|
Fra le nuvole di EriceIntervista a Gemma Scarselli
|
|
|
Il Duomo di Erice. |
Premio Iplac per Florilegi femminili controvento. |
Ma al teatro Gebel Hamed, pure gelido, le prime battute con la giuria, l’abbraccio affettuoso della presidente Caterina Guttadauro La Brasca e i suoi complimenti per Florilegi femminili controvento, lo scambio di saluti con amici ritrovati, cominciano a rompere il ghiaccio infernale di quel pomeriggio. E la cerimonia, animata da musica, canto, ballo, guidata con passione ed entusiasmo sempre da Giuseppe Vultaggio, da Roberto Guerrini, vicepresidente IPLAC, e da altri ospiti, ridà calore all’ambiente: il sole dell’arte vince il disagio dell’inattesa giornata ad Erice. L’alternarsi dei premiati, la lettura delle poesie, delle motivazioni redatte davvero con professionalità e convinzione, gli interventi personali per spiegare l’intento del libro: il sogno, nel mio caso, di sensibilizzare con la poesia la donna al ricupero di valori antichi per una società nuova, riempiono l’atmosfera di umanità. E ancora con l’emozione per il premio ricevuto e la lettura della felice motivazione, il nome di Veniero Scarselli suscita un nuovo stupore. Subito ne rivedo il volto sulle pagine della rivista La Nuova tribuna letteraria, tra gli ultimi poeti che ci hanno lasciato e ascolto con maggior attenzione la motivazione di Franco Campegiani per La suprema macchina elettrostatica. Premio quindi alla memoria, che la moglie riceve sul palco immergendosi subito nella lettura di alcune pagine del poemetto Diletta sposa.
|
|
Gemma Scarselli dopo la lettura delle poesie di Veniero Scarselli. |
Premiazione di Maria Luisa Daniele Toffanin. |
Ma nel teatro dove si svolge la premiazione, guidata con sapiente partecipazione da Giuseppe Vultaggio, tutto avviene in modo rapido e sento solo in me un certo rammarico per non aver conosciuto, frequentato di più questo poeta. Non potevo immaginare ancora gli sviluppi successivi di questo momento. Ed è proprio nel calore nella cena di gala presso l’hotel Elimo di Erice che mi incontro in diretta con la signora Scarselli.
Maria Luisa
“Qual buon vento la porta al nostro tavolo?”
chiedo compiaciuta mentre si avvicina a noi
Gemma
“A dire il vero ho espresso a Giuseppe Vultaggio
il desiderio di sedere al suo tavolo, perché la conoscevo dalle pagine della
rivista La Nuova Tribuna Letteraria, in cui mio marito Veniero Scarselli
era ben presente. Ora sono contenta nel vedere che lei mi accoglie con un bel
sorriso e mi invita a sedere, insieme ai suoi familiari…”
Maria Luisa
“Quanti complimenti! Bastava che tu me lo
chiedessi direttamente, e io sarei stata felice, come lo sono, di averti con
noi. Ma ripetimi gentilmente il tuo nome perché di te, del tuo volto non mi
ricordo, ma di quello di Veniero sì, incontrato forse al premio Cinque Terre
di La Spezia. C’eri anche tu? Non sbaglio? Ricordo ora benissimo di aver chiesto
molto timidamente, perché tuo marito mi dava un po’ di soggezione, il regalo di
una copia di Diletta sposa, silloge pubblicata come primo premio in quel
concorso. L’ho letta con piacere e la serbo con cura.”
|
|
La Spezia, viale con le palme luogo del premio Cinque Terre e d'incontro con Veniero Scarselli. |
La Spezia, cerimonia di premiazione del Premio Cinque Terre a La Spezia, giugno 2000. |
Gemma
“Io sono Gemma e difendo subito mio marito:
veramente era solo timido e schivo, non certo superbo. Ero presente anch’io a
quel premio e penso che abbiamo perso un’occasione preziosa di amicizia”.
Maria Luisa
“Possiamo recuperare ora, perché no? In realtà
questi suoi poemi mi davano l’impressione che lui fosse una specie di Padreterno
e non mi accorgevo che io seguivo la sua stessa idea cioè che una poesia sola
non basta per dire tutto e quindi va ampliata in un discorso composito e
strutturato.”
