morubio, che si identifica in un eterno
ritorno, “perché chi ama torna sempre”.
Di
fronte alle immagini sono inseriti i testi poetici, dai quali è possibile
intuire che nella poesia, il pensiero di Lucia Beltrame incontra l’emotività,
perché la porta della sua anima è una porta aperta che permette di intravedere
un vissuto che si mescola con la consapevolezza che, nonostante il ciclo delle
cose non coincida con i desideri, contiene ancora la gioia della speranza.
Lo stile
di Lucia non è freddamente intellettuale, non è ermetico, è piuttosto immediato
e ricco di simboli, di immagini.
Quindi
la sua scrittura, decisamente femminile, è aderente alla realtà, però sempre
impregnata di luce e, spesso, gode di quell’andante musicale che è la primaria
esigenza di questa forma letteraria che è la poesia.
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Il numeroso pubblico presente. |
La
presentazione, davanti a un folto pubblico, soprattutto di amici, ha goduto
degli interventi musicali della figlia Maddalena al pianoforte, della lettura
alternata delle poesie (Lucia e Ilaria) e di una serie di testimonianze sulla
figura del compianto, fatta da collaboratori, amici e conoscenti.
Davvero
si è trattato di una civile e nobile circostanza, rivelatasi antidoto contro il
virus dell’indifferenza, della dimenticanza e dell’ingratitudine.
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