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Immobile sta, eppur si muove

Caro Stenio

Credi troppo nella storia, stai sempre lì a misurare i secoli, ossessionato dal tempo. Sei occidentale, caro Stenio, e questo spiega molte cose. Capisco la tua simpatia per Ulugh Beg (*), ma rischia di fuorviarti. Beg non misurava il tempo, non voleva scientificamente sapere, lui credeva nelle stelle. Noi uzbeki vogliamo il flusso, non il battito delle ore. Sbagli a cercare in noi la storia, Tamerlano e l’età dei Timuridi per noi sono un modo di essere, dove è fissato tutto una volta e per sempre. E’ la ragione del nostro fascino nei vostri confronti. Voi siete incalzati dall’idea della morte, moltiplicate i sogni e i disegni per sfuggirla; noi vi guardiamo, scuotiamo la testa, meditiamo, viviamo la vita laddove voi accumulate giorni, che poi non vi serviranno a niente”.
        (*) Ulugh Beg (1394-1449), nipote di Tamerlano, è stato un governante-astronomo a Samarcanda, molto appassionato e competente nelle scienze del cielo e degli astri.

Questi sono stralci della lettera scritta dalla guida di Samarcanda, Tania, a Stenio Solinas, riportata dallo scrittore romano nel libro “L’Onda del Tempo”, dove esprime molto bene la diversità fra la mentalità occidentale e quella orientale (uzbeka). Il pensiero occidentale si fonda sostanzialmente sulla civiltà greca a partire da Pitagora con il suo ordine misurabile del movimento cosmico (e altri sommi pensatori). Con lo sviluppo della civiltà occidentale l’uomo è diventato sempre più sedentario fissando i limiti e i confini, dando le misure, tracciando il tempo nella Storia, dove ogni storia ha un inizio ed una fine, è lineare. Il pensiero orientale, invece, è plasmato sostanzialmente sulle meditazioni del Budda (e altri sommi filosofi di spiritualità), fluttua come l’onda del mare, muove e sposta i riferimenti che sono sempre nuovi, non ha confini, abita la terra di tutti, è nomade e trasloca con la casa-jurta, va avanti e indietro e ritorna, è circolare. Per l’occidentale l’obiettivo del viaggiare è conoscere le usanze di altri popoli, per l’orientale è vivere la propria vita adattandola a nuovi ambienti. L’occidentale numera, scheda, prevede, ricorda, sa di morire, definisce, è razionale. L’orientale attende, medita, vive ciascun diverso momento, riconosce, rinnova, rinasce, non muore, respira un sentimento indefinito. PS: In particolare in questo nostro tempo globalizzato queste due visioni interagiscono e possono alternarsi o essere prevalenti in ciascuno di noi.

Canticos Eternos Guaranì

“La scena è movimentata dalle ragazze che danzano al centro, ripetendo senza tregua i soliti passi: due avanti e due indietro. Ciclicità di armonie semplici che rinnovano il moto perpetuo del muoversi nella apparente immobilità. I canti sono l’anima di questo rituale ringraziamento al Signore, eseguito con grande sacralità per invocare la pacifica e armoniosa convivenza degli uomini con la natura. L’imbeccata parte sempre dai giovanotti che suonano gli strumenti: poche parole che precedono un religioso silenzio”...“Guaranita, o dolce Guaranita, tu mi sorridi mentre danzi nella Festa dell’Accoglienza. Io resto incantato ad ammirarti, giovane fanciulla guaranì, mentre sembra che il tempo si sia fermato. Eppure tu ti muovi, canti e balli nella lingua universale della danza dei tuoi antenati. Altre guaranite danzano con te, e come te sorridono, mentre i giovanotti suonano strumenti nuovi ed antichi: melodie che si fondono con la voce del vento”. “Il vento, messaggero di questa buona novella, espande in tutto l’Universo una musica soave che mi penetra e mi inebria e mi trasforma, facendomi volare su fasci di luce e di bei colori. Guaranita, o dolce Guaranita, tu mi sorridi mentre danzi, e mentre canti fai sognare il mio cuore pieno di felicità”.

