| |
Paesaggi nel tempo. Sguardi diversi
Casa Robegan - Treviso
esposizione artistica dal 19 ottobre al 17 novembre
2019
 |
 |
 |
|
|
da sx Giovanni Lenti, Roberto Fontana e Antonio Favale nell’ordine
delle rispettive tre opere in secondo piano |
Ritorna il
successo per gli artisti grottagliesi a Treviso, il pittore
Antonio Favale e il
ceramista Giovanni Lenti, ancora una volta in una indovinata simbiosi espositiva
e quindi sempre attesa.
In questo evento -
introdotto da Roberta Gubitosi docente di storia dell’arte - che vede quale
prestigioso sito la rinascimentale Casa Robegan, i Nostri hanno voluto al loro
fianco l’architetto opitergino, e illustre trevigiano d’adozione,
Roberto
Fontana, che con le sue opere aveva risolto i tanti problemi connessi alla
ricostruzione postbellica e che non cessa di essere un cardine di riferimento
progettuale. Nell’esposizione di Casa Robegan è presente in qualità di pittore a
perfezionare un trittico di notevole realizzazione, un vero momento di magia
estetica nella mappa artistica a Treviso. Le sue sono tele di indiscutibile
impronta pittorica trevisana, dove l’indugiare sul pennello e l’accendere
i colori, pur in richiamo a un incancellabile primo amore d’architetto.
sono l’inequivocabile peculiarità così amata tra la sua gente. Nella foto la sua
opera “La casa rossa” al centro, con le interpretazioni di Lenti e di Favale.
Dei Nostri
conosciamo bene gli esiti in mappa nazionale e ben oltre, con quel plauso che
Giovanni Lenti riscuote dall’86 e Antonio Favale dal ’93.
Lenti
è l’esteta che, degno epigono dei
figuli grottagliesi all’alba del millennio, omologa nella tridimensionalità
della moderna ceramica il figurativismo tradizionale delle tele, giammai negando
la paesaggistica. Non è però
una semplice cessione d’immagini alla terracotta ma è la stessa terracotta che
ne assume le sembianze, imprimendovi l’estro di una originale luce e di una
doviziosa varietà cromatica che suggestionano l’osservatore, il quale ne diviene
così un fruitore. In esposizione un magnifico semirefrattario “Mare nero”; qui,
in rilievo ottico balzante da un tris colorato, appare L’Orsa Minore che con la
Stella Polare pare voglia significare il dovere degli artisti, degli uomini
tutti, di intraprendere figurativamente la corretta rotta di navigazione.
Favale,
dal canto suo, affascina ove pone sulle
tele i propri racconti di vita, le quali sovente traspirano dei colori pugliesi,
grottagliesi, arricchendoli di proprie emozioni che aveva ricevuto al cospetto
di quelle fonti d’ispirazione e che riesce a replicare negli osservatori. La sua
è una cromia ora turbolenta ora pacata, appartenente alle percezioni di un
microcosmo che avverte nel suo intimo, ognora privo di adulterazioni, in lui
straordinariamente congeniale e che pertanto non può non segnarne l’originalità
espressiva. Favale, infine, come avevo già asserito in altri spazi, possiede la
capacità singolare di sublimare la propria arte, insomma di renderla articolo
letterario. Qui in esposizione la tela “Oltre il campo, il mare” la cui
tropologia induce a riflettere sull’impercettibile immensità che attende tutti
noi creature oltre l’esistenza naturale.
| |
 |
rubrica |
|