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Storia di un libro

“Sottovoce a te Madre”

Parte II

In questo mio nomadismo tra i poeti, non vorrei dimenticare Sirio Guerrieri che forse dovrebbe avere il primo posto in questo racconto, perché dalla sua Liguria, dalla sua La Spezia, molto ha apprezzato la mia scrittura anche inedita ovvero prima di “Dell’azzurro ed altro”.

Mi ha premiato in moltissime occasioni scrivendo anche recensioni sulla mia opera in varie antologie. Mi ha perfino invitato a La Spezia, a incontri con altre poetesse e mi ha raggiunto col trenino al castello di Riomaggiore, insieme ad amici, dove Graziella Corsinovi presentava “Iter Ligure” anche con il suo prezioso intervento.

Da sx: Graziella Corsinovi, Sirio Guerrieri e la poetessa Maria Luisa Daniele Toffanin.

L’unico mio dispiacere è di non averlo voluto impegnare, con una lunga presentazione data la sua età, e di aver deciso per Graziella Corsinovi: una forma di rispetto e di affetto che nutrivo per lui. Spero sia stata compresa. Si era infatti così uniti che, quando andavamo per qualche premio a La Spezia, ci fermavamo alcuni giorni per stare insieme a lui e a Luciana. La nostra gioia era la cena alle Foci: pesce ai ferri, gelato, forse qualche volta anche spaghetti con frutti di mare. Quanti ricordi, quante belle persone hanno attraversato la mia poesia! Rammento la sua ultima recensione che, il giorno prima di morire, ha completato. Me lo ha annunciato per telefono con grande soddisfazione. Si potrebbe facilmente dire: altri tempi, altre persone che hanno a cuore il tuo bene. Ma io penso che ci sia qualcosa di più, penso che si creino veramente dei rapporti profondi e sinceri in una condivisione degli stessi ideali, che ti leghino in un sentire che supera l’amicizia stessa. E questa è stata per me la più bella scoperta nella poesia! Ecco che intorno a questo libro, “Sottovoce a te madre”, il mio accesso al mondo poetico grazie all’input quasi garante di Rebellato, allargato poi in poco tempo in varie conoscenze, in varie occasioni, situazioni, in nuove opere, sono passate, per dire, miriadi di personaggi. Ognuno ha dato il proprio contributo nel mio procedere per itinerari poetici anche diversi e più tardi anche prosastici, però per me nel cuore è rimasto la mia nicchia iniziale, la mia culla poetica di affetti, di emozioni, poi trasferite in altri libri e solo più tardi editata. Quindi “Sottovoce a te madre” ha un senso ben preciso.

Successivamente si sono infittite le mie pagine sui vari rapporti poetici e in particolare sono nate nuove amicizie grazie ai premi di Arcidosso, per la poesia inedita scritta alla nascita di Giulia, per “Iter Ligure”, “Fragmenta”.

 

Qui ho avuto modo di conoscere questa splendida giuria tra cui ricordo: don Roberto Bianchini, Roberta Fabris, Rossano Onano, Gianni Rescigno, altre bellissime figure con le quali rapporti umani rimangono vivi in scambi epistolari di riflessioni sulle reciproche opere, con grande piacere nel ritrovarci in altri premi insieme anche a Lucia, moglie di Gianni. Rossano poi si è interessato anche delle opere storiche cioè de “La grande storia in minute lettere”, “I luoghi di Sebastiano”, presentati addirittura come articoli nella Tribuna Letteraria.

     

Cioè da luogo a luogo, altre persone: un accumulo di esperienze umane nuove, di rapporti che tengono vivo l’animo e sollecitano la poesia e, anche se ora non ci sono più, il ricordo si perpetua con la loro famiglia perché chi lascia eredità d’affetti vive per sempre, foscolianamente parlando. Poi che dire della Sicilia, Erice, il premio Calliope dell’Iplac a “Florilegi femminili controvento”, la conoscenza con Gemma Scarselli, presto mutata in una storia d’amicizia breve, ma intensa, ricostruita insieme anche in un articolo: rapporti umani che sono proprio l’anima della vita e non si scordano più. Sempre indimenticabile Ruggeri che mi ha accolta in Sicilia con il mio premio per l’inedito “Tindari, Da un magico profondo” e mi ha sempre seguita poi nelle mie opere. Io l’ho in qualche modo favorito nel suo rapporto con Zanzotto in relazione al convegno di San Pellegrino. Ruggeri, prolifico ed esperto giornalista oltre che scrittore, ha preso un giorno un volo ed è arrivato fin qui a Padova, alla Dante Alighieri, per presentare il suo libro “Sicilitudine”. Altri bei momenti di vita vissuta insieme, creando un ponte culturale tra l’isola e il continente.

da sx: Maria Luisa Daniele Toffanin, Raffaella Bettiol, Giuseppe Ruggeri, Roberto Fassina e Stefano Valentini.

