Intervista a Fabio Strinati su Obscurandum
a
cura di Velio Carratoni

Nella
prefazione al tuo Obscurandum (Fermenti), Sara Picardi ti definisce “viaggiatore
sedentario, contestatore pacifico, rompicoglioni piacevole, intellettuale
contadino”, che altro?
Sara Picardi è riuscita a dipingermi in maniera "quasi"
perfetta, ma... detto questo, penso di essere una persona/anima in continua
evoluzione; spesso, faccio passi indietro con la speranza di poterne fare poi
due in avanti, e viceversa! Adoro muovermi nel tempo. Mi sento come un metronomo
intrappolato dentro a una clessidra.
Dove ti piace tenere i due piedi o almeno uno dei due?
Tutto si gioca nella testa, e di conseguenza, preferisco
tenere anche là dentro i miei piedi! Poi, se proprio debbo sceglierne uno dei
due, e un posto/luogo dove poterlo parcheggiare, be', mi viene in mente: "piede
destro sulla piazzuola di sosta di sinistra".
Cosa pensi della tua attività e della tua poesia?
Penso che in fin dei conti mi rispecchino molto. Adoro
muovermi un po' qua un po' là passando attraverso stanza poetiche nebulose e
ambienti un attimino più chiari ed arieggiati. Adoro il chiaroscuro; spesso, la
mia "poesia" (che io reputo molto frugale ed artigianale), rispecchia più i miei
modi di fare, rispetto a ciò che ho dentro la mente in un determinato momento.
Da dove provieni?
Ci stavo pensando proprio l'altro giorno. Penso... da qualche
parte strana, nel cosmo... Oppure, da un qualche lago sparso per il mondo.
Forse, un lago nel cielo!
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