Quanto sopra è riportato dal mio libro “Canti del Nuovo Mondo” Edizioni del Leone 2004. C’è un nesso fra l’interpretazione del libro di Solinas “L’Onda del Tempo”, di cui la mia recensione su Literary del febbraio 2021: “l’Onda che viene, l’Onda che va è in continuo movimento, eppure immobile sta. E’ sempre se stessa nelle molteplici diversità”, con “i soliti passi: due avanti e due indietro“Ciclicità di armonie semplici che rinnovano il moto perpetuo del muoversi nella apparente immobilità” dei Canticos Eternos Guaranì. Il trascorrere del tempo è proprio un inganno dei nostri sensi ? “Questo signor Kronos, chi lo conosce ?” Gli eventi che si succedono nel Tempo siamo noi a incontrarli, oppure sono loro a incontrarci nel futuro che avanza? Poiché passato, presente e futuro sono una cosa sola nel tempo eterno dell’Essere, come viene rivelato nel Divenire ? Chi “gioca con il tempo in modo intrigante, alternando senza una logica apparente la storia del passato e anticipando quella del futuro nell’unico momento percettibile: il presente?”. “Ciano vive in chi lo ama” e anche “Per quelli che lo amano, Giacomo (Casanova) non è mai morto”. E’ forse l’Amore che vince il Tempo ? Questo tempo che tiene prigioniero l’Io invisibile nello spazio di un’esistenza terrena?

Cercando una risposta

Sono interrogativi che sembrano dare ragione a Tania: “noi viviamo la vita laddove voi accumulate giorni, che poi non vi serviranno a niente”. Si vive solo il presente, unico momento percettibile, che può serbare in sé i sentimenti del passato (memoria) e le cose del futuro (progetti-sogni), che hanno un senso soltanto nella misura in cui vengono amati. La Guaranita, che danza nei Canticos Eternos, me la ricordo benissimo, ancora adesso vive in me perché i nostri sguardi si sono incrociati in un atto d’amore virtuale in quanto l’intera Creazione è un atto d’Amore. La realtà della materia esiste nello spazio contingente di un precario equilibrio: passa e si dissolve in continuazione per ricomporre nuove esistenze. Stiamo entrando sempre più in un mondo virtuale che impone la ricerca di sempre nuove soluzioni. La nostra essenza è “sempre se stessa nelle molteplici diversità”.“Ciclicità di armonie semplici che rinnovano il moto perpetuo del muoversi nella apparente immobilità”. “Come le acque eterne che sono sempre le stesse e in continuazione si rinnovano”(da La Via della Seta-Sete della Conoscenza). L’Essere sta immobile e si manifesta nel Divenire attraverso il tempo e lo spazio. Mi ero già posto questo quesito in “Il Cosmo che chiama” (Canti del Nuovo Mondo 2004): “Canta la vita nelle primavere del tempo che diviene e poi ritorna, mentre l’occhio dell’anima si lascia illuminare per vedere oltre a ciò che diviene nel tempo, per cantare un mondo sempre nuovo perché l’anima passa attraverso il tempo”. L’intero Universo è in continua trasformazione e anche noi stiamo cambiando in continuazione, vivendo dentro il nostro spazio.

È questo il tempo della pandemia del Covid-19, che sta lanciando molti segnali, l’importante è saperli leggere e viverli, utilizzando il nostro passato, perché il futuro avanza ed è già presente. Ognuno è figlio del proprio tempo ed è umano in esso compiacersi dimenticando di andare avanti per stare al passo con il “tempo nuovo”. Si subisce così il cambiamento come uno stravolgimento epocale, mentre invece si tratta di trasformazioni, anche grandi trasformazioni, che accelerano l’evoluzione dell’umanità. Le pandemie, nei secoli passati, ci sono sempre state e anche più letali del Coronavirus con forti decimazioni fra gli abitanti del pianeta. Provate a immaginare un nostro antenato che si risvegliasse e uscisse dalla tomba: impazzirebbe solo a vedere il televisore acceso o per rispondere ad una videochiamata !

La partita è persa ?