Ecco, potrei ricordare così in questa maniera tante altre persone come Anna Ventura, membro della giuria del premio Città di Vasto, che ben ha valorizzato il mio “Fragmenta” nel 2006 con il primo premio. Momento molto intenso emotivamente parlando, ma anche nascita dell’amicizia con questa poetessa, unica per la sua cultura, dolcezza e la sua umanità a cui sono stata per lungo tempo legata anche nel momento drammatico del terremoto de l’Aquila, suo luogo di residenza, fatto già raccontato nelle pagine di www.literary.it, legata anche attraverso interessanti lettere di reciproche critiche letterarie riscontrabile nei Rapporti Letterari in Literary, mai dimenticata neppure dopo la sua morte come cara presenza nel mio mondo poetico.

http://www.literary.it/occhio/dati/daniele_toffanin/2023/01-anna%20ventura/l'incontro%20con%20anna%20ventura%20a%20due%20anni%20dalla%20scomparsa.html

Non posso scordare altre figure femminili, conosciute in incontri letterari, nei palazzi fiorentini, grazie a Paola Lucarini presidente di Sguardo e Sogno, poetessa, critica, indimenticabile nostro sponsor del premio Pen: indicibili i giorni a Compiano! In particolare la figura dolcissima, così attenta e sensibile di Alberta Bigagli che ti rispondeva, se era in sintonia con te, con una poesia come si è verificato per “E ci sono angeli” (vedi www.literary.it).

E qui sostiamo ancora nella storia della vita che procede secondo i suoi sacri riti. La nascita di Giulia, nel 2006, è determinante per me per esprimere il canto della gioia, per l’infanzia donata. Ma inevitabile è il pensiero all’infanzia negata, emarginata, tradita quindi occasione per esprimere la mia tristezza per un problema, da me sempre avvertito, discusso anche con Zanzotto entusiasta dell’innocenza del creato e dell’infanzia (vedi Ligonas). In particolare con Antonio Daniele scrivo, parlo se possano convivere insieme, in uno stesso libro, il motivo della gioia e del dolore. Ma tutto è già narrazione in “E ci sono angeli” con la prefazione di Mario Richter e l’abate Padre Norberto Villa.

http://www.literary.it/occhio/dati/daniele_toffanin/2023/04-antonio%20daniele/ricordiamo_antonio__daniele_tra.html

http://www.literary.it/occhio/dati/daniele_toffanin/contro_i_nuovi_erodi.html

La presentazione di Praglia quindi è un momento di intensa partecipazione: c’eravamo tutti come non mai, Mario Richter, l’abate Norberto Villa, Luisa Scimemi, don Roberto Ravazzolo, … veramente un momento unico in cui la poesia diventa emozione collettiva, condivisione di valori, progetto insieme. E difatti questo libro non appartiene più a me, a noi, ma ai bambini che ne sono i protagonisti. E così la vendita diviene un modo per aiutare quelli più in difficoltà: è proprio una gara che ci unisce ancor più e che rivaluta il libro in continue presentazioni, pur avendo ricevuto un unico premio letterario. E così l’orizzonte poetico e umano si allarga sempre più ed anche a Treviso con la prestazione di Paolo Ruffilli e di Stefano Valentini acquista una sua dimensione altra come a Rovigo, a Vescovana, con Aurora Gardini in cui la poesia si fa musica, come anche a Vicenza con la indimenticabile Luciana Peretti e con Gianni Giolo. E allora questo andare fra i libri ci porta ad incontrare figure diverse, appassionate e impegnate nella cultura, figure indimenticabili, tessere sparse da raccogliere nel grande puzzle di questa storia poesia-vita. Ma aprirò il discorso in altra pagina.

E subito penso alla insostituibile Maria Rizzi, presidente del premio letterario Iplac, con l’assegnazione alla mia opera del Premio all’eccellenza, del Premio alla critica in cui uno sente di toccare le stelle. Unica è la presenza di questa poetessa, critica più tardi ritrovata, nell’epoca covid, attraverso le sue recensioni di alcune mie prose particolari, dette delle camicie, nate dall’inventiva del momento, inserite da Pardini nel suo blog “Alla volta di Leucade”, ora fissate in un libro “Diario Pandemico al vento dei fiori” con miei rifermenti alla cara Maria e a Nazario. Quanta vita! E poi ovviamente la poesia si fonde e si propaga ovunque e diviene motivo di incontro nel Cenacolo di Praglia: e qui potremmo fare un mazzo fiorito di persone che un po’ alla volta si sono lasciate catturare dalla poesia, dai versi, intorno alla figura spirituale di padre Norberto e hanno vissuto anche grandi momenti letterari offerti a noi cena colini negli incontri con Mario Richter e Antonio Daniele, soste di arricchimento culturale e umano. Così la poesia diviene strumento per nuove conoscenze, amicizie.

