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Premio Letterario Nazionale
“L’anfora di Calliope”
Primo Premio
“Florilegi femminili controvento”

Pioggia fredda, battente, un sipario di nebbia a Erice quel
pomeriggio del 12 marzo 2016: accoglienza della natura non felice per un evento
atteso da vari autori venuti da lontano, anche da Padova, preparato in tutti i
particolari da Giuseppe Vultaggio e dai suoi amici della cultura. Ma al
Teatro Gebel Hamed, pure gelido, le prime battute con la giuria, l’abbraccio affettuoso
della presidente Caterina Guttadauro La Brasca e i suoi complimenti per
Florilegi femminili controvento di Maria
Luisa Daniele Toffanin, lo scambio di saluti con amici ritrovati,
cominciano a rompere il ghiaccio infernale di quel pomeriggio. E la cerimonia,
animata da musica, canto, ballo, guidata con passione ed entusiasmo sempre da
Giuseppe Vultaggio, da
Giuseppe Guerrini, vicepresidente Iplac, e da altri
ospiti, ridà calore all’ambiente: il sole dell’arte vince il disagio
dell’inattesa giornata ad Erice. L’alternarsi dei premiati, la lettura delle
poesie, delle motivazioni redatte davvero con professionalità e convinzione, gli
interventi personali per spiegare l’intento del libro: il sogno, nel mio caso,
di sensibilizzare con la poesia la donna al ricupero di valori antichi per una
società nuova. E qui è interessante rileggere la motivazione per Florilegi
femminili controvento
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L'autrice, a destra, con
Giuseppe Voltaggio e un membro della
giuria. |
Una
Silloge di grande valenza poetica, perché si addentra nei più profondi labirinti
esistenziali. La Silloge si articola in sei sezioni, ognuna delle quali arriva
ad una intimità che diventa, inevitabilmente, meditazione sulla natura umana. La
centralità del tema è la donna, portatrice di verità e di vita. Felice l’idea di
affiancare le figure a fiori, a composizioni floreali, ai loro profumi, ai
colori che, sapientemente, l’Autrice usa per evocare incontri, sacrifici,
pudori, dignità. Così, Maria Luisa Daniele Toffanin ci fa scoprire, con i suoi versi, l’impegno
di una lettura sociale che diventa meditazione. Opera di grande raffinatezza
stilistica, che sposa il linguaggio “quotidiano” con due lingue madri: il Latino
e il Greco. I contrasti, i confronti, sapientemente descritti, si risolvono poi
in una dimensione esistenziale che appartiene ad ogni uomo, di ogni tempo. Due
versi alludono a tutto questo e sono la conclusione della poesia incipitaria:
“Il corpo è valigia ingombrante ma l’anima che leggera migra, è il viaggio
infinito”.
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Proiezione sulo schermo del premio
conseguito dal libro. |
E ancora con l’emozione del traguardo raggiunto, l'autrice prova
nuovo stupore al nome di Venerio Scarselli premiato alla memoria, con
motivazione redatta da Franco Camegiani, e ascolto con stupore la voce della
moglie che legge commossa alcune pagine del poemetto Mia diletta sposa,
preludio all’incontro durante la cena proprio con Gemma Scarselli che aprirà
corridoi di ricordi emersi da un intenso colloquio con lei.
Un bel premio condotto con vivacità e professionalità
sostenuto anche dall’amicizia degli abitanti di Erice, dalla premura di Antonio,
proprietario dello splendido albergo. Il tutto sigillato a cena dagli squisiti
cannoli siciliani e da questi incontri inaspettati che evocano memorie da
raccogliere e serbare in sé per trasmetterle come testimonianza di grandi
affetti, sentimenti che alle volte la poesia sa creare.
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