Da “Vai Ciano Muri e Tasi ! La Vita Trasformata”: “Finché in quel giorno fatale tutto venne a compimento. E arrivò alla famiglia la pietosa lettera che nessuno avrebbe voluto ricevere. Luciano, il soldato contadino che credeva fermamente di compiere il proprio dovere per la patria, era morto. Era stato sconfitto nella battaglia, la sua partita era persa”. “.. ma il suo Io invisibile incominciava a parlare più forte e più chiaro perché era stato liberato dal suo limite congenito. Gli diceva che la partita in questa vita terrena appariva persa perché il fallimento dei personali e collettivi progetti era evidente, ma lui aveva sempre giocato bene e avrebbe continuato a giocar bene lo stesso”. Ecco la cosa più importante: il giocare bene e non il risultato della partita. Luciano è morto in battaglia, sembra aver perso la partita di questa sua esistenza terrena, ma il suo Io invisibile lo incoraggia a continuare a giocar bene, così vincerà il campionato. Lo stesso è di un viaggio, dove non è importante la città o il luogo di arrivo, ma ogni aspetto o tappa del percorso, perché la vita va vissuta in ogni momento dal suo inizio alla sua conclusione: anche se nella tomba al cimitero siamo soliti mettere solo le date di nascita e di morte. Per dirla con Tania la vita va vissuta in ogni suo flusso, senza fissare limiti, intestardirsi su numeri o “accumulare giorni, che poi non serviranno a niente”. La morte è soltanto un passaggio dove non vale il risultato di quel momento della partita, ma conta il campionato. Che è come il sole: non muore al tramonto, perché risorge all’alba di un nuovo giorno e non è importante il numero dei giorni, ma il sole, che è come il campionato della nostra essenza.

La leggenda di Iguassù

Narra la tradizione degli antenati che proprio in quei luoghi ci fu uno scontro titanico fra le forze del Bene e quelle del Male. Qui il Signore del Male (El Senor Tenebroso) venne messo spalle al muro contro il Sacro Monte e gli venne inferto un colpo mortale. Un sovrumano lampo di luce lo fulminò schiantandosi contro di lui e frantumando anche il Sacro Monte, del quale oggi rimangono le Cascate di Yguasù. Il Signore del Male evaporò in una immensa nube nera e gialla, mentre della sua orma rimane quella che oggi è chiamata “la Garganta del Diablo”. Il popolo Guaranì fu testimone di questo straordinario evento e lo tramanda di generazione in generazione attraverso i sacerdoti guaranì, guardiani delle cascate.

Altri Canti da un Mondo sempre Nuovo

“..Siamo la cultura della Terra e del Cielo, siamo di una discendenza millenaria e quando il nostro Universo intero sarà distrutto noi vivremo più tempo rispetto all’impero della morte … “ (dalla Dichiarazione Solenne dei Popoli Indigeni del Mondo).

Ho tradotto a senso, senza una adeguata conoscenza del portoghese, quanto sopra inciso su una targa che ho letto presso il Centro Culturale e Ambientale “Tekoha Anetete” in un villaggio Guaranì. Ringrazio il missionario verbita Padre Benito che mi ha portato in “Terra Indigena”, luoghi vietati agli stessi brasiliani, ultime riserve delle superstiti popolazioni Indios distrutte dalla “Conquista” spagnola e poi portoghese. Sono tracce che ho riportato nel mio libro, Canti del Nuovo Mondo, senza allora averne capito più di tanto il significato. Rileggendole riscopro ora testimonianze preziose, che, confrontate con altre culture, conducono a rivelazioni sorprendenti.

