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Personale di Giovanni Iurato
Giovanni Iurato,
dal 17 dicembre 2017 al 17 gennaio 2018,
via
Libertà, 49
Pachino (Siracusa).
Da
tempo non assistevo ad una mostra personale di Giovanni Iurato. Nel gennaio 2018
sono andato a visitare una sua mostra a Pachino che aveva allestito durante le
feste di Natale 2017 prolungandosi oltre la metà di gennaio del corrente anno.
Le opere sono state esposte poco lontano da dove alcuni anni addietro Iurato
aveva riunito molti pittori di Pachino e da tutta Italia, oltre che stranieri
come il belga Jean-François Pire, dando a quella comunità di artisti entusiasti
e molto attivi il nome di “Pittori del Portico”.
Era quasi un ritorno alle
origini di quel gruppo artistico quando questi giovani pieni di entusiasmo
offrivano agli occhi incantati dei visitatori i loro lavori o in collettive o in
personali. Ritrovare sulla stessa strada a poche porte di distanza una mostra di
pittura e per di più con le opere più recenti del suo ideatore Giovanni Iurato,
è stato per me un ritorno alle radici, ma con l’esperienza di anni e anni di
maturazione. Una crescita artistica che è evidente nelle ultime opere la cui
lettura ci riporta alla sua terra di origine dopo essersi trasferito da parecchi
anni a Milano dove ha svolto la sua attività. Di là si è spostato saltuariamente
e ha trovato nuova ispirazione in alcuni tra i più rinomati luoghi che hanno
ispirato altri celebri pittori. Le sue escursioni a Parigi hanno messo buona
linfa ad alcune sue opere che hanno trovato solleciti acquirenti fra i
collezionisti e che si sono ispirate alle lezioni pittoriche della fine
dell’ottocento e tutto il
novecento. Una acquisizione sorprendente dei valori pittorici che lo ha reso
appetibile a numerosi collezionisti.
Mi hanno colpito molto “Barche al porto” e “Al porto di Capopassero”. Le
onde che s’infrangono contro gli scogli spumeggiando di bianco, nel primo; il
senso realistico del tratto pittorico, in ambedue, mentre le barche
fanno rientro nell’insenatura e le nuvole del cielo si confondono col mare e i
frangiflutti. Hanno un tocco che ci riporta alle grandiose esperienze
dell’impressionismo di Monet e del post-impressionismo di Van Gogh, ma con
elementi che evidenziano il percorso di un secolo di pittura,
dall’espressionismo francese di Soutine e di Toulouse-Lautrec, e che senza
entrare nel gorgo rivoluzionario del cubismo o del futurismo, mantengono il
contatto con la realtà “evidente” arricchita dall’elaborazione mentale
dell’artista.
Iurato “rivede” la natura, la realtà, e le modifica secondo il suo estro
dando di esse l’essenza della sua ispirazione che fissa sulla ruvida tela di
juta le sue suggestioni e interpretazioni. E sulla scia delle succitate opere
pongo anche “Al porto di Capopassero”, “Costa dell’ambra”, “Scogliera con Isola
delle Correnti” e “Isola delle Correnti (con Iris)”, in cui le nuvole si
specchiano sul mare, e sembra che il mare e il cielo abbiano le stesse
caratteristiche; nell’ultima, i fiori fanno da contrappeso al movimento del mare
e alla fissità del cielo vivificandone la scena: è la vita che si fa largo sul
materialismo della realtà e del paesaggio. Al posto dell’uomo, della sua
razionalità che può portarlo verso l’innaturale, l’artificiosità, i fiori che la
natura offre o sulla terra o sulla roccia e ci fa coscienti della nostra
esistenza.
Ma a niente è servita la lezione dell’ultima avventura pittorica che ha
visto dopo l’espressionismo la scomposizione dell’immagine o la semplificazione
con George Braque (Il Portoghese del 1911) nel primo caso o con Raoul Dufy (Lo
studio dalle due modelle del 1930) o Pablo Picasso (Nudo seduto del 1905) nel
secondo? Strade aperte da Munch in
Norvegia o da Soutine in Francia, ma che hanno i loro precursori in Cézanne, Van
Gogh o Gaugin. Colori forti, violenti. E che dire di Picasso che lentamente
perviene alla scomposizione dell’oggetto e così lo rappresenta. Anche il
futurismo di Balla o Boccioni è permeato di movimento, o l’astrattismo di
Kandinsky in cui la fa da padrone la figura astratta, o l’esplorazione
dell’inconscio in Chagall. Ma ecco farsi strada il
surrealismo di Mirò e di Dalì, ambedue spagnoli, in cui prevalgono l’astrazione
di Mirò, il più surrealista degli appartenenti a questa corrente come diceva lo
stesso André Breton fondatore della corrente surrealista, e la bizarria di Dalì.
Iurato non è suggestionato da tali percorsi, ma non è neppure insensibile a
questi richiami. Anche lui elabora le sue visioni pittoriche e ne nascono opere
che hanno un sapore nuovo. Ecco “Paesaggio siciliano” o “L’ultima spiaggia” o
“Alberi a Bovaria”.
In “Paesaggio siciliano” il terreno, gli alberi e il cielo si fondono in una
cascata di colori vividi da generare quasi una pittura informale, sebbene essi
conservino il loro carattere di base che li fa distinguere gli uni dagli altri.
Nelle due opere “L’ultima spiaggia” egli elabora la conclusione della vita di
un’imbarcazione, quasi un richiamo ai frequenti sbarchi dei “migranti” che
vengono dal mare, l’esito di una vicenda che sa di tristezza, ma in cui è
sottintesa la rigenerazione, la palingenesi di una vicenda che non avrà mai fine
come la nostra vita trasmessa alla nostra progenie. Ma “Alberi a Bovaria” tra il
verde dei campi pratosi, con lievi accenni di giallo, il verde degli alberi, le
nuvole grigie tra cui si fa spazio uno squarcio d’azzurro, è il simbolo stesso
dell’evolversi della vita con gli alberi che la perpetuano, il prato in cui
volteggiano i nostri sogni attutiti dall’erba, le nuvole che turbano il nostro
percorso, l’azzurro del cielo che lo conforta. Non è solo la ragione che deve
dominare la pittura, ma come in Iurato, principalmente il sentimento, che deve
stimolare l’artista al raggiungimento delle eccelse vette dell’Arte.
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Barche al porto |
Isola delle Correnti |
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