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Resoconto presentazione “Orfeo in Fonte Santa” al Circolo “Casa di Dante”
“Orfeo” al Circolo “Casa di Dante”
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Locandina dell'evento. |
Il poemetto “Orfeo in Fonte Santa” di
Roberto Mosi (Ladolfi Edizioni, 2019), ha
fatto tappa al Circolo “Casa di Dante” il 28 gennaio 2020. Il presidente
Franco Margari, introducendo l’incontro, ha ricordato che l’opera di Mosi ha visto il
battesimo nell’ambito della mostra “Orfeo chi? Metamorfosi di un mito”
realizzata l’anno passato presso il Circolo dal Gruppo “Officina del mito”: una
intervista riportata su YouTube con l’autore, da lui realizzata, dà conto di
questa esperienza:
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Il saluto del Presidente
Franco Margari. |
Roberto Mosi nel
corso del suo intervento. |
Il poemetto “Orfeo in Fonte Santa” nel corso della serata è stato presentato nei
suoi diciotto Canti, dalle voci dell’autore e di Giulia Capone Braga e
Renato Simoni, accompagnate dalla chitarra di
Angiolo Pergolini. Di questo percorso il
pittore Enrico Guerrini ha fissato con rapidi disegni le luci e i personaggi del
bosco e della via Maremmana di Fonte Santa.
(II) Il canto mi
prende, mi porta
a cantare lo
scorrere del tempo
nel bosco sacro
di Fonte Santa,
accordo la mia
voce al suono
delle acque, al
respiro del vento,
al vibrare delle
foglie, guidato
dalla musica del
flauto d’oro.
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Il pubblico. |
Quattro gli interventi, di notevole spessore, che hanno illuminato la serata, ad
iniziare da quello di Sonia Salsi, critico d’arte.
“Orfeo in Fonte Santa: Poemetto, Stanze per la celebrazione del Mito che si fa
Storia, della Storia che diventa Mito, della circolarità dell’acqua della fonte
in cui tutto scorre e tutto ritorna; per la celebrazione della Poesia. Una
“narrazione”, questa di Roberto Mosi, che segue una cronologia distesa nel
tempo, ma al di fuori del Tempo: alla fonte sostarono popoli antichi, per
mercatura e per transumanza, genti del nostro tempo che fuggivano dal vortice
della guerra o che hanno portato la morte:” Incredibile la morte / fra i
castagni, in file parallele. Dalla fonte passa gente dell’oggi, gente
inconsapevole che non si sofferma, come era - invece - costume dei Pastori Antellesi: sostavano “le allegre brigate” alla Fonte dei Baci, la Fonte dai
tanti nomi, testimoni della sua presenza in un luogo, in uno spazio della
Toscana, che si fa luogo del Mito: Fonte Santa è a Delfi, è l’omphalos della
Poesia, è il luogo di Orfeo. Da Orfeo muove la musica della parola, da Orfeo
muove, storicamente, il melodramma con l’Euridice di Caccini, con l’Orfeo di
Monteverdi e di Gluck; musiche che ci sembra di ascoltare, in sottotraccia, nei
versi di Michelangelo Buonarroti il Giovane, nei versi di
Roberto Mosi”.
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Il pittore Enrico
Guerrini e Angiolo Pergolini. |
Giulia Capone Braga. |
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Massimo Casprini. |
Severino Saccardi. |
Massimo Casprini, storico, appassionato delle vicende che rappresentano la tela
storica di quel territorio, si è soffermato sul tema dei “Pastori Antellesi”.
(I) Tempi di
favola quelli dei
Pastori
Antellesi, parole
di giovani
intorno alle acque,
allegre brigate
per sentieri
e boschi dei
colli vicini, convivi
succulenti, vini
prelibati.
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da sx.:
Severino Saccardi, Sonia Salsi
e Roberto Mosi. |
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Michele
Brancale. |
Chi erano i Pastori Antellesi? Nel video trailer proposto dal critico d’arte
Virginia Bazzechi, sono presentati in maniera magistrale (
https://www.youtube.com/watch?v=vIr8cLJC-fk
).