Il mondo degli Indios Guaranì, poco conosciuto e valorizzato rispetto a quello dei Maya o di altre civiltà antiche, ha i suoi testi sacri, in gran parte orali, tramandati di generazione in generazione. Le loro conoscenze e le loro tradizioni si basano essenzialmente su due pilastri: il rispetto per gli antenati e quello per la natura. I primi “vivono in chi li ama”, e gli Indios li amano e mettono in pratica i loro insegnamenti, mentre la natura è la manifestazione della Creazione, per cui non solo la rispettano, ma vivono in stretto connubio con essa: “rituale ringraziamento al Signore, eseguito con grande sacralità per invocare la pacifica e armoniosa convivenza degli uomini con la natura”. Il confronto con la visione di Tania, la guida di Samarcanda, diventa lapalissiano: il mondo guaranì e quello orientale hanno in comune analogie sostanziali sul significato della vita. “.. viviamo la vita laddove voi (occidentali) accumulate giorni, che poi non vi serviranno a niente”. Anche per questi amerindi la morte non è la fine: “noi vivremo più tempo rispetto all’impero della morte” e sono certi che “..il nostro Universo sarà distrutto”, ma “noi siamo di una discendenza millenaria (eterna). Siamo la Cultura del Cielo e della Terra”. Ecco, cosa significa per loro “Somos a Cultura da Terra e do Ceu” in una lingua occidentale? Sono popoli che hanno una spiccata figliolanza con la “Madre Terra”. Sono dunque una emanazione dall’incontro fra il cielo e la terra ? Certamente “Cultura” non traduce l’essenza spirituale ed esistenziale dei Guaranì, ma è comunque qualcosa di immateriale che nella concezione occidentale esprime l’identità di un popolo o il pensiero dell’uomo. Assomiglia a ciò che ho definito “Io Invisibile”? E “il nostro universo intero”, cosa è? Se fosse “il nostro corpo”, che siamo certi si decomporrà con la morte, dopo questa nostra esistenza terrena? Se il Tempo è l’inganno dei nostri sensi e percepiamo le cose in modo sempre differente a seconda dello stato d’animo del momento, ogni uomo è un “universo” a parte. Da “La Via della Seta-Sete della Conoscenza, paragrafo 39: “L’Universo è continuamente in trasformazione e ciascuna identità umana ne prende coscienza a modo suo, per cui esistono tanti universi quante sono le persone pensanti”.

ALDO e MARINA

“Aldo, che fai ? Ti fermi ?”. “Cara Marina sento che sono arrivato al tramonto di questo mio giorno. Ma non preoccuparti, risorgerò e ripartiremo ancora insieme sulla Via della Conoscenza”. “Ma quali sono i problemi ? Dobbiamo farne ancora di strada, la nostra conoscenza è ancora molto limitata, come hai notato anche tu le nostre ombre si allungavano al tramontar del sole”. “Devo riequilibrare la mia piramide, che ora è tutt’altro che perfetta. La dimensione verso il cielo si è alzata esageratamente, devo recuperare la mia lunghezza interiore e riprendere la larghezza nel rapporto con gli altri”. “E come pensi di riuscirci ?” “Ho bisogno di riposare. Uscire dalle fatiche del giorno in una notte ristoratrice per ricordare le cose belle del mio passato, rimetterle nel mio cuore, ricaricare il mio Io invisibile di quell’energia vitale che mi fa prendere coscienza delle mie potenzialità. E’ una dimensione interiore che è un pieno di benzina per il mio motore. Devo poter sognare per attrarre il futuro che avanza e farlo mio nel presente”. “E quando potremo riprendere il cammino lungo questa Via della Seta?” “Al mio risveglio. Il sonno non si misura perché sta fuori dallo spazio e dal tempo. Nel sonno potrò danzare e cantare e volare su “fasci di luce e di bei colori in una ciclicità di armonie semplici che rinnovano il moto perpetuo del muoversi nella apparente immobilità”. Potrò ascoltare melodie di suoni che sono una cosa sola, mentre con i nostri ragionamenti mai riusciremo a venirne fuori, perché non è possibile separare e catalogare i diversi suoni o i diversi colori”. “Aldo tu vieni dai monti, mentre io provengo dal mare: siamo la cultura del cielo e della terra, non possiamo separarci ! Solo insieme potremo proseguire il cammino”. “Lo so, Marina, tu vivi l’onda che viene e che va, sembri rinchiusa nel tuo specchio di mare, invece sai anche farti nuvola e volare nel cielo per generare la vita perfino oltre il monte. Io mi muovo sulla Terra ed ho bisogno di ricaricarmi di energia vitale, per questo adesso mi fermo. Ma tu non preoccuparti: risorgerò come il sole che illumina la nostra Via”.

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