Ci sono figure però, da sempre presenti nella tua vita in presentazioni e prefazioni, che ormai fanno parte di te stessa, come Luisa Scimemi che appartiene al mio immaginario bambino, per le mie frequentazioni di casa Scimemi, e Stefano Valentini che da sempre conosco, presente come editore, presentatore e come amico un po’ creativo nella puntualità.

Il libro “Sottovoce a te madre”, che ha dato il via a queste nostre considerazioni, in realtà ha una sua storia intima, chiusa in un cassetto, in qualche modo lievitata in altre immagini, considerazioni che hanno approfondito e arricchito il colloquio iniziale con mia madre, storia che si conclude con la pubblicazione, come già annunciato, grazie alla sollecitazione degli amici Stefano Sodi e Nazario Pardini. Alla premiazione del loro concorso, Il Portone, dati i premi da me conseguiti precedentemente con possibilità di pubblicazione gratuita di sillogi nuove, mi hanno spinto a editare questa breve silloge ed altre. E così, grazie al loro intervento, nel 2015 “Sottovoce a te madre”, “Pensieri casentini ed oltre a primavera”, “Magia di attese” hanno cominciato ad avere una loro dimensione in varie presentazioni, in recensioni, concorsi...

       

 Ma intantoa intanto, come ho già detto, altri libri hanno iniziato a camminare nel tempo con il contributo di tante altre belle persone amiche: tra queste non posso dimenticare Pietro Randi, il grande librario di Padova, proprietario della libreria Draghi, appartenente alla famiglia, secondo me osservatorio culturale della città a cui anche ho dedicato una breve plaquette, “Una Padova altra. La libreria Draghi: osservatorio di cultura”, con introduzione di Giovanni Lugaresi in cui si ritrova veramente una Padova di altri tempi, con altro stile di vita e valori. Ma voglio ricordare di Pietro Randi la sua gentilezza del cuore, la sua raffinatezza. Lui certamente amava la mia poesia e nel negozio teneva i miei libri facilmente accessibili allora in modo anche da promuoverli. Ma il giorno che, andando a ritroso, ho presentato per la prima volta “Dell’azzurro ed altro" con Mario Richter, Luciano Nanni e Federico Pinaffo lettore, proprio nel centro di Padova, con grande afflusso di persone: una cosa mitica! In quel giorno lui ha avuto la premura di evidenziare il libro esponendolo in quelle vetrinette magiche con delle rose rosse: vetrinette all’esterno del negozio, inserite nei pilastri lungo la via. E questo ti riporta atmosfere veramente, come già espresso, di un’epoca di grandi ideali, di amore per la poesia, amore per l’altro, attenzione, premura, ancora quasi eredità, proprio del periodo della rinascita post bellica, che ancora viveva in alcune categorie privilegiate di persone. E Pietro Randi era una di queste: non era un venditore di libri, era il librario per eccellenza. E così lo ricorderò sempre, ora che non c’è più, e la mia plaquette rimane come testimonianza della valenza di questa libreria negli anni in cui frequentavo le scuole superiori, l’università negli anni ’60 del secolo scorso.

“Ora che le serrande sono abbassate per sempre anche in Via Santa Lucia, la Libreria Draghi appartiene alla memoria della nostra città, fissata in un contesto socio-culturale altro, e di questa Pietro Randi rimane sacro custode. Così rinnoviamo la nostra gratitudine per l’intervista allora concessa, palpitante di avvenimenti e persone, serbando vivo ricordo dell’atmosfera rara per affabilità ed eleganza, respirata sempre in quel suo spazio-osservatorio di umanità e cultura; e rivedendo come ora le vetrinette, sotto i portici di Via Cavour, allestite e fiorite dalle mani dello stesso Cavaliere con il libro appena edito da un’autrice patavina, magari anche il mio. Un modo per onorare l’evento, esprimere partecipazione, un segno della sua sensibilità resa in queste cromatiche composizioni di un vivere insieme Padova, altro. Grazie.

Padova, 2012” da “Una Padova altra. La libreria Draghi: osservatorio di cultura” di Maria Luisa Daniele Toffanin

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