| |
Critica e letteratura oggi
Intervista allo scrittore italo-americano Orazio Tanelli

in: Risveglio del Molise e del Mezzogiorno,
n. 3-4, 1989
Come scrittore, a
contatto con due culture diverse, quella italiana e quella americana, puoi
dire in breve qual è. a tuo parere la diversità da parte del sociale di
rapportarsi con i poeti ed i narratori contemporanei?
Chi è con i piedi in America ed il cuore in Italia sente,
spiritualmente, di aver perduto le radici primigenie e di non essere
riuscito ad alimentarsi di altra linfa vitale. Il rapporto con la comunità
italo-americana, direi l'elite intellettuale, e più che dinamico per quanto
concerne la diffusione della cultura, della letteratura e della poesia in
particolare. La stessa cosa si può dire dello scambio culturale con coloro
che hanno avuto il coraggio di rimanere in Italia e farsi là una carriera.
La diversità sociale ed intellettuale diventa abissale quando ci si mette
in comunicazione con i cultori di poesia e di arte di lingua inglese-americana. Nonostante i miei 20 anni di attività letteraria e
ventisette anni di residenza negli Stati Uniti, tale diversità ideologica e
sociale ancora persiste perfino nel mio compito di dirigere "La follia di
New York" nella quale offro spazio agli italiani
ed agli italo-americani.
Qual e a tuo parere il
posto della critica nella letteratura odierna?
Dopo la scomparsa di Gentile prima e di Croce poi, la
critica italiana si è trovata subalterna ed inferiore sia
alla poesia che al romanzo. Oggi sembra riprendersi,
superando sia l'antico formalismo
desanotisiano. sia l'attualismo gentiliano, sia l'intuizionismo crociano.
Oggi la vera critica non si pone al di sopra del poeta o dello scrittore
quasi per essere giudice che proviene dal mondo iperuranio platonico o dallo
strame biologico della estetica marxista; anche lo strutturalismo ha avuto
poco da offrire, ripiegandosi in un certo qual modo, sulle posizioni di
Francesco De Sanctis, senza avere né la capacità né l'intelligenza di
costui. Oggi io parlerei di una critica integrale che si fonda
sull'umanesimo integrale che amalgama l'ideologia e la biografia di un autore, ponendolo
nella giusta prospettiva sociale ed esistenziale.
Qual è la tua
metodologia nell'interessarti di un Autore?
La mia
metodologia, se di metodologia si possa parlare, è un po' eclettica, poiché risente dei miei studi accademici e del mio insegnamento al livello
universitario. Mentre non posso fare a meno di Croce per l'autonomia e la libertà che si riscontrano in ogni opera d'arte, vado, allo stesso tempo,
sulle tracce parenetiche di Gentile che, evitando la dicotomia tra poesia e
non poesia, ha saputo vedere nell'opera d'arte l'espressione integrale ed
unitaria di tutta la personalità dell'autore (la cui persona,
evidentemente, e inscindibile). Oltre alla biografia ed ai giudici inerenti
ad un'opera d'arte, io cerco di superare la cosiddetta "critica
fisiologica" (che si limita ai dati storici e biografici), per
penetrare l'anima dell'artista nei suoi lacerti ideologici.
Affinché tu provi interesse verso un Autore è importante che questi sia
conosciuto, affermato e che abbia già scritto motto?
A volte io
provo interesse più per un autore che non sia affermato anzichè per i
grandi della letteratura italiana e straniera. Ciò deriva dalla mia
tendenza a lanciare nuovi autori, farli conoscere al vasto pubblico,
tentando di dare loro una certa risonanza attraverso la critica. Non per
questo disdegno i grandi autori sui quali mi sono formato: Dante, Leopardi,
Petrarca, Manzoni, Pirandello, Verga, D'Annunzio, Shakespeare, Di Giacomo,
F. Jovine, Calvino, Ungaretti, Quasimodo, Montale, Saba, Campana, Pound, T.S. Eliot, Verlaine Rimbaud e tantissimi altri. Le mie recenti monografie
indicano, però, in modo chiaro ed evidente, la mia preferenza per scrittori
che sono in procinto di diventare famosi (anche se poi, per un certo ricorso
storico, non lo saranno mai). Altre mie preferenze emergeranno in altri
lavori monografici che sto preparando senza perdere tempo ne spazio.
Cosa ha
significato e significa per te essere "uomo meridionale impegnato nella
culture" in Italia?
Vi sono molti
critici in Italia che considerano riduttiva la qualifica di scrittore o
poeta meridionale. Si rivolgono agli scrittori dell'industria e della
tecnologia (Volponi, Ottieri....), senza rendersi conto del dilagante
scientismo che riduce l'uomo al positivismo ed alla concezione meccanicistica della vita. Lo scrittore meridionale tende a ristabilire un
certo equilibrio ideologico tra liberalismo ed umanesimo ed è ingiustamente
accusato di "meridionalismo", di "provincialismo", di "paesanismo". E' tempo
ormai di indagare le vere componenti ideologiche e metafisiche che
sottendono le tematiche degli scrittori e dei poeti del nostro Sud: il
riscatto e l'emancipazione di mezza Italia, abbandonata per tanti secoli
(ed anche oggi sotto l'illustre sistema democratico, che non convince
nessuno con la Cassa del Mezzogiorno, che è una cassa priva di fondo e di
fondi necessari al fabbisogno). Si tratta di impegno che conduce alla
libertà e all'emancipazione individuale e sociale. L'emarginazione è un
sintomo chiaro della malattia.
Come
vedi nel contesto Italiano la letteratura meridionale» oggi, in relazione
alla «letteratura settentrionale» ed alla letteratura in genere?
Io mi sono
occupato di pochissimi scrittori e poeti settentrionali, non perché non li
ritenga validi, ma semplicemente perché molti di essi sono appoggiati da
grandi case editrici votate al consumismo ed alla propaganda politica.
Inoltre, essi sono appoggiati da una critica ufficiale che può fare a meno
dei miei umili interventi (come io faccio sinceramente a meno di loro). | |
 |
rubrica |
|