“Erano, ha detto Massimo Casprini, un’associazione di nobili signori fiorentini
che all’inizio del Seicento scelsero le loro ville nei dintorni dell’Antella per
cercare gioia e serenità e per condurre la bella vita in un fantastico ritorno
alla vita pastorale e alla purezza della natura, ritrovando nelle azioni e
nell’attribuzione degli pseudonimi – Alfesibeo, Ergasto, Paralio, Tirsi,
Selvaggio, Filalmo, Dafni, … - il mitico mondo dell’Arcadia greca.” Uno dei
luoghi prediletti era appunto Fonte Santa, nominata da loro come Fonte dei
Baci, Fonte Castalia. Nasce con loro un’Arcadia fiorentina, cento anni prima
di quella che sarà l’Arcadia romana; fece parte dei Pastori Antellesi, in
gioventù, Maffeo Barberini, nominato cardinale nel 1606 ed eletto papa nel 1623
col nome di Urbano VIII.
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Michele Brancale e
i disegni di Enrico Guerrini. |
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Enrico Guerrini:
Dedicato ai pastori Antellesi. |
Enrico Guerrini:
Sul canto di Orfeo. |
Severino Saccardi, direttore della Rivista “Testimonianze”, ha sottolineato come
con il poemetto “Orfeo in Fonte Santa”, la
poesia, il canto, dagli accenti orfici, catturano i passaggi della storia di
questa terra – una vera e propria “nicchia ecologica” - il respiro della natura,
le trasformazioni delle figure che l’hanno abitata e l’abitano oggi. È senza
dubbio una ricchezza di memorie e di valori ambientali che la città e i suoi
abitanti, devono vivere nella loro quotidianità, ricercare nuovi percorsi di
senso e di cultura, di stili di vita consapevoli. L’affermazione della “città
ecologica” (tema al quale la Rivista fiorentina ha dedicato l’ultimo numero)
passa anche attraverso questa concezione del rapporto città campagna.
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Dal libro: sul bosco. |
Il poeta e giornalista Michele Brancale ha dato conto di una lettura profonda e
appassionata del poemetto. Ha ripercorso le tappe del percorso di ricerca poetica
di Roberto Mosi, anche alla luce delle recensioni di
Giuseppe Panella, che ha
visto il conseguimento di un’importante tappa con l’Antologia “Poesie 2009-2016”
(Ladolfi Editore). Motivi importanti sono stati il tema del mito e dei non-luoghi
che ritornano nell’attuale opera “Orfeo in Fonte Santa”, con passaggi che
segnano l’aspirazione a nuove mete poetiche. Ha osservato per il ricorrente
argomento dei non-luoghi, si conferma una visione che parla di momenti di
resistenza – nei diversi luoghi – dell’uomo a processi di disumanità, come nel
caso dei migranti; per il tema del mito, ha osservato che nel poemetto di Mosi,
la composizione trova il suo apice con il Canto XIV dedicato alla morte di
“Giulia”, che appare come l’agnello del sacrificio:
(XIV)
Incredibile la morte
fra i castagni, in file parallele,
colonne della Cattedrale,
rami alti formano archi.
Il sole al tramonto incornicia
vetrate iridescenti, il mormorio
delle acque, il sillabare
della preghiera per Giulia,
agnello vittima della furia.
Sangue, sangue sul verde
delle foglie, sul pavimento
della Cattedrale, le vetrate |
aperte sulla città muta.
Firenze saprà, verrà qui
da San Donato a vedere,
a pregare smarrita
per la ferocia del suo figlio.
Giulia sorride nella foto,
è tornata alla Terra,
più vicina a comprendere, forse
a perdonare. Il canto si perde
nelle volte della Chiesa.
Con gli ultimi raggi del sole,
prima che chiudano le porte
della Cattedrale, giunge l’eco
del canto degli angeli
alto fino alle volte del cielo. |
Il cammino proposto, idealmente, al Circolo “Casa di Dante” per il sentiero del
bosco Fonte Santa, è proseguito fino al tardo pomeriggio, seguendo il canto di
“Orfeo”, che ha incantato gli amici presenti all’incontro.
(XVII) Il canto, compagno di Orfeo
nel viaggio fra stelle ambigue,
poeta eroe, violentato
dalle Baccanti.
Il canto, nascosto
nelle pieghe della memoria
rigenera, esce con le acque
dal profondo della terra.
Risuscita fra le costellazioni,
con il suono della Lyra.
La testa tagliata dal busto
prosegue il cammino nel
tempo, fino a noi. Ci esalta,
ci spaventa, eroe canoro di ieri
catapultato nell’oggi.
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Dal libro: la rosa canina. |
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articolo |
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