Cosa vuol dire giocare ?
Intervista allo psicanalista triestino Silvio Cusin

Meno di due settimane fa, nella
provincia di Ascoli Piceno, tre bambine di età compresa fra gli 8 e i 10 anni
hanno sotterrato “per gioco” tre gattini vivi, che si sono salvati solo grazie
all’intervento di adulti.
L’Aidaa (Associazione italiana
difesa animali e ambiente) fornisce un dato agghiacciante: sono più di 400 i
gatti e cani seviziati da bambini e ragazzi di età compresa fra gli 5 e i 14
anni nell’ultimo anno. Le segnalazioni arrivano da Sicilia, Calabria, Puglia,
Marche e Lazio, anche se non mancano casi anche nel centro-nord. Si tratta di
atti di crudeltà efferata, compiuti sempre su cuccioli, che portano alla morte
gli animali dopo sofferenze atroci. Il trattamento per i cagnolini è percosse
fino all’impiccagione o il rogo (li bruciano vivi); i gattini invece sono
picchiati, sbattuti sui muri, uccisi a bastonate, con la scopa o affogati.
Per affrontare queste
inquietanti realtà abbiamo incontrato lo psicoanalista triestino Silvio Cusin,
punto di riferimento per tutti gli allievi formatisi con lui a Milano e Trieste,
già direttore del Servizio di Psicologia del capoluogo giuliano, terapeuta
ancora attivo nella sua città e assiduo studioso del rapporto primario con la
madre, considerato al centro della personalità.
Professore, cosa ci dicono
le azioni di queste bambine?
Comunicano un
linguaggio che hanno appreso in famiglia, cioè il sadismo. Sadismo che, anche
quando non è esplicito, viene rappresentato attraverso simboli, allegorie e frasi
del linguaggio comune familiare. Faccio un esempio: i genitori dicono:“Per me
che crepino tutti!”, “Pensa a te nella vita!”, “Chi se ne frega!”, “I gatti (o i
cani) puzzano!”. I bambini assorbono la carica aggressiva di codeste frasi e poi
la agiscono come è accaduto ad Ascoli Piceno.
Certo che fa impressione,
quasi raccapriccio, pensare a bambine che invece di esternare tenerezza con i
loro animali di peluche o le bamboline volevano uccidere gattini, da sempre
ispiratori di dolcezza infinita.
Gesto assai chiaro:
stavano inscenando una sorta di “aborto genitoriale”.
Ovvero?
Nelle loro famiglie
possono esser stati affrontati discorsi contro la possibilità di avere altri
figli, sulla fatica che costa avere figli o sull’aborto stesso, e le parole
arrivano nel cuore del bambino anche se non sono dirette a lui o se la
discussione avviene solo fra adulti, ma in presenza di bambini.
Stando alle statistiche
dell’Aidaa, questi bambini non si limitano a molestare animali, li uccidono
davvero e in modo indicibile!
Certamente: sono
educati a “sentimenti zero”. Da sempre si raccontano ai bambini fiabe con orchi
e streghe che mangiano e uccidono i bambini. La differenza consiste nel fatto
che quando si racconta una storia, il bambino è predisposto anche a una morale,
un lieto fine, un “vissero tutti felici e contenti” perché l’orco o la strega
rimangono sempre sconfitti.
Mentre se il discorso è vero,
cioè riferito a fatti realmente accaduti o a parole autenticamente sentite, la
morale manca. Il bambino rimane in bilico senza capire i confini fra bene e male
e si comporta di conseguenza, per esempio torturando piccole creature innocenti.
In questo modo imita e attua la condotta emotiva appresa dai genitori.
L’anonimato che in teoria
protegge i minori, in pratica permette di denunciare solo il peccato e di
lasciare senza una meritata, chiamiamola, lezione il peccatore. Bambini che
maltrattano gli animali hanno problemi grossi …
Non v’è dubbio.
Vivono sofferenze dirette o psicologiche forti. Credo che queste forme di
educazione sadica siano coperte in 3 casi su 10. Sono mancate le comprensioni
dei bisogni dei bambini. I genitori sono spesso persone emotivamente e
sadicamente insospettabili, per esempio bravi insegnanti, professionisti, gente
con occupazioni di prestigio. Ma chi ci assicura che sotto queste maschere
integerrime non si nascondano personalità labili, nevrastenici o nevrotici
gravi?
Che adulti possono
diventare questi bambini sadici?
Adulti normali con
“morale zero” o poco più, che tradotto significa persone non necessariamente
destinate a delitti, quanto piuttosto ad azioni illecite di minore rilevanza,
come sottrarre denaro pubblico laddove possibile senza rischiare il carcere,
oppure capi-reparto che maltratteranno i dipendenti. In genere le persone che
hanno alle spalle episodi di sadismo su animali diventano adulti molto
“bisognosi” di beni materiali.
Perché l’età dei
maltrattamenti su animali oscilla dai 5 ai 14 anni?
Perché la libido
non ha un oggetto. Si divertono a uccidere i cuccioli. La frase che utilizzano
come scusa, “stavamo giocando”, è sincera, ma non è possibile definire il
significato del verbo “giocare”. Quando la libido non trova una
proiezione vitale, diventa mortido, ovvero sadismo. Il neonato che non
trova più latte nel seno che sta succhiando, morde il capezzolo della madre
“cattiva”che non lo nutre.
E lei professore, come
uomo, non come psicoanalista, quali sentimenti prova rispetto a storie simili?
Mi fanno orrore,
soprattutto per la frequenza delle forme in cui siffatti maltrattamenti possono
presentarsi: di gran lunga superiori a quelli denunciati.
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