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Firenze, fra Terzo e Quarto Paesaggio

È stato avviato questa estate a Firenze un importante progetto “Quarto Paesaggio. L’esperienza urbana della bellezza”, intorno al quale ci siamo documentati, abbiamo richiamato esperienze letterarie di valore recenti con qualche somiglianza. Allo stesso tempo ci è sembrato utile richiamare il movimento del Terzo Paesaggio per porre in evidenza alcune consonanze.

Palazzina Indiano

“Quarto Paesaggio. L'esperienza urbana della bellezza” è un progetto di Fondazione CR Firenze, con la direzione artistica di Virgilio Sieni / Centro nazionale di produzione, in collaborazione con Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Fondazione Scuola di Musica di Fiesole, Tempo Reale-Centro di Ricerca Produzione e Didattica Musicale.

Lezione di gestualità presso la Palazzina dell'Indiano.

Lettori del Palagio di Parte Guelfa presso la Palazzina dell'Indiano.

L'attore Monni e il bibliotecario Andrea Stoppioni in pausa durante una Pedalata.

L’arte diventa il mezzo attraverso il quale ridisegnare la vita dei quartieri, ridare una storia ai parchi, o alle palazzine abbandonate, svelare passaggi e sentieri dimenticati, coinvolgendo gli abitanti.

Eliminando i confini tra zone diverse della città e tra persone, trasformando la periferia nel centro delle attività, coinvolgendo tutti, da 0 a 99 anni, Quarto Paesaggio elimina quella (quarta) parete e quel muro che ci impedisce di essere cittadini in maniera piena e vera.

Ma cosa è Quarto Paesaggio? È luoghi vissuti in maniera differente o rigenerati. È passeggiate, ovvero una rete di collegamenti tra questi luoghi. Ma è anche un programma di attività e di proposte per un pubblico di tutte le età. Dalle azioni performative agli eventi musicali, dalle residenze artistiche ai centri estivi, dall’apertura di una caffetteria alla creazione di un Piccolo museo del gesto per bambini.

Sullo sfondo il monumento all'Indiano e il libro Nonluoghi.

La Pedalata giunta a Marradi il paese di Dino Campana.

La Pedalata nei pressi delle Cascine.

Il momento della lettura in comune.

Fanno parte di Quarto Paesaggio: PIA/Palazzina Indiano Arte, il Festival Nuovi Cantieri Culturali Isolotto, Cenacoli Fiorentini-Grande adagio popolare, Le Piagge/Abitare la democrazia. Abbiamo rivolto la nostra attenzione, fra queste iniziative, sulla Palazzina dell’Indiano situata al limite estremo del Parco delle Cascine, alla confluenza dell’Arno e del Mugnone, luogo dedicato ad un nobile indiano che ventenne morì, nel 1870, a Firenze e secondo il rito braminico fu cremato alla confluenza di due fiumi.

Nell’ambito del progetto Quarto Paesaggio, la Palazzina è – come si rileva dalla documentazione fornita alla stampa – un luogo di sosta, un laboratorio permanente, una residenza per artisti, uno spazio creativo pronto ad accogliere ogni persona che voglia farne parte, per intessere nuovi e inaspettati legami fra danzatori, artisti, cittadini, ricercatori, studenti, amatori e pubblico. È il punto d’incontro attorno al quale sviluppare l’indagine sul rapporto tra natura, territorio e gesto, per ridefinirlo e creare nuove visioni e una rinnovata prospettiva comune.

Riprendendo il significato da a Quarto Paesaggio di “luoghi vissuti in maniera differente”, rigenerati dalla passione per l’arte, per la letteratura, ci sembra naturale richiamare le esperienze “anticipatrici”, svolte dalla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa, nel centro fiorentino, con il progetto delle “pedalate letterarie”, scorribande in bicicletta del gruppo di lettori organizzati dal mitico bibliotecario Andrea Stoppioni. Le immagini riportate sono di dieci anni orsono, di spedizioni all’Indiano nel Parco delle Cascine, al Cimitero degli Inglesi, a Marradi, il paese di Dino Campana.

Esperienze di Terzo Paesaggio: erba spontanea tra le pietre.

L’idea di Quarto Paesaggio presenta un’affinità con la nozione di Terzo Paesaggio, che ci sembra interessante richiamare facendo riferimento al “Manifesto del Terzo paesaggio” di Gilles Clément (edizione Quodlibet, Macerata 2014). Con l’espressione “Terzo Paesaggio” Clément indica: “i luoghi abbandonati dall’uomo: i parchi e le riserve naturali, le grandi aree disabitate del pianeta, ma anche spazi più piccoli e diffusi, quasi invisibili: le aree industriali dismesse dove crescono rovi e sterpaglie; le erbacce al centro di un’aiuola spartitraffico … Sono spazi diversi, accomunati solo dall’assenza di ogni attività umana ma che presi insieme sono fondamentali per la conservazione della diversità biologica”.

Sono spazi vitali il cui valore si va scoprendo in questo periodo, come accade per i luoghi del Quarto Paesaggio.

Ci sembra che la poesia – dalla raccolta di Roberto Mosi, “Navicello Etrusco” (ed. Il Foglio 2018), – esprima il senso di questa vitalità.

Cigli erbosi (Terzo Paesaggio)

Al margine della città
i cigli erbosi della strada
i bordi dei campi dove nasce
un’erba strana, senza nome
l’aiuola dismessa, indecisa
sulla sua natura,
indefinita sul suo destino.
Zone libere
zone che sfuggono al nostro controllo,
meritano rispetto per la loro verginità
per la loro disposizione naturale all’indecisione.
La diversità
trova rifugio su il ciglio della strada
l’orlo dei campi, un acquitrinio
o un piccolo orto non più coltivato
un piazzale invaso da erbacce
o il margine di un’area industriale
laddove non ci sia l’intervento dell’uomo.
Residui dove nascono cose nuove,
idee nuove, forze nuove. No.
Potrebbero nascere
ma non è detto che nascano.

Autunno in Fontesanta

Transumare di greggi
sulla via delle Maremme,
di genti etrusche, romane.
Nel canto dell’autunno
colori, suoni, memorie.

Macchie di rosa canina
sul sentiero di crinale,
ai lati i luminosi castagni,
macchie marroni, lucide
di folgoranti toni rossi.

Passi scricchiolano
sul tappeto di foglie,
frusciano ruote veloci
di biciclette. Sorprende
il galoppo dei cavalli.

Dal bosco traspare
in basso, la Cupola.
La città distesa nei raggi
del sole, signora elegante,
emerge dalla tela dei rami.

Transumare di ricordi
sul sentiero, la costruzione
del Rifugio in tempi aspri,
riparo di giovani nei giorni
della liberazione di Firenze.

Transumanare. Il sapore
in bocca della rosa canina,
la musica perenne della Fonte,
essere felici nel respiro
scricchiolante della natura.

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