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Daniela Galeone

Contemporaneità problematica nel fiore dell'artista tarantina

La Nature est un temple où de vivants piliers
laissent parfois sortir de confuses paroles...

(Charles Baudelaire, da Correspondences)

La Mostra “Rami in fiore” dell’artista tarantina Daniela Galeone, esposta nella Galleria-Bar “La Veneziana” a Taranto in Viale Virgilio, 63, è stata, alla presenza di uno scelto pubblico, inaugurata lo scorso 1° settembre 2018 alle ore 19,00 ed è visitabile sino alla fine del mese.

Critico della Mostra la scrittrice prof. Antonietta Benagiano.

Il critico, dopo il cordiale saluto, ha presentato brevemente Daniela Galeone: laureata al D.A.M.S. di Bologna, già ricercatrice all’Università di Chieti e collaboratrice alla rivista Itinerari, insegna ora Disegno e Storia dell’Arte in una Scuola di Taranto. Autrice del Saggio Vittorio Pica e Giuseppe De Nittis, apprezzato dal prof. Nicola D’Antuono, com’è detto nella Prefazione, anche perché viene posto in rilievo l’intreccio tra impressionismo e giapponesismo tramite i testi dei critici Parmeggiani e Reggiani, è appassionata del pennello da anni remoti. Ama, tra l’altro, lasciare sulla tela la joie des yeux del fiore, non dimenticando, però, la problematicità del vivere che quella joie non sembra poter annullare.

La Benagiano ha posto in rilievo la bellezza del fiore da cui sono stati presi artisti di ogni tempo: dagli egizi con la rappresentazione del loto ai pittori di età classica e medievale che i fiori dipingevano collegando ad essi simbologie diverse, alla esplosione floreale umanistico-rinascimentale sino a quella del Seicento e dei secoli successivi. E, per quanto concerne le opere della Galeone, ha considerato che l’artista ha dapprima volto la sua attenzione agli impressionisti prediligendoli nell’avvertimento di affinità, ma ha poi impresso al segno pittorico una espressione sua, particolare, che non disdegna l’informale, anzi in esso trova la motivazione della contemporaneità dell’arte, del proprio sentire.

Ha precisato che indubbiamente gli impressionisti rivoluzionarono l’arte pittorica con la visione magica del reale che traevano anche da quel giapponesismo rifluito in Occidente, lontano dalla visione scientifica, dal produttivismo e dal mercantilismo dell’arte. Si è riferita a Van Gogh, alla lettera del 1888 al fratello Theo, dove scrive: “Non si può studiare l’arte giapponese, mi sembra, senza diventare molto più felice e allegro, e ci fa ritornare alla natura, nonostante la nostra educazione e il nostro lavoro in un mondo di convenzioni”. L’artista era rimasto affascinato dagli ukiyo giapponesi, da quelle immagini del mondo fluttuante di cui riempì le pareti della sua casa.

La Benagiano ha fatto anche riferimento alla Prefazione all’opera Ukiyo monogatari di Asai Ryoi, lo scrittore del Seicento che per primo diede un’accezione positiva agli ukiyo, dove è scritto: “Vivere momento per momento, volgersi interamente alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri… essere una zucca vuota che galleggia sulla corrente dell’acqua: questo io chiamo ukiyo”. Il critico ha precisato che furono gli ukiyo ispirazione per tante opere degli impressionisti, quasi anelito a staccarsi da quel mondo sempre più industrializzato e di affarismo crescente; che inoltre esse, rispetto agli inchiostri giapponesi, possiedono anche una vivacità maggiore proprio per i colori pastosi.

Ma ha puntualizzato che le opere di Daniela Galeone le riportavano alla mente Correspondences di Baudelaire: quei fiori su rami talora dalle continuità cromatiche o con stacchi, consistenti, nodosi e contorti simbolicamente le apparivano una possibilità nel problematico percorso dell’esistenza; e vi rilevava una bellezza diversa, non scaturita dallo straniamento dalla realtà per la semplice gioia degli occhi, ma carica talora di una problematica simbologia esistenziale, cui contribuivano i cromatismi, in opposizione oppure di continuità, di un’accensione che sembrava spegnersi nella degradazione e nelle mescolanze dei colori dalla indubbia particolarità. Lunghi applausi, prelibatezze e brindisi all’arte.

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