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Intervista a
Federico Toniolo
nr. 1 di Gennaio 2011
"L'Eco di Mogliano Veneto",
Puoi dire qualcosa di questo titolo, così
forte, Anime Naufraghe?
Anime naufraghe perché, secondo me, ognuno di
noi è naufrago nel Mare della Vita e và alla perenne ricerca di sé stesso.
I racconti infatti cercano di esplorare un
mondo, troppo spesso lasciato in ombra, orbitante attorno alle emozioni che
affiorano in ogni persona quando si ritrova sola a riflettere.
Diciamo che ogni uomo, durante la giornata, è
passeggero di un' enorme nave costruita su apparenze da donare agli occhi
altrui; una volta che non c'è più alcuno sguardo puntato su questa nave senza
sostanza, essa si smantella assieme alle certezze che la tenevano unita, ed ecco
che, in solitudine, l'uomo si ritrova naufrago, in balia delle onde che si
creano grazie al soffio di quei potentissimi venti chiamati sentimenti.
I racconti hanno dei legami, c'è un'idea, una
struttura che accompagna il libro?
Pur non essendo legati direttamente tra loro, i
racconti che compongono il libro possono essere interpretati come passi di un
unico cammino.
C'è un' evoluzione continua nel pensiero dei
protagonisti che probabilmente culmina, nell' ultimo racconto, in quella che a
mio avviso è la vera volontà di ogni individuo.
Tutto comunque può essere riassunto nella frase
Coranica che ho voluto inserire prima di ogni mia parola in Anime Naufraghe,
ovvero " In verità l'uomo è stato creato instabile ".
Federico, numerosi sono i riferimenti simbolici
nei tuoi racconti, puoi svelarne alcuni?
Essendo racconti che spesso si distaccano dalla
realtà e sfociano in atmosfere oniriche e surreali, in alcuni di essi è data
grande importanza ai sogni ed alla loro interpretazione.
Anche gli animali hanno un ruolo principale in
molte pagine del libro, in essi però vengono capovolte le etichette standard
legate solitamente alle loro figure; compare più volte anche il rapporto, sia
timoroso che conflittuale, tra l'uomo e Dio.
Altro simbolo che appare volutamente all' inizio
ed alla fine del libro è il mare.
Quali sono i tuoi principali riferimenti culturali e letterari?
Premetto che mi ritengo fortunato ad aver
coltivato da solo la passione per la lettura senza aver avuto degli input
esterni che mi dicevano come leggere ed interpretare un determinato libro o
scrittore.
Una cosa che faccio sempre appena "incontro" un
autore che non ho mai affrontato è leggerne la biografia: solo immedesimandomi
nella sua vita e cercando di capire la sua condizione durante la stesura del
libro mi sento in grado di dare un' immagine alle sue parole.
Amo leggere e rileggere gli scritti di Michail
Lermontov (su tutti " Il demone "), Fedor Dostoevskij ( " Memorie dal sottosuolo
" ne è per me l'apoteosi) , Hermann Hesse ( il suo " Il lupo della steppa" è il
libro dove, anche a detta di chi mi conosce fin troppo bene, la personalità del
protagonista è molto simile alla mia ).
Oltre a loro mi piacciono molto le atmosfere che
si vivono nei romanzi di Murakami Haruki ed ultimamente sto apprezzando molto le
opere teatrali soprattutto di Anton Checov.
Come nasce e cosa rappresenta per te la
scrittura?
Ricorderò per sempre il momento in cui ho deciso
di dedicarmi alla scrittura o almeno di provarci: era l'inverno di un paio di
anni fa e me ne stavo un sabato notte steso sul mio letto a leggere "L'Aleph"
, una raccolta di racconti di Jorge Luis Borges, prestatomi la sera stessa da un
amico.
Nella stanza faceva freddo e le coperte
mitigavano a malapena la temperatura del mio corpo: ecco, non appena lessi il
racconto "La casa di Asterione" il freddo scomparve.
Provai gli stessi brividi che provo ora ogni
volta che lo rileggo. I brividi di un innamorato...e direi che ho cominciato a
scrivere proprio per Amore.
La scrittura per me rappresenta la miglior parte
di me stesso, la parte più coraggiosa, la parte più libera, la parte che ride e
piange senza limiti.
La scrittura è il mio salvagente nel Mare della
Vita, perchè anch'io, come tutti voi, sono solo un naufrago in balia delle Sue
onde.
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