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“Orfeo chi? Metamorfosi di un mito”
“Una mostra per conoscere le otto facce del mitico Orfeo”
Si è inaugurata sabato 2 marzo 2019 presso la Società delle Belle Arti – Circolo degli
Artisti “Casa di Dante”, la mostra “Orfeo chi? Metamorfosi di un mito”
organizzata dal gruppo di soci riuniti nella Officina del Mito. La ricerca
promossa dal gruppo è iniziata tre anni orsono intorno al tema del mito,
sviluppata su vari percorsi da quello delle forme espressive, alla
trasformazione dei linguaggi, alla storia delle culture. Le scansioni sono state
le mostre “I confini del mito” (2016) e “Labirinto fra caos e cosmos”
(2018).
Quanto mai intrigante il mito di Orfeo scelto per la mostra, un mito al centro
di tante pagine della cultura occidentale. Sono dieci gli artisti presenti
all’esposizione fiorentina, impegnati in vari settori, pittura, scultura,
fotografia, poesia, musica: Guido del Fungo,
Enrico Guerrini, Roberto Mosi,
Margherita Oggiana,
Andrea Ortuño, Angiolo Pergolini,
Silvia Ranzi, Andrea Simoncini,
Umberto Zanarelli, Paraskevi Zerva.
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Andrea Ortuño |
Margherita Oggiana |
L’argomento più evidente della mostra è la storia d’amore e di morte di Orfeo e
Euridice, storia di fedeltà e di “follia amorosa” che si condensa e si polarizza
tutta su di un verbo dalla straordinaria forza evocatrice: respicere. “E’
infatti proprio in quel voltarsi indietro che si interrogano nella mostra gli
artisti dell’Officina del Mito”, così ha sostenuto la critica d’arte
Virgina
Bazzechi che, dopo il saluto del presidente Franco Margari, ha presentato con
grande efficacia la mostra.
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Andrea Simoncini |
Margherita Oggiana |
Questa è l’interpretazione più affascinante e conosciuta del mito ma è
fondamentale porre l’attenzione sulla originalità della mostra che esalta la
poliedricità del mito di Orfeo, un personaggio dai molteplici volti,
modernamente complesso, poliedrico appunto, “intreccio compatto di otto mitemi”
(si veda James Hillman Il complesso di Orfeo) che nel loro insieme
comprendono i principali tratti di questa figura, che compaiono e scompaiono nel
mondo della cultura di oggi (e delle scienze psicanalitiche): Orfeo abitante
della Tracia, cantore sulla nave degli Argonauti, incantatore degli elementi
della natura e degli animali, sacerdote, poeta, con Euridice nell’oltretomba,
misogino, dilaniato dalle baccanti; infine Orfeo il cui canto sopravvive alla
morte, la sua testa trasportata dalle onde con la cetra fino all’isola di Lesbo,
continua a cantare.
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Paraskevi Zerva.
Opere |
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Ecco, il simbolo della mostra progettato dall’Officina del Mito è appunto un
ottagono, posto al centro dell’esposizione. Per ogni suo lato, la figura di una
testa realizzata da un artista, in onore del cantore, del poeta, del musico,
immagini che rendono per sempre vivo fra noi il mito di Orfeo.
Questi motivi vivranno nell’incontro di sabato 9 marzo 2019 nella conferenza-concerto
del pianista Umberto Zanarelli. La musica è stata, d’altra parte, presente anche
nella serata inaugurale con un meraviglioso concerto di due flautiste.
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Ottagono |
Roberto Mosi, ha presentato nell’ambito della mostra, il progetto “Orfeo in
Fonte Santa” composto da quattro opere: un pannello con una serie di fotografie
scattate in Fonte Santa, località sulle colline di Firenze; il pannello “Capo e
lira li accogliesti tu, o Ebro” con inciso il testo dalle Metamorfosi di Ovidio,
libro 11° e foto di teste scolpite; il poemetto illustrato “Orfeo in Fonte
Santa”; la testa (fotografia) di Orfeo/Fonte Santa, posta sulla struttura comune
dell’ottagono. Il punto di partenza nella ricerca dell’autore è, per un verso,
la possibilità della poesia di cogliere le energie primarie racchiuse nel mito
e, per un altro verso, il ricorso alla fotografia, capace di cogliere “l’aurea
mitica” che circonda determinate forme della nostra vita quotidiana e
dell’ambiente nel quale viviamo.
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Installazione di
Roberto Mosi, Orfeo in Fonte Santa.
Opere Orfeo, la testa. |
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L’obiettivo della macchina fotografica si posa su un angolo “felice” delle
colline di Firenze, l’ambiente che circonda Fonte Santa, presso San Donato in
Collina. Fonte Santa è posta al centro di un’area boschiva quasi unica in Italia
per la presenza a sei-settecento metri di altitudine e a novanta chilometri dal
mare, di una flora tipica del litorale che qui si conserva alimentata dalle
correnti mediterranee che vi giungono lungo il corso dell’Arno. Questa
particolarità e il conseguente clima temperato e dolce, rendono la zona “felice”
in ogni stagione per l’aria salubre e balsamica che la anima. Il “canto” della
Fonte è al centro di questo territorio.
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Concerto. |
Il territorio, denominato anche Costa del sole, è stato sempre abitato
dall’uomo, da popolazioni etrusche e romane e ha visto sorgere castelli e ville
nonché case coloniche con poderi coltivati a ridosso del bosco; era il punto di
riferimento nel Seicento, dei poeti dell’Arcadia fiorentina; è attraversata da
un sentiero – la via Maremmana – percorso nelle varie epoche, da pastori,
mercanti, pellegrini: oggi da turisti, amanti del trekking, ciclisti ed altri.
In questa area vi sono stati, fra l’altro, aspri scontri nel periodo della lotta
partigiana.
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Presentazione mostra Perdolini, Bazzechi,
Margari, Zufanelli, Mosi...
Ottagono. |
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La poesia, il canto, dagli accenti orfici, catturano i passaggi della storia di
questa terra, il respiro della natura, le trasformazioni – o metamorfosi – delle
figure che l’hanno abitata e l’abitano oggi. La ricerca fotografica è andata
avanti, di pari passo, con la ricerca poetica che ha trovato forma nei diciotto
canti del poemetto “Orfeo in Fonte Santa”. Il testo che lo raccoglie riporta,
per un lato, in copertina, l’immagine della lira e, per l’altro lato, una testa
scolpita nel marmo, la bocca piena di ciuffi d’erba, che rappresenta, per
metafora, la vita che è – e che scorre, con il suono/il canto delle acque – in
Fonte Santa.
La mostra “Orfeo chi? Le metamorfosi di un mito” rimane aperta fino a venerdì 14
marzo: ad ogni visitatore il compito suggestivo di scoprire il “vero” volto del
poeta della Tracia.
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