Gemma
“Lui ha creduto fortemente nella poesia poematica,
ma forse non diffondeva abbastanza il suo pensiero perché, essendo schivo, non
partecipava sua sponte ai concorsi. Quando era in vita ero io quella che
lo sollecitava a parteciparvi, così alla sua morte, improvvisamente mi sono
trovata come disoccupata. E mentre riordinavo le sue carte e i bandi dei
concorsi che stavano arrivando e che mi rigiravo tra le mani, mi è venuta l’idea
che avrei potuto continuare la mia opera ed anzi, abbracciarla come una
missione, per non far cadere nell’oblio un poeta, considerato di valore da molti
critici e colleghi poeti. Infatti, chi più di una moglie, che ha assistito
giorno dopo giorno alla creazione poetica del marito, apprezzandone
l’originalità e la bellezza, può assolvere tale missione? Così sto mandando le
sue opere ai concorsi, nella speranza di un riconoscimento alla memoria.
A proposito, ha sentito che bella e dettagliata motivazione ha fatto il
professor Franco Campegiani”
Maria Luisa
“Veramente entusiasmante e molto coerente… Però
vorrei conoscere da te qualcosa di Veniero, della sua vita, delle sue abitudini,
dei luoghi più amati per avvicinarmi di più a lui. Ma perché non mi dai del tu,
che io te l’ho già dato all’inizio?”
Gemma
“Si, hai ragione, così è più facile parlarci e
dirti qualcosa di più. Veramente era solo riservato Veniero, non certo superbo.
Per lui la poesia non è stato un passatempo, o uno sfogo sentimentale. Tutta la
sua vita è stata intessuta di poesia, avendo cominciato molto presto. Ha
conservato tutti i suoi appunti su quei quaderni a copertina nera, te li
ricordi? dall’adolescenza fino alla maturità e io ora spesso riapro quelle
pagine giovanili, in cui già si rivela una grande capacità di analisi dell’animo
umano e di riflessione sui grandi temi esistenziali. E’ difficile raccontare
Veniero, ti dirò che era molto metodico. A colazione si programmava il pranzo e
non amava cambiamenti. Era un buongustaio, ottimo cuoco e perfezionista in tutte
le faccende, per cui io mi aspettavo sempre un “appuntino”. A tavola si
cominciava con grandi elogi, mmm, che buono! poi cominciavano le piccole
critiche: forse manca un po’ di sale; ma ce l’hai messo l’aglio? (era un
gran consumatore di aglio e aveva il suo piccolo mortaio in legno col pestello
per l’aglio e guai a chi lo lavava). Nel lavoro il suo perfezionismo era spinto
a tal punto che, quando aveva terminato un’opera
la stampava, la rilegava e poi cominciava da capo a correggere a mano, solo con
la stilografica e questo procedimento per 4, 5, 6 stesure! Il suo amico
Giancarlo Oligli raccomandava, scherzando, di non buttar via nulla, perché per i
critici futuri sarebbe stato ghiotto materiale di studio. Aveva molta fiducia
nella mia capacità “diplomatica”, che però qualche volta tacciava di “buonismo;
era molto comunicativo, mi leggeva tutte le sue opere, durante la stesura e
prima dell’edizione, accertandosi che tutti i pensieri fossero chiaramente
espressi. Anche tutta la posta “in arrivo e in uscita” si leggeva insieme e se
io nelle sue risposte giudicavo qualche frase troppo tranchant e gli
suggerivo di ammorbidirla, lui mi ascoltava riconoscente. Era molto
irascibile, ma bastava una coccola a farlo rabbonire, perché era molto
affettuoso, purtroppo l’ho capito tardi. Aveva un grande senso dell’umorismo, a
volte accompagnato da una pungente ironia, ma comunque abbiamo riso tanto
insieme. Penso che il riso unisca una coppia più della commozione o del pianto,
perché il riso è ad un livello intellettivo superiore. Abbiamo ascoltato tanta
musica insieme, ma amava solo J. S. Bach. Il mare era la sua passione ed era un
provetto, ma prudentissimo capitano. Molti suoi libri sono ispirati alle
navigazioni, solo in barca a vela; il titolo del primo è proprio Isole e vele
e l’ultimo Vera storia del vascello fantasma.
Maria Luisa
“È bello conoscere tutti questi aspetti di un
uomo che non avrei mai immaginato. È come svelare un po’ il mistero che c’è
intorno ad ognuno di noi.”
Gemma
“Ma ritorniamo al tuo discorso precedente sul
premio Cinque Terree sui premi organizzati da Guerrieri.
