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Poggi premiato dall'Unesco e la brutta Caserma
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Il libro su Giuseppe Poggi con il
progetto di Piazza Beccaria e l'apertura visiva verso San Miniato. |
La Basilica di San Miniato, insieme al piazzale Michelangelo e le Rampe sono ora
Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco: il 28 luglio 2021 è arrivata la conferma di
questo riconoscimento dopo che, nello scorso giugno, la richiesta avanzata dal
Comune era stata valutata positivamente da ICOMOS International, organo
consultivo dell’Unesco.
Il Centro Storico di Firenze è sito Patrimonio Mondiale Unesco dal 17 dicembre
1982. Nella Dichiarazione di Eccezionale Valore Universale, quest’area veniva
definita «una realizzazione artistica unica nel suo genere, un capolavoro
d’opera, il risultato di una continua creazione protrattasi per oltre sei
secoli» in grado di esercitare «una influenza predominante sullo sviluppo
architettonico e delle arti monumentali prima in Italia e poi in Europa», che
conserva ancora «antiche strade intatte, palazzi fortificati, logge, fontane, un
meraviglioso ponte risalente al quattordicesimo secolo».
Già nel 2019, in occasione del Millenario dell’Abbazia San Miniato al Monte, era
stato evidenziato che, al momento dell’iscrizione della città alla Lista del
Patrimonio Mondiale, l’Abbazia di San Miniato era stata citata esplicitamente
quale bene che aveva contribuito all’eccezionale valore universale del sito,
sebbene poi non fosse stata inclusa all’interno della perimetrazione.
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La pescaia di San Nicolò sull'Arno, la
Porta, le Rampe. |
Le Rampe. |
Nella nuova area Unesco, viene compreso dunque il Parco della Rimembranza, luogo
di celebrazione della cultura della pace e di memoria della Grande Guerra, il
Giardino delle Rose e quello dell’Iris, la Chiesa di San Salvatore al Monte, il
sistema delle Rampe con la terrazza panoramica di Piazzale Michelangelo e i
Viali realizzati su progetto di Giuseppe Poggi in occasione di Firenze Capitale.
La basilica abbaziale di San Miniato è uno dei luoghi iconici della città ed è
un capolavoro del romanico fiorentino. Fu costruita nel 1018 dai benedettini,
poi sostituiti dagli Olivetani che tuttora la abitano. Il Piazzale Michelangelo,
il più famoso punto di osservazione del panorama fiorentino è tappa obbligata di
ogni turista. Fu realizzato dal 1869 da Giuseppe Poggi a completamento dei
lavori di riqualificazione della riva sinistra dell'Arno. Il Giardino dell’Iris
e il Giardino delle Rose: ubicati rispettivamente sul lato destro e sinistro del
Piazzale Michelangelo, sono due meravigliosi parchi che offrono vedute sulla
città e ospitano piante rare. Le Rampe è un insieme recentemente restaurato, di
viali, verde pubblico, fontane e grotte digradanti, costruite dal Poggi per
consolidare la collina sotto il Piazzale. Il Parco della Rimembranza, fu
realizzato nel 1927 per riunire in uno solo spazio i parchi sorti dopo la Prima
guerra mondiale e vi furono piantati tremila cipressi e lecci a ricordare i
tremila caduti fiorentini.
Nei commenti di questi giorni intorno alla decisione dell’Unesco, non si
richiama, credo, a sufficienza quello che fu il merito dell’architetto Giuseppe
Poggi nel determinare una nuova fisionomia paesaggistica in riva sinistra
dell’Arno, nell’area appunto di San Miniato, “nei decenni centrali dell’800, nel
consolidamento e potenziamento di una delle componenti più importanti nella
definizione del primato di città d’arte acquisito da Firenze nei secoli, quello
dei giardini e del paesaggio … le sorprendenti realizzazioni che portarono in
appena un decennio a far nascere a Firenze un sistema di verde pubblico degno di
reggere il confronto con quanto si era fino ad allora realizzato nelle grandi
città europee (vedi M. Bencivenni, 1864-1974, La nascita del sistema verde
pubblico a Firenze, in “Una Capitale e il suo Architetto”, Polistampa 2015).
La cosa naturalmente non nasce dal nulla, vi erano i presupposti fondamentali
sia di una forte cultura nel campo dei giardini e delle sistemazioni a verde di
stampo moderno, sia di una alta cultura orticola e botanica che aveva portato
Firenze ad essere un centro di eccellenza a livello europeo. In Toscana erano
all’avanguardia le ricerche nel campo dell’agricoltura portate avanti
dall’Accademia dei Georgofili che trovavano applicazione nella pratica orticola
di imprese e tecnici giardinieri organizzati nella Società di Orticoltura.
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La Basilica di San Miniato. |
Vista dal giardino di Villa Bandini, la Torre della
Zecca e la Porta di San Nicolò, |
“Quando Poggi mette mano – ci ricorda il citato studio di M. Bencivenni – al suo
progetto di ingrandimento della Città nel quale la parte delle sistemazioni a
verde avranno un ruolo rilevantissimo, sa di poter contare su un retroterra di
cultura di assoluto valore … Del resto questa scelta non fu né scontata né
facile. Tuttavia essa fu decisiva per fare sì che in un solo decennio la sua
idea progettuale di costruire la nuova città attorno ad un sistema di verde
urbano pubblico prendesse forma e si realizzasse. Il Viale dei Colli, nuovo
parco urbano lineare, e le altre aree indicate dal recente riconoscimento di
Patrimonio dell’Umanità, di grande valore estetico e valenza paesaggistica,
prendono vita in questa congerie progettuale e realizzativa.”
