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Nicoletta Corsalini

1 - Nicoletta, c’è stato uno stimolo particolare che, da altra varia tipologia letteraria, ti ha spinto a scrivere l’ottimo, recente saggio su Oriana Fallaci? O forse s’è trattato d’un quid d’istintivo, latente da tempo?

Il percorso che mi ha portata alla realizzazione del saggio su temi presenti nelle opere di Oriana Fallaci (e… Emilio, grazie per l’aggettivo che hai usato riferendoti a esso) ha radici lontane. Infatti, sono rimasta affascinata dalla figura e dalle opere della scrittrice molti anni fa, dopo aver letto Lettera a un bambino mai nato e Un Uomo. Il contenuto e le storie narrate in questi due libri mi avevano turbata e, al tempo stesso, conquistata. E non li ho più dimenticati. Già da allora mi ero ripromessa di leggere tutti gli scritti della Fallaci per conoscere meglio la donna e «lo scrittore». Per questo, penso che è stata l’istintività, mista però all’interesse per i temi da lei trattati nelle sue opere (temi verso i quali sento una forte attrazione), a spingermi a realizzare il saggio Oriana Fallaci. Amore, vita e morte nelle sue opere (Edizioni Agemina, 2014).

2 - Perché ti sei concentrata proprio sulla Fallaci? C’è qualcos’altro al di là d’una scontata simpatia geografica, da intravedersi nella territorialità regionale toscana che ti lega alla giornalista?

Come ti ho già detto, Emilio, ho rivolto la mia attenzione verso gli scritti di Oriana Fallaci per tentare di conoscere meglio – senza nessun preconcetto o filtro intellettuale di varia natura – una scrittrice e una donna, a volte osannata, a volte denigrata, attraverso le sue stesse parole.

Circa quattro o cinque anni fa, dato che avevo deciso di completare un percorso di studi letterari, ho intuito che il momento e l’occasione per studiarne a fondo le opere era finalmente arrivato. Così, ho iniziato a ricercare e consultare scritti di qualsiasi genere che parlavano di lei, della sua vita e delle sue opere; ho letto e riletto i suoi sconcertanti reportage e le sue incredibili interviste, i suoi romanzi, i suoi articoli e ho notato che i tre temi: amore, vita e morte vi sono presenti con insistenza sia trattati singolarmente sia intrecciati ad altri di varia natura. Al termine di questo percorso di studio, nel quale mi ero concentrata soprattutto sull’analisi di quattro libri, ho deciso di continuare ad approfondire e ampliare ciò che avevo già scritto analizzando altre quattro opere e consultando altro materiale critico, e non, il quale riguardava la Fallaci e le sue opere. E soltanto dopo un ulteriore anno e mezzo di lavoro è stato pubblicato Oriana Fallaci. Amore, vita e morte nelle sue opere.

Il saggio, dopo un’Introduzione nella quale parlo brevemente del modo di sentire e concepire la scrittura da parte della scrittrice, della sua vita e delle sue opere, si struttura in otto capitoli, nei quali tratto separatamente i seguenti libri: Penelope alla guerra (1962); Se il Sole muore (1965); Niente e così sia (1969); Lettera a un bambino mai nato (1975); Un Uomo(1979); Insciallah (1990); Intervista a sé stessa. L’Apocalisse (2004); Un cappello pieno di ciliege (2008, pubblicato postumo dal nipote Edoardo Perazzi), seguendo l’ordine cronologico della loro pubblicazione.

Come hai potuto vedere tu stesso, in copertina è riprodotta una splendida immagine di Oriana Fallaci, giovane e solare, fotografata dal M° Paolo Di Paolo a Venezia nell’estate del 1960, rimasta fino a oggi inedita. Le foto in realtà sono tre, quella in copertina, un’altra in quarta e una all’interno che precede un aneddoto del M°, legato al suo incontro con la scrittrice e agli stessi scatti realizzati. Perciò sono davvero grata a Di Paolo per la sua impagabile e squisita disponibilità.

Oggi, dopo aver letto gli scritti di Oriana Fallaci, posso affermare che non si può rimanere indifferenti verso ciò che scrive: o piace o non piace. A me piace. E ho realizzato questo saggio anche con la speranza di stimolare in chi lo leggerà il desiderio di conoscere (o conoscere un po’ meglio) le opere di grande spessore letterario di questa scrittrice e giornalista italiana, conosciuta in tutto il mondo, alla quale mi sono avvicinata senza nessun pregiudizio, ma con tanta curiosità e passione.

Per quanto riguarda invece l’altro tuo quesito, posso dirti che Firenze e la Toscana hanno esercitato su di me un’attrazione irresistibile, fin da quando al liceo (frequentato in Molise, regione nella quale sono nata) ho letto la Divina Commedia di Dante, i racconti del Decamerone di Boccaccio, le liriche del Canzoniere di Petrarca. Da allora il capoluogo toscano è diventato per me il luogo, la meta da raggiungere. Mi sono fermata e ho vissuto, invece, per molti anni a Prato e solo da poco tempo risiedo ad Agliana, però, sia dalla prima città che dalla seconda, Firenze dista pochi chilometri e posso raggiungerla agevolmente. Vivendo ormai da tanti anni in questa regione ho imparato ad apprezzare la schiettezza e l’umorismo dei toscani, nonché la loro innata ironia sdrammatizzante; caratteristiche che ho ritrovato anche in Oriana Fallaci, «una fiorentina pura» come lei si definiva.

