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27 gennaio 2019
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Il piazzale antistante al Tempio Nazionale
dell’Internato Ignoto nel quartiere padovano di Terranegra. |
La cerimonia istituzionale si è aperta dal viale che porta al Tempio con l’entrata nell’area del piazzale, ove erano già schierate le Autorità militari e quelle civili, della Fanfara dei Bersaglieri in congedo, sezione “Achille Formis” di Padova e del picchetto in armi del 32° Reggimento Trasmissioni.
Sono poi entrati nell’area della Cerimonia, e sono stati tributati loro gli Onori militari, i Labari delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, i Gonfaloni del Comune di Padova, della Provincia di Padova, dei Comuni di Montegrotto Terme, Ponte San Nicolò e Selvazzano Dentro.
Infine sono stati tributati gli Onori militari al Gonfalone dell’Università di Padova, decorato di Medaglia d’Oro al valor militare.
È seguito l’Alzabandiera; il successivo abbassamento a mezz’asta ha accompagnato l’Onore ai Caduti con la deposizione, da parte dei Sindaci, di una Corona d’Alloro nel Sacrario.
Gli interventi del Sindaco Sergio Giordani, del Presidente della Comunità Ebraica di Padova, Gianni Parenzo, del Comandante delle Forze Operative Nord, Generale di Corpo d’Armata Amedeo Sperotto e del Rettore del Tempio dell’Internato Ignoto don Alberto Celeghin, alla presenza del Presidente dell’A.N.E.I. (Associazione Nazionale ex Internati) Generale Maurizio Lenzi, del Segretario Giuseppe Panizzolo e dei membri del Consiglio, Gianluca Balabio, Paolo Catanzaro, Gastone Gal, Francesco Marcato, Cirillo Menzato, Lucia Rampazzo e Armando Trentin, hanno dato voce al ricordo delle vittime dell'Olocausto, delle leggi razziali, di coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati ebrei e di tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista.
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Parte del pubblico affluito nella Sala Paride Piasenti del Tempio dell’Internato Ignoto. |
Qui di seguito viene riportato il senso di alcuni passaggi particolarmente sentiti, illuminanti e significativi dell’allocuzione del Generale Amedeo Sperotto, il quale, dopo aver avallato quanto pronunciato da chi lo aveva preceduto, ha vivamente ringraziato l’A.N.E.I., che si adopera per custodire la memoria di una pagina di Storia che deve essere conosciuta e tramandata e soprattutto spiegata alle nuove generazioni, per scongiurare il pericolo che possano essere ripercorse quelle stesse strade di dolore e di vergogna dell’oscuro periodo storico di riferimento.
Il Generale Sperotto ha ribadito più volte l’importanza per i giovani di conoscere la Storia, i fatti accaduti, perché questo significa non solo e non tanto avere una cultura, ma soprattutto essere pronti ad esprimere il proprio spirito critico. I giovani sono orgogliosi di sapere, ha continuato, ed ha ricordato che avendo essi chiesto a gran voce: “Insegnateci ad essere felici”, l’unica risposta possibile da dare loro è l’obbligo nostro, come società e come adulti di camminare loro vicini, per accompagnarli nel percorso di crescita, affinché diventino consapevoli del proprio destino, siano aperti sul presente, e sappiano creare le basi per il futuro. Gli adulti devono accompagnare i giovani nel loro percorso di conoscenza, anche delle vicende delle deportazioni e di quanti, dopo l’8 settembre 1943, si rifiutarono di servire una causa in cui non si riconoscevano.
Come fu possibile, ci si chiede ancora, che nel cuore dell’Europa cristiana, dai valori secolari, si fosse insediato un male così assoluto, e fossero cancellati conquiste e valori ben radicati. Non si conoscono risposte esaurienti a interrogativi così inquietanti. L’indifferenza certamente ne fu una concausa, come riconosciuto dai principali conoscitori della Storia e ripetuto dai rari testimoni ancora viventi. Purtroppo questa volontà di non farsi coinvolgere, di non scegliere o di scegliere di non impegnarsi, che ha contraddistinto tanti di quell’epoca storica, la troviamo anche ai nostri giorni ed è questo il male. Libertà, giustizia, pace e democrazia non sono valori scontati, ha concluso il Generale Sperotto, ma sono cose che si conquistano ogni giorno e si devono mantenere. L’impegno deve essere quello di contrastare tutti insieme ogni azione di deriva e di tentazione dell’oblio. Proprio testimonianze come quelle messe in atto con le Cerimonie del Giorno della Memoria richiamano l’importanza dei valori etici e soprattutto esortano a non essere indifferenti, invitando a meditare su quanto è stato.
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Il momento della consegna della Medaglia d’Onore alla memoria del Capitano Attilio Milazzi (Mlatsch). Da sinistra il Prefetto di Padova Renato Franceschelli, Lucia Gaddo Zanovello e il Sindaco di Cervarese Santa Croce Massimo Campagnolo. |
A compimento e realizzazione della commovente Cerimonia, alle 10, nella Sala Paride Piasenti del Museo Nazionale dell’Internamento il Prefetto di Padova Renato Franceschelli, insieme ai Sindaci dei Comuni di Bovolenta, Campodarsego, Cervarese Santa Croce, Maserà, Monselice, Montegrotto, Ponte S. Nicolò, Selvazzano Dentro e di Teolo, ha consegnato le Medaglie d’Onore concesse dal Presidente della Repubblica ai familiari di Militari e Civili deportati e internati nei lager nazisti, a titolo di risarcimento morale e con l’impegno di tramandare la testimonianza della loro vicenda.
Fra le 17 Medaglie d’Onore consegnate ai familiari in questa Giornata, anche quella in memoria del Capitano Attilio Milazzi (Mlatsch), morto ad Hammerstein l’11 novembre 1944, accolta nelle mani della nipote Lucia Gaddo Zanovello.
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La medaglia assegnata al Capitano Attilio Milazzi (Mlatsch) in questa occasione. |
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