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Complicità di parole e musica
nella comunicazione di emozioni umane
“Il Salotto Letterario n.114”,
Luglio/Agosto 2019
Anche quest'anno l'incontro di giugno ci ha riservato momenti piacevoli. Lo
scorso anno era stata Pinuccia Nervi ad organizzare un simpatico evento presso
la sala Granata della Biblioteca Laudense per presentarci il suo ultimo
volumetto di poesie. Il 14 giugno 2019 appena trascorso è stato
Alberto Raimondi ad
allietare amici del Salotto, familiari e conoscenti, accorsi numerosi presso
l'Auditorium dell'Accademia Gaffurio di Lodi, parlando loro, con la sua consueta
semplicità e modestia, della sua ultima pubblicazione, “Raccontini di cento
parole”, uscita lo scorso gennaio.
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I lettori del Notiziario bimestrale ne avevano già letti parecchi in anteprima,
visto che l'autore ne aveva pubblicati alcuni, quando forse non pensava ancora
di farne una raccolta organica. La novità è stata quella di sentirli riproporre
dalla voce stessa di Raimondi, che, nel frattempo, dava qualche delucidazione
sulle caratteristiche del suo lavoro e sulle motivazioni dello stesso, nonché
sulle modalità della presentazione di testi in alternanza all'esecuzione al
pianoforte di brani di musica classica da parte di Fulvia Leone.
Tutto è sembrato esser nato per caso, quasi per scherzo o per sfida, sia l'idea
di trascrivere ricordi, episodi remoti o recenti in testi brevi e concisi,
(spesso gli erano state rivolte critiche circa la sua ridondanza espositiva e
gli eccessivi indugi su descrizioni paesaggistiche), sia l'intuizione di poter
accostare, a determinati raccontini, brani musicali che ne riprendessero
emozioni e spirito di fondo, così da diventarne un'efficace colonna sonora.
Detto, fatto. Dopo la 'Promenade' da "Quadri di un'esposizione" di Mussorgsky,
adattissima ad introdurci in questa breve rassegna di quadretti /bozzetti, si è
dunque passati alla lettura di raccontini raggruppati in temi diversi: Scherzi,
Mitica Infanzia, Personaggi di famiglia, ….
I testi si ricollegano a vari momenti della vita di Alberto e, tra passato e
presente, ci mostrano una persona che, al di là della serietà di fondo, nasconde
uno spirito ironico, capace di cogliere dell'esistenza anche quegli attimi che
al sentimento profondo mescolano atteggiamenti di una simpatia quasi infantile,
nel senso di gioiosa. Personalmente, però, forse perché conosco abbastanza
l'autore, ho intuito, nei suoi passaggi rapidi dal passato al presente, il senso
di quanto veloce passi la vita e di come le nuove generazioni spingano chi è più
in là cogli anni, a ridimensionarsi, a lasciar spazio - in vista di future
separazioni - alla vita fresca che con esuberanza avanza, con la consapevolezza
che il ciclo dell'esistenza umana è così e non può essere mutato. Mi sembra
pertanto che, sotto sotto, il messaggio che l'autore intende rivolgerci sia
questo: bisogna vivere gioiosamente ogni giorno e lasciare tenerezza e dolci
ricordi a chi con noi ha percorso tratti di questa misteriosa ma affascinante
vita terrena e continuerà a farlo fin che Dio vorrà.
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Su questa lunghezza d'onda, anche nei testi musicali utilizzati durante
l'incontro, ho colto echi di simpatia per giovanili birichinate, di sorridente
nostalgia per perduti affetti familiari, di allegra e gioiosa vivacità di
nipotini ingenui e spensierati, di melanconica consapevolezza di chi si avvia
verso la fase del tramonto, e persino di ritmi di cavalli al galoppo, simbolo
della voglia e della passione per la vita che tuttora vive nell'autore.
O forse la travolgente Danza Bulgara finale di Bartok mi ha confuso le idee e
mi ha fatto perdere il vero senso di quanto recepito?
Carmen
Sobacchi
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