Da quale prospettiva osservare, godere, l’incanto di questo nuovo paesaggio
collinare? Nelle idee progettuali del Poggi, un punto di osservazione appare
privilegiato: da piazza Beccaria e dallo spazio antistante – “I Pratoni”, alla
Zecca Vecchia, verso l’Arno. Il progetto definito dall’architetto, di
sistemazione dei Pratoni della Zecca Vecchia alberato. era ispirato a due
concetti fondamentali:
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Vista da Arcetri del retro della vicina
collina di San MIniato. |
L'Osservatorio di Arcetri. |
1) creare un cono visivo dalla nuova Piazza Beccaria, di grande suggestione
paesaggistica, verso il tratto collinare oltre l’Arno – l’area del
riconoscimento Unesco! – fra la conclusione del Viale dei Colli, il Piazzale
Michelangelo e la sistemazione a verde delle Rampe di San Niccolò;
2) garantire “la respirazione” a questo quadrante urbano, già ampiamente
saturato, mediante un’ampia area triangolare con la base sull’Arno in prossimità
della Pescaia di San Niccolò comprendente un servizio pubblico, le nuove terme
fiorentine e un grande parterre alberato.
Purtroppo questa “finestra” verso la collina non venne realizzata e il Comune,
contraddicendo i propositi iniziali, fece costruire una Caserma di Cavalleria.

L'accesso all'Osservatorio di Arcetri. |
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Villa di Galileo al Pian dei Giullari. |
Monumento a Galileo Galilei. |
In una relazione compilata nel 1896 – due anni prima dei Moti di Milano e della
repressione del generale Bava Beccaris, in un periodo storico nel quale potevano
sembrare preziose le caserme a ridosso dei centri cittadini – l’architetto
Giuseppe Poggi si lamenta, con forza, che il suo progetto sia stato stracciato:
“Ora poi ogni speranza è perduta, avendo già veduta una parte della detta
Caserma, in forma, in proporzioni ed in stile da far arrossire non solo il comun
sentire
ma tutta Firenze. Chi crederebbe che a Firenze, strombazzata per l’Atene delle
arti, e dove esistono reputati Collegi di artisti, si dovesse vedere iniziata in
silenzio la summentovata Caserma, con stile e proporzioni convenienti appena a
una masseria maremmana?”
In una nostra recente Raccolta di poesia Promethèus. Il dono del fuoco (Ladolfi),
poniamo attenzione a questa parte della città di Firenze ed evochiamo il “sogno”
del Poggi tracciando come le linee di un’utopia alla quale dare forma ai nostri
giorni, con il concorso delle nuove generazioni e degli artisti più sensibili,
per abbattere le mura della Caserma (oggi Caserma Baldisserra del Comando di
Carabinieri per la regione toscana) e costruire “un passaggio” fra le due sponde
dell’Arno, fra la Torre della Zecca e la Torre della Porta di San Niccolò,
sotto l’area del Piazzale Michelangelo e della Basilica di San Miniato, appena
dichiarata Patrimonio dell’Umanità.
Nella Raccolta il “passaggio” è indicato come La grande Porta sul fiume,
stabilendo una qualche analogia con La grande Porta di Kiev citata dal
compositore russo Musorgskj nella Suite per pianoforte Quadri di
un’esposizione.
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Vista dal Ponte alle Grazie. |
La grande Porta sul fiume
Omaggio alla grande Porta di Kiev
Ai prati della Zecca Vecchia
il sogno della Porta sul fiume
aperta sul mito della scienza
Gli artisti di strada disegnano
il percorso fra i colori del parco
il passaggio sopra la Porta
Sulla cima, la Rosa dei Venti:
si scorge il pallore rosato dell’alba
il tramonto che incendia le acque
s’incontra chi giunge di lontano
si conoscono nuovi fratelli
si scambiano parole d’amore
Il passaggio poi verso le colline
su archi leggeri dipinti nei giorni
risonanti di musiche e colori
Il percorso raggiunge Arcetri
per il dialogo con Galileo Galilei
sul destino dei pianeti, delle stelle
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Roberto Mosi davanti alle rampe con la
raccolta Promethéus. |
Il sogno di Giuseppe Poggi affascina ancora, specie dopo il recente
riconoscimento dell’Unesco, lo sentiamo vicino, sarebbe in grado di dare un
volto nuovo a quella parte della città che si specchia nelle acque del fiume e
guarda verso le colline.
Nella Raccolta Promethéus. Il dono del fuoco presentiamo, nella parte
finale, questa visione su quello che potrebbe essere il futuro, legata ad un
percorso che raggiunga la collina del Pian dei Giullari e di Arcetri, contigua
all’area della Basilica di San Miniato, attraversi la sua storia, incontri la
figura di Galileo Galilei che qui visse e compì, in gran parte, le sue scoperte
scientifiche. Ci apriamo al mondo, o ai mondi, della scienza, passiamo per
angosce o speranze, in un porto aperto allo sconquasso dei venti che spirano dal
mare aperto; e mai, come in questo momento, sentiamo il bisogno di affidarci
alla scienza, alla ricerca di nuove certezze.
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Giardino dell'Iris. |
Giardino delle rose. |
Una domanda finale diventa però impellente: la voce del poeta, la poesia, può
contribuire alla ricerca di nuove strade per l’agire dell’uomo?
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