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Cerimonia di premiazione
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Sabato 4 maggio 2013 alle ore 16.00 presso la Sala di Rappresentanza
del Municipio di Viareggio (Lucca) si è tenuta la partecipata cerimonia
conclusiva di premiazione del Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa
“Viareggio Carnevale”, edizione 2013.
La prestigiosa competizione letteraria è promossa dalla C.A.P.I.T.
con il patrocinio di: Comune di Viareggio - Assessorato alla Cultura,
Fondazione Carnevale, Memorial Mauro Cinquini.
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Il tavolo della Giuria. |
Gli elaborati sono stati valutati da un’autorevole Giuria
costituita da noti esponenti del panorama letterario e culturale: Presidente
Aldo Onorati, Vice Presidente
Nicla Morletti, membri
Sara Bessi,
Luigi Zucchelli, Lorella Nardi,
Isabella Viti, Roberto Lupi.
Segreteria organizzativa: Paolo Briganti,
Giulio Panzani, Loredana Loi.
La silloge
L’ultima fuga della giornalista e scrittrice Daniela Quieti
(Tracce 2011, collana I Cammei, prefazione di Marcia Theóphilo) ha vinto
il 3° Premio Poesia Edita del Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa
“Viareggio Carnevale” 2013.
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da sx: Paolo Briganti,
Giulio Panzani e la premiata
Daniela Quieti.
Daniela Quieti con il Premio
ricevuto. |
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Il giornalista, poeta e critico letterario Giulio Panzani ha
condotto brillantemente la manifestazione, introducendola con una significativa
e ammirata prolusione tesa a evidenziare come la grande rivoluzione della poesia
contemporanea sia quella per la quale il poeta è nel mondo e per il mondo, serve
e professa se stesso, le proprie idee e i propri valori a sostegno della
società.
Dal giudizio critico della Giuria del Premio Scriveredonna 2009
(testo inedito) presieduta da Maria Luisa Spaziani
Una poesia dal ritmo serrato e di grande essenzialità, che si presenta
al lettore con pudore e coerenza espressiva. Lo stile che si evidenzia in questi
testi, moderno e suggestivo, è anche fortemente simbolico, con una tensione
lirica messa in risalto da versi intensi ed evocativi.
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Vedute della sala |
Dalla prefazione di Márcia Theóphilo:
La poesia di Daniela Quieti rappresenta l’esperienza quotidiana di
un’avventura dello spirito.
[...] Lei tratta l’umano con il rispetto degli antichi eremiti, ma anche con la
saggezza di chi fa della poesia il proprio pane quotidiano, molte volte amaro,
come tutte le esperienze che non si possono condividere. Un eremita la cui
montagna dove raccogliersi è la città con il suo linguaggio di tutti i giorni:
poeta che non si chiude in una torre d’avorio, ma che scrive sui giornali, parla
alla radio, si insinua in una civiltà globale che lo lascia lavorare da
solitario. [...] Dopo la lettura del libro è impossibile non penetrare nel
dolore del mondo e nella grande vitalità delle donne, nella loro capacità di
resistenza e di rigenerazione della vita, di idealizzazione e di speranza.
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