3 - Se dovessi tu stessa giudicare quest’ultimo tuo lavoro su Oriana Fallaci quale confronto faresti con quanto hai pubblicato in precedenza, globalmente parlando? Ed, obiettivamente, a prescindere da eventuale positiva critica, quale ti sembra che sia l’esito sortito, proprio in termini di qualità?

Il saggio sulle opere della Fallaci è un libro a sé stante, troppo diverso da quelli che ho precedentemente pubblicati per raffrontarlo a essi. Anche se nel corso degli anni ho scritto numerose recensioni, prefazioni o note critiche a raccolte di poesie o a libri di narrativa e un saggio breve sulle opere della scrittrice Dolores Prato (ancora inedito), mai mi ero cimentata con un lavoro così complesso e impegnativo.

Per quanto, invece, riguarda un mio parere sull’esito del lavoro, non credo di poterlo esprimere, poiché il mio coinvolgimento emotivo e mentale durante la sua realizzazione è stato totale e confesso ancora lo è. Inoltre, ho una brutta abitudine, quando rileggo ciò che ho scritto (specialmente le bozze), ho sempre la sensazione che avrei potuto fare meglio e allora leggo, apporto modifiche o aggiunte, e solo con una grande forza di volontà decreto che un libro è pronto per la stampa. Per questo, penso che solo i lettori, come d’altronde è giusto, siano i più indicati a esprimere un giudizio, positivo o negativo su di esso.

4 - Tra poesia, narrativa e saggistica cosa pensi che possa trovare maggior riscontro nei confronti del potenziale lettore? E tu medesima, cosa preferisci o preferiresti leggere?

Dalle statistiche e dai sondaggi ufficiali risulta che la narrativa è il genere preferito dai lettori italiani, anche la mia esperienza personale mi porta a concordare con questo risultato. Infatti, la maggior parte delle persone con le quali parlo di libri ammette di preferire quelli di narrativa, a quelli di poesia e saggistica. E, non di rado, sottolineano che preferiscono quelli non troppo impegnativi, poiché la vita quotidiana è troppo stressante e sentono il bisogno di rilassarsi con storie coinvolgenti e a lieto fine. Al contrario, io sono una lettrice onnivora, leggo davvero di tutto. Spesso leggo raccolte di poesie e libri di prosa contemporaneamente, passando con naturalezza dall’uno all’altro. Insomma, la parola scritta è una mia compagna di viaggio da sempre, da quando ho iniziato a leggere mi accompagna ovunque vada.

5 - Parliamo infine esclusivamente di poesia. Cosa puoi dirmi circa i tuoi orientamenti? Ed ancora: orientamenti e preferenze, secondo il tuo modulo d’applicazione, coincidono? Inoltre, hai degli autori-pilota che ti aiutano a cimentarti nei versi?

In realtà non ho mai guardato a un movimento letterario particolare, ma ho piuttosto seguito l’estro e l’ispirazione del momento, cercando però di rinnovare il mio modo di scrivere sia nella forma sia nei contenuti. Nei testi, infatti, esprimo non solo le mie emozioni o riflessioni, ma pure le peculiarità del mondo nel quale vivo, i problemi ambientali, le ingiustizie sociali e civili, ecc. E ammetto di non avere nemmeno un poeta-guida e se nei miei versi traspaiono delle similitudini con quelli di altre figure è per pura casualità, oppure, si tratta di reminiscenze inconsce di letture passate o attuali.

6 - E per finire, pensi che una vera tendenza poetica, o un certo nucleo di tendenze, possano essere estrapolate quale eventuale presente epocale? Credi che possano essere demarcati dei precisi confini geografici da questo punto di vista o ritieni che, almeno nella nostra Penisola, regni, a grandi linee, una certa uniformità d’intenti?

Negli ultimi decenni un numero impressionante di sillogi o antologie poetiche sono state pubblicate (spesso stampate in poche copie e conosciute solo dagli addetti ai lavori o dagli amanti della poesia), ma soltanto pochi nomi di poeti sono noti, e, quasi sempre, si tratta di autori i cui libri sono stati stampati da grandi case editrici italiane o i cui testi sono stati inseriti nei libri scolastici. Oggi, a mio modesto parere (che naturalmente non vuole avere una valenza critica), in base a quello che sto leggendo e che ho già letto, non vedo in Italia una tendenza poetica predominante, quanto piuttosto una grande libertà espressiva. Non mancano sperimentazioni o temi ricorrenti, legati al nostro essere uomini o specchio dei nostri tempi, come quelli intimistici, civili o sociali; o quelli riguardanti la distruzione della natura, il consumismo e le sue conseguenze, la globalizzazione, il terrorismo, le nuove tecnologie, ecc. Comunque, penso che anche attualmente, ci siano proposte per nuovi modi di fare poesia degni di attenzione e sperimentazione, un esempio è dato, Emilio, dal tuo interessante e innovativo “libro manifesto”,Reale apparente. Giochi d’esistenza. Da parte mia, suppongo che, forse, sia la maniera di fare poesia sia la sua fruizione nei prossimi anni cambieranno in modo imprevedibile. E la svolta (però dagli esiti e dalle problematiche sconosciuti) sarà data da una maggiore diffusione degli e-book, dei blog, dei siti letterari, ecc. Una svolta che potrà portare a una maggiore condivisione dei testi scritti, ma, purtroppo, anche a una grande confusione dovuta all’ingestibilità della rete e all’attuale mancanza di norme specifiche e chiare che tutelano gli autori e i loro scritti.

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