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Vico Calabrò
l'arte come devozione

Vico Calabrò, pittore, grafico, affrescatore riassume ormai nel suo nome la figura dell’artista completo, la cui genialità si esprime in tutte le versioni e con le più varie materie in un gioco che unisce la ricerca e la fantasia.

Vico Calabrò, nato fra i monti di Agordo, ha intrapreso studi scientifici all’Università di Padova e artistici all’Accademia di Belle Arti di Venezia confluiti entrambi nell’originalità dell’ispirazione.

E’ autore di numerosi affreschi in varie località, anche in pubbliche collocazioni, come al Convento di San Vittore a Feltre, nel Seminario di Treviso e, via via citando, il Museo Etnologico di Pàdola, la Dolomiti Cinematografica e la Delfino Musicale di Roma, l’asilo nido di Ponte nelle Alpi e infinite altre opere esposte in varie sedi. Di particolare rilievo l’illustrazione dell’apocalisse di Giovanni, ai vertici dell’ispirazione. Numerose e frequentissime le mostre personali in Italia, mentre all’estero l’artista ha esposto a Malta, Svizzera, Unione Sovietica, Francia, Polonia, Giappone, Germania, Cecoslovacchia, Olanda.

Oltre alle sue ordinarie avventure estetiche, trovano posto le litografie, le incisioni accanto ai dipinti, ai mosaici, agli smalti, ecc.; e continua con speciale passione la sua attività di illustratore di libri, in sintonia con autori sia esordienti sia da tempo affermati.

La genialità di Vico consiste nella capacità di unificare spiritualmente valori della testimonianza e dell’invenzione. Perciò i temi dell’artista possono essere ispirati al mondo paesano (specialmente del mitico), che egli rappresenta in scenari e costumi reali e poetici, come da giochi simbolici ove la fantasia evade in creazioni sorridenti o in contemplazioni di magiche irrealtà.

Nella fase più recente l’arte di Calabrò ha abbandonato le forti qualità polemiche con cui in passato metteva magistralmente alla berlina l’avidità e l’egoismo dei dominatori. Di quella attitudine di denuncia restano ora le sfumature di un’ironia frammischiata alla profonda compassione per le illusioni dell’uomo moderno.

Il rimedio che la sua opera offre al nostro tempo fa tutt’uno con la gentilezza della sua arte che unifica tante suggestioni in linguaggi di segni, spazi e colori trasfigurati in poesia. In sintesi l’arte di Vico non risponde solo a motivazioni estetiche, ma si presenta come messaggio di umana devozione.


 

Una mostra “aerea” di Vico Calabrò

Vico Calabrò, uno dei nostri maggiori artisti iconografi, pittore, in veste di disegnatore, incisore, ceramista e affreschista, ha inaugurato di recente a Feltre, nella “Bottega del quadro”, una splendida mostra che ha riscosso, ancora una volta, consensi unanimi per la genialità e la novità delle opere esposte sotto i diversi profili di una percepibile levitazione formale e spirituale. Per i dipinti presentati l’autore ha usato in prevalenza cera su tavola stuccata, elemento adattissimo alle variazioni tonali preferite.

Molto interessante la rappresentazione evocativa del violino: riflesso, sul ghiaccio, sull’acqua, come evaso da sfondi di perfetta intonazione poetica/onirica. Significativi di tali riflessioni timbriche si rivelano i lavori dai titoli “Silenzio”, “Ormai è silenzio”, “Evasione”. Splendide, inoltre, e anch’esse levitanti, le opere “Barca abbandonata”, “Musa e tempo”, “Castello”, “La Liguria di Montale” dove un’estasi pacata sostiene la fantasia.

Ammirando i lavori di Calabrò, il visitatore si sente pervaso da un fremito indefinibile, che lo porta a penetrare nel pensiero e nell’ispirazione dell’artista con l’effetto di indicibile partecipazione interiore. L’attuale mostra rimarrà aperta fino al 17 maggio p.


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