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Lo scrittore Mauro Marzi
a Villa Caruso Belloguardo

L'autore Mauro Marzi.

La presentatrice Roberta Degl'Innocenti.

Domenica 24 ottobre 2010, nella splendida Villa Caruso Bellosguardo a Lastra a Signa (Firenze), si è svolta la presentazione del libro Tutti gli uomini bevono vino (storia del ragazzo che non beveva vino), Giraldi Editore, 2010, dello scrittore toscano Mauro Marzi. Presentatrice la scrittrice fiorentina Roberta Degl’Innocenti, autrice anche della prefazione. La serata, molto articolata, prevedeva anche uno spettacolo allestito dalla compagnia teatrale Malmantile in scena.

Infatti alcuni attori della Compagnia (Beatrice Borgioli, Manuela Ciampolini, Niccolò Serboli, Stefania Peruzzi, Francesco Tucci) hanno interpretato quattro personaggi del libro, rispettivamente Luciana, Licia, Andrea, Renata ed infine Andrea bambino). Riduzione teatrale e regia di Patrizia Tucci e Stefano Serboli.

Roberta Degl'Innocenti nel corso del suo intervento.

Marco Capaccioli, assessore alla Cultura del Comune di Lastra a Signa.

Alla serata era presente anche l’Assessore alla Cultura del Comune di Lastra a Signa Marco Capaccioli, intervenendo sull’autore e sul libro.

L’evento è iniziato con una canzone (infatti Manuela Ciampolini era nella duplice veste di attrice e cantante).

Roberta Degl’Innocenti ha parlato in termini generali dello svolgimento della serata e ringraziato il pubblico presente (oltre 150 persone), dopodiché ha letto una biografia informale di Mauro, nella quale si parlava dell’uomo e dello scrittore. Molto interessante ed umano l’intervento dello scrittore che ha ringraziato tutti, esprimendo anche alcune considerazioni sulla propria scrittura.

Roberta Degl’Innocenti, prima di lasciare lo spazio agli attori, ha fatto il suo intervento di presentazione del libro, precisando anche che si tratta di una seconda edizione del libro, scelto dall’editore Giraldi, e che l’autore ha operato dei cambiamenti nella forma, snellito il linguaggio e adesso lo ripropone al pubblico. …(…)… Per quanto mi riguarda sono, come in origine, la persona che ha scritto la prefazione, e quindi, a quello che ho già scritto e che troverete all’interno del libro, aggiungo un pensiero …(…)…

La Degl’Innocenti ha poi proseguito esprimendosi sul libro:

…(…)… Tutti gli uomini bevono vino è la storia di tante piccole, grandi esistenze, un sussurro di voci. Sono frammenti di vita che ci prendono per mano con le canzoni d'epoca, le pulsazioni, la speranza di persone proiettate verso "una storia nuova da scrivere e raccontare", quest'ultima frase l'ho scritta anche nella prefazione. Mauro, con questo libro, ci spiega la trasformazione della civiltà contadina dove la vita è scandita dai gesti e regolata dal ritmo delle stagioni, dove il lavoro nei campi è la realtà quotidiana e il raccolto è importante per vivere decorosamente. Una civiltà contadina dal sapore antico, che occhieggia fra le pagine, con le mura scalcinate, le finestre chiuse dagli stoini di paglia e quel pavimento a mattoni rossi che le donne di un tempo tenevano sempre lucido con il cinabrese, uno squarcio di memoria del quale anch'io ho un ricordo preciso, un'immagine scolpita: la casa delle Tate, il pavimento con i mattoni rossi …(…)… e poi, sfogliando il libro, le sedie nel cortile, una vicina all'altra: rappresentavano il momento di incontro per le conversazioni di tutto il vicinato, un momento di aggregazione e di scambio. Anche il cibo stesso era qualcosa di condivisibile, ognuno offriva quel poco che aveva con amore: un piatto di minestra, un uovo, la verdura coltivata nei campi. L'offerta generosa che voleva dire la solidarietà di essere poveri ma uniti.

Tutte queste anime, delle quali Mauro traccia l'esistenza, hanno una grande dignità; la povertà è sempre dignitosa, anche quando cattura la speranza febbrile del mondo nuovo al quale affacciarsi e il lavoro nei campi lascia il posto al lavoro nella fabbrica, afferrando le prime conquiste con vigore e dedizione: conquiste semplici, ma essenziali per quel momento, conquiste come il frigorifero o la televisione …(…)… la Degl’Innocenti ha poi ricordato la figura del venditore di ghiaccio, ed altre cose, come i fotoromanzi che l’autore ricorda nel libro: Sogno e Grand Hotel ed anche la canzone Tua, cantata da Jula De Palma, censurata perché troppo sensuale. Di tutto questo fermento insomma, proseguendo successivamente …(…)… La guerra si lasciava alle spalle l'orrore della morte, la paura: si allontanava il fascismo, l'occupazione tedesca, c'era quindi una maggiore volontà di vivere, di ricostruire, di proiettarsi verso una realtà ancora non bene definita ma con le prerogative di poter cambiare il mondo.

