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Primo premio a
Il Golfo 2012 |
Il 15 Aprile 2012, presso la Sala Congressi del Jolly Hotel a La
Spezia, si è svolta la cerimonia ufficiale di premiazione della 18a edizione del
Premio Nazionale di Poesia e Narrativa
Il Golfo 2012, organizzato dal
centro culturale “Il Golfo”. La Giuria, composta da: Presidente Onorario Dr.
Massimo Federici Sindaco di La Spezia, Presidente Dr. Arch.
Cristiano
Ruggia, membri Prof. Arch. Silvano D’Alto, Prof.
Nanda
Fellerini, Avv. Luigi Fornaciari Chittoni, Avv.
Ignazio Gaudiosi,
Prof. Rosa Elisa Giangoia, Prof.
Nazario Pardini, ha deciso di
assegnare all'unanimità il Primo Premio per la sezione libro edito di Poesia al
volume L'ultima fuga di
Daniela Quieti. L’evento ha visto
la partecipazione di un folto pubblico di autori provenienti da ogni parte
d’Italia, confermandosi appuntamento di prestigio e di riferimento per gli
appassionati della cultura letteraria.
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La Giuria del premio. |
La silloge di poesia L'ultima fuga di
Daniela Quieti
aveva già vinto, da inedita, il Premio Scriveredonna 2009.
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L’Avv. Ignazio
Gaudiosi consegna il Premio a
Daniela Quieti. |
Dal giudizio critico della giuria del Premio Scriveredonna 2009
presieduta da Maria Luisa Spaziani, membri Márcia Theóphilo, Anna Maria
Giancarli e Nicoletta Di Gregorio: Una poesia dal ritmo serrato e di grande essenzialità, che si presenta
al lettore con pudore e coerenza espressiva. Lo stile che si evidenzia in questi
testi, moderno e suggestivo, è anche fortemente simbolico, con una tensione
lirica messa in risalto da versi intensi ed evocativi.
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Daniela Quieti
premiata durante la lettura dell’attore di brani dal testo. |
Dalla prefazione di Márcia Theóphilo:
La poesia di Daniela Quieti rappresenta l’esperienza quotidiana di
un’avventura dello spirito.
[...] nel dare forma ai suoi versi, si dedica, di fatto, a un lavoro
sia di conoscenza che di riflessione con un’espressione sensoriale e affettiva:
“A chi importa/ il mio passato/ sono nata all’alba/ e il crepuscolo/ già si
avvicina./ […]./ Sento ancora/ cantare/ il mio fiume/ sostiene la vela/ il vento
forte/ e l’albero gigante/ ha radici di linfa./ Il tempo è un luogo/
inesplorato/ sul bordo aperto/ del cielo”.[...]
Nella poesia il passato sgorga nel presente e il futuro è proprio qui:
“Ha un respiro smarrito/ quest’assenza/ che sussurra l’inganno/ dell’attesa/
dispersa offerta/ […]/ spoglia di voci/ […]/ lungo il silenzio/ innamorato di
ritorni/ che inappagato m’invade”.
[...] Lei tratta l’umano con il rispetto degli antichi eremiti, ma
anche con la saggezza di chi fa della poesia il proprio pane quotidiano, molte
volte amaro, come tutte le esperienze che non si possono condividere.
Un eremita la cui montagna dove raccogliersi è la città con il suo
linguaggio di tutti i giorni: poeta che non si chiude in una torre d’avorio, ma
che scrive sui giornali, parla alla radio, si insinua in una civiltà globale che
lo lascia lavorare da solitario: “Bagliore nei tuoi occhi/ nuda ala di carezza/
mi rapisce/ m’ammanta di sospiri/ d’universo m’acceca/ e ti penso amore/
immagino il tuo abbraccio/ d’illusione/ riempio la lontananza/ io marinaio senza
vela/ scopro una costa/ nella profondità/ dei desideri segreti/ con te/ dove la
notte canta sull’alba”.
Lievi sorrisi, espressioni sofferte, volti dai tratti dolci, vanno a
comporre questi versi.
Il testo è plurale, molte voci tramandano gli antichi valori che
raccontano un passato perché le nuove generazioni possano conoscere, immaginare
e non dimenticare.
Dovendo affrontare un paesaggio sconcertante, tragico, la poetessa
prende le parole che le cadono a fior di pelle o a fior di anima, come se questo
paesaggio lirico venisse ad ogni istante battuto, sferzato da un quotidiano
peculiare nei tratti dell’esistenzialità.
Dopo la lettura del libro è impossibile non penetrare nel dolore del
mondo e nella grande vitalità delle donne, nella loro capacità di resistenza e
di rigenerazione della vita, di idealizzazione e di speranza.
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