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Manifesto diffuso on line per la
videoconferenza. |
Una “Sinfonia” di poesie, in videoconferenza
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Roberto Mosi
davanti al suo pc in videoconferenza. |
È piuttosto emozionante in questo periodo di isolamento per la pandemia,
presentare le proprie opere in diretta, in videoconferenza, avvalendosi degli
strumenti social. Domenica 26 aprile 2020 ho fatto la mia prima esperienza a questo
riguardo presentando il libro, fresco di stampa, “Sinfonia per San Salvi”,
pubblicato dalle edizioni Il Foglio di Piombino, il collegamento è stato curato
dalla stessa casa editrice tramite il suo canale Facebook.
Non è quindi presente il pubblico che frequenta gli incontri tradizionali,
presso le biblioteche o i circoli culturali: ora è il silenzio, la solitudine
della casa del relatore, un silenzio che invade oggi le abitazioni, le strade
della città. Quindi all’ora fissata, davanti allo schermo del computer, prende
vita la nuova esperienza: il tasto da premere, “in onda”, e via a “navigare” da
solo con l’eco della voce che rimbomba nella casa. Da vari segnali capisci il
numero delle persone che ti seguono dall’altra parte dello schermo, dieci, venti
trenta … , hai il polso della situazione con i saluti, gli apprezzamenti, le
domande …
La mia “avventura” del 26 aprile 2020 è stata registrata ed è possibile rivederla,
diffonderla, presentarla in più occasioni, come ad esempio, ora da facebook sulle pagine di Literary
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La videoconferenza. |
Il libro “Sinfonia per San Salvi” incrocia il mondo della FOLLIA e presenta un
percorso di liberazione e di riscatto, richiamando la struttura della SINFONIA,
della musica classica. Ho menzionato il pensiero di Giuseppe Panella, valoroso
saggista, recentemente scomparso, secondo il quale la sinfonia è composizione,
in quattro tempi, di abbandoni e di riprese, dove un tema è introdotto, poi
sviluppato, accantonato, variato. Insieme l’istanza poetica e quella musicale,
suscitano un insieme di emozioni e generano una pluralità di lingue, di ritmi:
la poesia, il racconto, la scansione delle immagini fotografiche, motivi che
seguono le forme del mondo della musica, ne riprendono tratti, segni, si
distendono nello spazio dei quattro tempi, ricercando una piena libertà
espressiva. Nel libro sono inseriti i contributi degli scrittori
Nicoletta Manetti e
Gordiano Lupi.
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Copertina del libro. |
Murales dal quale è stata tratta la copertina. |
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Interno del padiglione. |
Resti di un decoro natalizio sopravvissuto. |
Mi sono soffermato nel corso dell’intervento, sulle numerose immagini
fotografiche che arricchiscono il libro: fanno da contrappunto ai vari passaggi
della memoria del luogo – l’ex Manicomio San Salvi di Firenze – e alla ricerca
di fili di speranza, di riscatto dalla “cura istituzionale” della FOLLIA video:
https://www.youtube.com/watch?v=auVpkFhoSzw
Il primo tempo della “Sinfonia”, è riferito alla “Terra Desolata” ai cupi
scenari di città in crisi; il passaggio successivo è la “Terra della Follia”, si
scende nel precipizio della disperazione, con il riferimento a quella che è
stata la cura “tradizionale” dei pazienti nei Manicomi. Ci si affaccia nel
giardino di quel che resta del Padiglione delle “Agitate” del Manicomio di San
Salvi ed emerge il canto della poesia “La nave dei folli”:
La nave dei folli
La nave dei folli dal padiglione
delle Agitate
ondeggia sul mare di erba,
di pini, s’infrange contro il muro
che divide il giardino dal mondo.
Il canto penetra per gli occhi neri
delle finestre, delle porte sbarrate
da reti di ferro, invade le sale
deserte, sfiora disegni di mostri, |
figure procaci, incontra segni
di vita recente, cataste di letti,
di sedie, si sofferma in un angolo
con decori di qualche Natale fa.
Il canto sale al primo piano
fra le celle, le porte spalancate,
nelle stanze per l’idroterapia,
per l’elettroterapia, fino alla
parete crollata nel giardino,
raggiunge le chiome dei pini. |
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Cartello che ricorda l'apertura dei
cancelli del Manicomio. |
Versi della poesia di Neruda "La Città" disegnati per
la festa di apertura. |
Segue il Terzo Tempo “Terra Liberata”, nel ricordo dell’apertura del Manicomio
al tempo della Legge Basaglia e della giornata di festa (25 aprile 1978) nella
quale furono aperti alla città i cancelli dell’Ospedale Psichiatrico.
Nell’ultimo Tempo – “Terra riconquistata” – vi è la visione dell’attuale stato
del giardino che circonda il vecchio Padiglione, in disfacimento, delle
“Agitate”, nel quale la natura si riprende come una rivincita, con la
vegetazione che recupera ogni spazio con una vitalità sorprendente, inaspettata.
Mi sono perciò soffermato su questo passaggio “chiave” del libro:
“La Città della Gioia” di Nicoletta Manetti
“E com’è che l’agave ha permesso all’erbaccia di sottometterla? Che forza, che
energia dirompente emerge, spinta da sotto questa terra. Non è un luogo
abbandonato, come credevamo; qui scorre una linfa antica, misteriosa, tenace.
Che sia il dolore, la rabbia, che siano le grida o le risate sconce, le pitture
sghembe sui muri, o quel tralcio di filo dorato della festa di natale che ancora
pende nel refettorio, che sia insomma LA FOLLIA, quella linfa misteriosa che ha
concimato, innaffiato, incitato la natura che qui si celebra senza ostacoli,
entra negli anfratti, si insinua nei mattoni e nelle inferriate, nei vetri
rotti, esplode di palme, prega tendendo verso l’alto le cime degli alberi?
Non dimenticate questo luogo! sembrano invocare le lunghe ombre verdi, ci siamo
ancora, siamo gli spiriti folli, ma non come voi intendete, non abbiate paura.
…”
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La vegetazione che riconquista lo spazio del giardino. |
La vitalità delle erbacce intorno al padiglione. |
Le vecchie panchine del giardino. |
Alla fine della presentazione, nessun applauso, nessun complimento dal vivo,
come negli incontri di una volta: solo io col computer, nel silenzio della
stanza; poi la lettura dallo schermo, dei commenti, la rassegna dei segni, delle
“faccine” sorridenti, dei like. Ho pensato che questa esperienza merita
di essere fatta, rappresenta però un’alternativa, rispetto al passato, un po’ …
triste. È forte la speranza che i progressi della scienza ci consentano di
presentare i nostri lavori in mezzo al pubblico, nel recupero degli antichi,
insostituibili “amorosi” sensi da scambiare fra persone reali.
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