Memorabili erano le cerimonie di premiazione, precedute da tavole rotonde e
dibattiti, ai quali Veniero si preparava scrupolosamente, con lo scopo di
promuovere la poesia poematica, elogiandone le potenzialità. Quel genere di
premiazioni, allietate da gustosi pranzi conviviali, ha dato l’occasione ai
poeti di conoscersi e di conoscere la Liguria.”
|
|
Potenzana, chiesa amata da Sirio Guerrieri per le leggende ad essa legate e lo splendido panorama. |
Premiazione del Premio Micheloni da parte di un rappresentante della giuria Amico di Sirio Guerrieri, 2010. |
Maria Luisa
“Ma ascoltandoti ho la sensazione che si stia
aprendo la porta di un lungo corridoio con tante stanze abitate da ricordi di
persone diverse. E subito risento anche le voci eccitate dei partecipanti alle
discussioni sotto il tendone, non pergolato, là ma anche a Potenzana, ad Aulla.
Ovunque si discuteva dopo le dotte relazioni sugli autori del ‘900, sulla poesia
anche nella sua forma, nella sua struttura, tenute da Sirio o dalla Ninnj Di
Stefano Busà o da altri di quella splendida giuria di professionisti delle
Cinque Terre. E subito rivedo il ristorante albergo Alla Foce, a
conduzione famigliare, molto simpatico, luogo delle premiazioni, ma anche dove
io e mio marito andavamo a cena con Sirio e Luciana felici, entusiasti di stare
insieme. Sirio, devo dir la verità, mi voleva molto bene e amava i miei versi
perché ormai era al di sopra delle stupide rivalità che avvelenano la poesia,
manifestava sempre il suo animo puro di un fanciullo innamorato, come affermi,
della sua terra, della sua mitica casetta a cui andava spesso a lavorare per
tenerla sempre pronta, per essere abitata ancora, come nei tempi giovani,
nonostante Luciana lo sgridasse perché temeva si affaticasse. Ma lui era
soprattutto un grande poeta, un critico, colto raffinato custode degli odori
della flora della sua Liguria di cui conosceva, come un valido botanico, nomi e
caratteristiche. Una poesia quindi che nasceva dalla verità della natura, ma che
portava dentro tutto il suo vissuto umano e la memoria del passato. Quindi versi
ricchi di vita, di natura, del senso della casa, dell’esperienza di partigiano
sempre nel ruotare fantastico del creato. E la Parola raffinata in un verso
fluido.”
Gemma
“Anche Veniero aveva molta stima di Guerrieri,
come poeta e come persona, che si distingueva per lo slancio generoso, che nella
condivisione dell’amore per la poesia, gli faceva aprire anche la porta di casa
sua.
Maria Luisa
“Siamo proprio d’accordo io e Veniero. Però
ritornando al lato umano di Sirio, quello che non dimenticherò mai sono le sue
telefonate, ci siamo sentiti anche il giorno prima della sua morte quando mi ha
annunciato che era riuscito a completare un suo giudizio critico sulla mia
poesia da pubblicare sull’antologia della Helicon. E questo per me è stato come
una specie di testamento spirituale di un rapporto umano prezioso e affettuoso
che talora la poesia ti sa donare.”
Gemma
“È vero, sono nate tante belle amicizie grazie a
Guerrieri e ai suoi premi letterari, che diventavano eventi memorabili. Come ho
accennato, siamo stati anche suoi ospiti; ricordo la sua casa, tappezzata dai
libri dei premi in cui era in giuria. In effetti era in giuria in premi
prestigiosi, tra cui il Premio Casentino di Poppi, in occasione del quale
non ha mancato di farci visita a Pratovecchio.”
Maria Luisa
“Sì, eventi addirittura mitici. Si parlava delle
sue tavole rotonde in barcone nel mar Ligure di cui io non ho goduto se non nel
racconto di altri. Sai, ritornando al nostro bel rapporto, ricordo altre
telefonate in cui mi dettava le recensioni sulle mie sillogi con una capacità
critica di analisi e di sintesi insuperabili, aperta al confronto con poeti di
tutto l’orizzonte europeo del Novecento, rivelando questa sua vasta cultura. Mi
leggeva anche le sue poesie che odoravano sempre di vento salmastro, di erbe di
fiori pervase da una grande nostalgia per un tempo ormai passato. E poi, come in
una visione improvvisa, rivedo il suo arrivo indimenticabile al castello di
Riomaggiore con il trenino delle Cinque Terre insieme a molti amici, a Luciana,
per presentare con Graziella Corsinovi Iter Ligure.
|
|
Presentazione di Iter Ligure a Riomaggiore, Parco Cinque terre, di Graziella Corsinovi e Sirio Guerrieri, settembre 2008. |
Momento di lettura di una poesia. |
E allora colgo l’occasione per spiegare perché non ho dato a lui completamente questo compito: temevo che essendo stato da poco indisposto ed essendo anziano, fosse un’impresa nell’insieme faticosa. Forse ho sbagliato. Ma nel suo intervento ha ugualmente espresso tutte le sue doti critiche e l’approfondita conoscenza dei miei versi. Ma lui, che era sempre un gran signore, ha certamente capito tutto. Il suo stile di vita e il suo rapporto con gli altri riflettevano il suo mondo poetico: un’esistenza devota alla poesia, alla cultura di cui io amo trattenere anche questi piccoli frammenti del vissuto insieme come espressione della nostra amicizia.”
