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Intertratti 1 di Duccio Castelli
Da Enza: la pizza a Bordighera
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— Un brodo? Un brodo!
—
In pizzeria?! Non è in menù.
Roberta, molto gentile, lo riferisce subito alla
titolare. – Si, anche se di dado... —, aggiungo io speranzoso.
Allora la signora
Enza, volonterosa e interventista, allargando le braccia dice va bene [Duccio
Castelli]. Poi arriva il brodo e lei mi spiega che al dado ha dovuto
aggiungere cipolla carota patata zucchina e anche un fondo, perché la carne non
si era disfatta nel brodo e il dado non l'ha fatto lei e quindi. insomma,
com'era? Ottimo! Ed abbondante, dico in verità (poi al conto, me lo sconta
perché – dice – è solo acqua calda).
La signora è Enza Lucido (anzi Provvidenza!) e la pizzeria è appunto "Da
Enza", a Bordighera sulla Via Aurelia. La migliore pizza al mondo, io lo dico e
io lo confermo, e al massimo potrei aggiungere – come per uno slogan di birra –
"probabilmente". Ma non la fa mica lei, la pizza! La signora, anzi, si è sempre
rifiutata perfino di avvicinarsi al forno, dice Gianni, il marito nonché
"Amministratore Unico" delle pizze, insomma il Re Pizzaiolo!
— Ma siete tutti e due napoletani?
—
No.
Lui è Gianni Chiaramonte, da Scoglitti (Ragusa) e da Palermo (Palermo) è lei.
Direi …. Siciliani.
Di entrambi emigrati i loro padri verso Ventimiglia negli anni '60, loro due si
intercettano subito, da buoni compaesani, si fidanzano, si sposano e via con le
pizze, da quarant'anni. Tra mezzo milione ed un milione di
pizze sfornate a tutt'oggi. Tutto è [Duccio Castelli] dettaglio, e il dettaglio
è tutto! Per esempio la farina, Gianni la compra da quarant'anni da un mulino
di Asti.
La mette in una stanza, al buio, su palafitte, in cassa d'acciaio, con sopra
un'asse di rovere, uno strato di cartone corrugato e tre coperte di lana. Chiedo
allora se alla sera gli mette anche il ciuccio, ma lui ride. Poi mi dà la
ricetta, che non capisco ne mai svelerei, dove appaiono sali, zuccheri,
frigoriferi, olii di più tipi, riposi, cotture, altri riposi, a ambiente o a
freddo, a caldo, imbottigliamenti sapienti, selezioni ispirate, assaggi
carismatici.
— Com'è la pizza a Napoli? — chiedo.
— Come colla, al giorno d'oggi.
— Ma in Sicilia la facevano bene la pizza?
— Non sempre — risponde serio ed
assorto Gianni, vestito di immacolato bianco come una vergine, anche le calze,
anche le scarpe.
— E tornate spesso in Sicilia?
— Circa ogni anno mi dice la signora, ma andiamo all'albergo.
— Immagino che i parenti siano troppo gentili e ospitali... — insinuo io che ho
avuto delle esperienze.
— Un'ossessione! — sentenzia Enza, — una ossessione!
Enza fa ottimi piatti "alla cucina". Poi va alla cassa e applica prezzi troppo
modici per quella pizza eccezionale.
Hanno due figli grandi (si, pizzaioli). Uno ha il ristorante pizzeria ad
Auron, nelle Alpi Marittime francesi e l'altro pizzeggia per il mondo, dove
capita.
— Ma voi cosa mangiate — gli chiedo
— Pizza! Ma solo a mezzogiorno. Alla sera spaghetti. Sempre.
Mi dico contento: W l'Italia!
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