In tutto questo è determinante la condizione della donna, come ho puntualizzato nella mia prefazione, Mauro parla spesso della donna, anche se il protagonista principale del libro è un uomo, anzi un bambino che diventa uomo pagina dopo pagina, con tutti i conflitti di una sensibilità che lo porta a scelte non convenzionali, ovviamente secondo le regole e le convinzioni di quel momento storico.

Ho parlato di momento storico, e uso spesso questa parola, perché ritengo che "Tutti gli uomini bevono vino" sia anche un romanzo storico, o comunque di costume, oltre che di sentimento, per la minuziosa ambientazione della società nell'immediato dopoguerra, per quegli anni 50 che premevano e facevano apparire tutto così importante, in un'opera di rifacimento e di impeto verso un futuro che si rivelava pieno di promesse e di novità preziose. Un romanzo polifonico che si compone di voci, ricordi, testimonianze.

Il lavoro nei campi e quella società contadina che Mauro descrive così bene, nella sua semplicità e purezza, si allontanava a grandi passi, perché la fabbrica incombeva, quasi prepotente, quasi a definire un ruolo dentro alla società che avrebbe portato frutti da raccogliere e da gustare.

In tutto questo coro di anime che lavorano, pensano, pregano, amano, c'è la figura di Andrea: Andrea bambino che cresce e crescendo si pone delle domande, arriva alle risposte senza mediazioni, pensa e decide con la propria testa, seguendo gli impulsi, le convinzioni che il riflettere ha dettato al suo cuore. Il vino era la prerogativa essenziale per l'essere stimato uomo, oltre alla bestemmia, ad una certa gestualità, alla pratica della caccia, considerata uno sport virile; però ad Andrea non piace andare a caccia, non può uccidere gli animali, maneggiare un fucile e soprattutto ad Andrea non piace bere vino, quando il padre lo incita a berlo succede un disastro. Andrea ha una maggiore sensibilità degli altri e si guarda intorno: la sua curiosità è stimolata dagli eventi, dalle situazioni, dalle persone, da tutto ciò che lo circonda, compresa la natura. Eppure ci prova, prova a bere vino, il vino non gli piace, capisce che non può farlo, allora comprende che quel liquido rosso che brilla nel bicchiere non potrà diventare il simbolo del suo essere maschio, contrapposto alla femmina che non può berlo, e se lo beve deve farlo di nascosto come Renata, come Luciana o le altre donne fuori o dentro il libro.

Determinanti sono le figure femminili in questo romanzo, alcune state scelte dal gruppo Malmantile in scena per la riduzione teatrale: Licia, Renata, Luciana, le conosceremo attraverso le parole degli attori.

C'è un universo femminile nelle pagine scritte da Mauro: la donna vista nel suo ruolo primario di madre, compagna discreta vicina a un marito che, spesso, non condivide i suoi pensieri, anche perché molti dei suoi pensieri rimangono segreti. Donna lavoratrice instancabile, in casa e in fabbrica, inspiegabilmente onnipresente e mai stanca, nonostante il lavoro in fabbrica, simbolo economico ma anche di libertà, gravi un peso maggiore su di lei, già oberata da quello della famiglia. Sono tutte anime autentiche quelle di Mauro. Ricordiamo, in particolare, la figura della madre di Andrea, questa donna che lavorava dall'alba fino al tramonto dietro ad una macchina da cucire, per preparare le tomaie da consegnare ai calzaturifici del paese, perché il lavoro a domicilio era l'alternativa alla fabbrica, anzi la integrava ed era quasi sempre un lavoro faticoso e mal pagato.

Questa donna che rappresenta un poco la maggior parte delle donne di allora, silenziosa e sottomessa, ci rende partecipi delle sue riflessioni; interessanti sono, per esempio, quelle sui colori, che troveremo all’interno del libro. Ai colori è stato dato il significato che l'uomo (o la donna) ha inteso dargli, accomunandoli, quindi, a momenti di felicità o dolore, quali il nero del lutto che costringeva le donne a mortificare il proprio aspetto fisico per anni, oppure il rosso per l'amore e cosi via. Emblematico è però il rosa per le femmine e il celeste per i maschi.

La madre di Andrea pone a se stessa la domanda:

- Tu Andrea, figlio mio, che colore sceglieresti?

Io qui mi fermo, adesso è arrivato il momento degli attori.. Potrei dire e scrivere tantissimo ancora su questo libro ma lasciamo che a farlo siano le voci dei protagonisti, lasciamo che "I ragazzi di dopo la guerra", frase cara a Mauro e che troveremo tante volte nel libro, ci parlino dei loro sogni e delle loro speranze, e allora io vi dico ascoltiamoli

Dopo l’intervento della Degl’Innocenti, molto apprezzato dal pubblico, è iniziata la performance teatrale del gruppo Malmantile in scena che si è esibito con competenza e passione.

Ancora due canzoni, eseguite da Manuela Ciampolini, prima della conclusione, alla quale è stato offerto dall’autore un ricco buffet.

da sx: le attrici: Manuela Ciampolini, Beatrice Borgioli e Stefania Peruzzi.

L'attore Niccolò Serboli
del Gruppo teatrale "Malmantile".

Un pomeriggio di grande successo e coinvolgimento emotivo da parte dei presenti.

Notizie dell’evento sono apparse sul quotidiano La Nazione.


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