Gemma
“Sono d’accordo con te e anche Veniero aveva
questa opinione.”
Maria Luisa
“Non voglio annoiarti ma c’è un’altra pagina che
non posso tralasciare: il suo invito a La Spezia in inverno per la poesia
insieme ad altre scrittrici, con una presentazione completa e articolata. E poi
la cena a casa della Virginia Sommovigo e la relativa offerta di ospitalità per
la notte. Sirio temeva che, data la stagione, trovassimo il Passo della Cisa
ghiacciato. Per dire quanta amicizia, premura e quanti affetti in questi premi.”
Gemma
“Per i poeti poi era bello rivedersi alle
successive premiazioni, che erano una conferma del proprio valore poetico e
diventavano occasione di nuove amicizie. Per Veniero è stato molto importante
l’incontro con Rossano Onano, con il quale si instaurò una profonda amicizia.
Gli è stato vicino fino agli ultimi giorni.”
Maria Luisa
“Rossano Onano? È anche un mio caro amico. L’ho
incontrato al premio Arcidosso diverse volte e ha dimostrato grande interesse
per il libro Sebastiano Schiavon lo strapazzasiori, saggio storico di mio
marito. Ricordo sempre la sua disponibilità, la sua competenza raffinata alla
lettura dell’analisi critica di Mario Richter sulla mia poesia presentata sulle
pagine di Pomezia. E poi è anche di questi giorni il suo ironico e acuto
articolo su I luoghi di Sebastiano, romanzo a quattro mani, quelle di mio
marito e mie. È veramente una bella penna! E ripenso ai libri scritti da lui e
da Veniero. Preziose queste collaborazioni e rapporti umani che tengono sempre
desto il fuoco sincero della stima, degli interessi comuni, in questo mondo
letterario ora così diverso.”
|
|
Premio Aquilaia Salaiola, luogo d'incontro con Rossano Onano. |
Gemma
“Voglio raccontarti in che modo Rossano è stato
vicino a Veniero, scoraggiandolo dal ricorrere all’eutanasia e spronandolo ad
affrontare coscientemente la morte da par suo, come l’esperienza suprema, in cui
dare il meglio di sé. Gli suggerì di vedere il film Il Settimo Sigillo di
Bergman, in cui lui sarebbe l'eroico cavaliere che gioca a scacchi con la morte,
sostituendo la partita a scacchi con un certame poetico con l'angelo Gabriele.
Però non ci è dato sapere se esso sia avvenuto nell’intimo di Veniero, perché
via via che i sintomi della malattia si aggravavano non ha più parlato, né
mangiato, né accettato la nutrizione per sondino, ha cercato solo l’acqua.
Sembrava tutto concentrato in se stesso con la sua morte. Io ho seguito
alla lettera le sue raccomandazioni, ispirate dal Libro Tibetano dei morti
e fatte proprie in Diletta sposa, di non toccarlo, per non ostacolare il
suo trapasso con effusioni affettuose.
|
|
Testimonianza dell'amicizia poetica e critica di Rossano Onano e Veniero Scarselli. |
Testimonianza di Rossano Onano sulla sua amicizia con Veniero Scarseli. |
Maria Luisa
“Ti ringrazio per avermi resa partecipe di questo
momento così intimo, privato, sacro. E per avermi fatto conoscere di più l’animo
di tuo marito e di Onano. Che nobile questa sua presenza, confortante negli
ultimi giorni di Veniero, anche per te credo. Solamente nella vera amicizia puoi
trovare il viatico per percorrere il cammino terreno e il suo epilogo finale.
Anche un altro poeta, mio carissimo amico, ci ha lasciati pochi mesi fa.”
Gemma
“Chi è? Dimmi, forse lo conosco, ma non sono
aggiornata, perché negli ultimi tempi non ho seguito molto le riviste
letterarie.”
Maria Luisa
“Gianni Rescigno, un cantore, quasi epico, della
sua terra, del suo mare, della sua gente, della casa, degli affetti, della
memoria, della vita insomma, in versi intrisi di Cielo, in una parola, ti dico
la verità, sempre più rarefatta nel tempo.”
Gemma
“Anche per lui, non proprio amico intimo di
Veniero, nutrivamo molta stima. Io gli ho scritto anche due recensioni agli
ultimi libri. Era un poeta assai diverso per stile e contenuti da Veniero, ma
comunque molto profondo, di grande religiosità e con un grande attaccamento alla
sua terra.”*
|
|
Premiazione all'Aquilaia, 27 giugno 2009, altro luogo d'incontro con Gianni Rescigno e la moglie Lucia. |
Libro di Gianni Rescigno recensito da Maria Luisa Daniele Toffanin su La Nuova Tribuna Letteraria. |
Maria Luisa
“Gianni Rescigno e la moglie Lucia, come diceva
lui, la sua ombra di giorno, la sua stella di notte… quanto cari mi
erano! Sempre personaggi del Premio Arcidosso, ed altri, un premio incantato ai
piedi del monte Amiata, con cerimonia in un’antica chiesa sconsacrata e
rinfresco all’aperto. Poi tutti riuniti insieme in un albergo. Tra gli altri
ricordo anche Angelucci e della giuria Rescigno, don Roberto Bianchini, Roberta
Fabris, tutta gente che leggeva i testi inviati e scriveva in modo coerente con
fede nella poesia. E poi che belle giornate trascorse insieme organizzate
dall’associazione come la visita a Santa Fosca con le splendide opere di Luca
della Robbia e ad altri luoghi inediti di arte e di cultura. E poi i pranzi in
posti sempre diversi ma sempre in un clima di festa. Mi manca veramente quel
premio che non c’è più in cui mi ritrovavo con tanti cari amici. E ritorno a
Rescigno, alle dediche dei suoi libri che mi regalava, alle sue risposte sempre
ai miei, puntuali, acute e affettuose. E ricordo anche la mia recensione apparsa
ne La Nuova Tribuna Letteraria al suo Anime fuggenti. Sai, anche con
Lucia si era creato un bel rapporto dopo che mio marito ha offerto a lei e a
Gianni un passaggio in macchina da Arcidosso a L’Aquilaia, abitudine che si
ripeteva di anno in anno e che aveva creato tra noi una certa intimità. Con
Lucia ci siamo sentite anche recentemente, dopo la morte di Gianni, e lei mi ha
inviato l’ultimo suo libro.
Ma Veniero ha mai partecipato a questo premio?”*
|
|
Giuria del premio Viggiani a Pontinia e partecipanti al concorso. Tra essi si notano Stefano Valentini, Di Biasio, De Polzer, Gianni Rescigno e Maria Luisa Daniele Toffanin. |
A destra Gianni Rescigno e Maria Luisa Daniele Toffanin, Di Biasio a sinistra e Stefano Valentini. Testimonianza dell'affettuoso legame tra me e Gianni Rescigno. |
Gemma
“No, non ha mai partecipato e non ne ricordo il
motivo.”
Maria Luisa
“Non so, ma mi pare che allora ci fossero
rapporti più umani, autentici, con stima reciproca. Ora sento una certa
arroganza, una volontà di essere sopra gli altri e di sfruttare tutto e tutti
per raggiungere qualcosa. Noi abbiamo bisogno davvero di uomini come Guerrieri e
Rescigno che ci hanno lasciati. Bisogna ricordarli perché hanno fatto della
cultura e della poesia lo scopo della loro esistenza creando armonie, rapporti,
sentimenti profondi che non possiamo dimenticare. In un mio libro dico che la
memoria è linfa di vita per i giovani che leggeri vanno a sforare il
futuro. Che poi, i nostri due amici avevano molti elementi in comune: la
loro poesia odorava di alghe marine, era intrisa di memoria, di sogni, di
speranza, con una grande disponibilità per l’uomo, con un sentire quasi etico
l’impegno del vivere. La poesia come stile di vita, respiro della loro stessa
vita, in Sirio aperta, con la sua capacità organizzativa, al mondo intero.”
La cena era ormai giunta al termine ma noi avevamo respirato, in questa conversazione frammentaria, un’atmosfera poetica e umana, unica che rimarrà sempre viva nelle pagine dei loro libri e in noi.
° ° °
E l’amicizia con Gemma, nata fra le nuvole di Erice, si è rafforzata nel tempo, diramata in affettuose confidenze, percorsi poetici e culturali vissuti insieme, fino alla sua dolorosa Assenza nel marzo 2018.
![]() |
articolo |
![]() |
ultimi articoli |
|