Ferruccio Gemmellaro torna in libreria
intervista con l'autore
"Stato Quotidiano", Manfredonia
17 maggio 2016
Ferruccio Gemmellaro
torna in libreria con un’antologia dark di ventinove racconti tutti
rigorosamente “italici” e ispirati alla tradizione orale locale mai avara di
particolari tanto incredibili quanto agghiaccianti. In Semaforo nero
(Piazza Editore) i luoghi misteriosi italiani e le peculiarità regionali vengono
miscelati per una letteratura di genere che in Italia ha goduto sempre di ampi
consensi di pubblico. L’intento di Gemmellaro è anche quello di mostrare al
lettore gli archetipi della paura che intesse la società italiana, o meglio
regionale. Stando all’autore il lettore si sorprenderà nell’omologare il proprio
alter ego psicologico ad alcuni personaggi. Nel frattempo di scoprire se si è
più affini inconsciamente alle vittime o ai carnefici abbiamo posto alcune
domande all’autore.
Ferruccio il tuo ultimo lavoro “Semaforo nero” si distacca
notevolmente dalla tua produzione letteraria recente. Hai concluso due
tetralogie, una composta da romanzi storico-biografici e una da manifesti
culturali inerenti l’Omologismo, ora hai riscoperto il primo amore ossia il
racconto?
Non è una questione di genere quanto di contenuti: ho voluto riprendere
la dimensione dell’onirico e del mistero che tanto mi suggestiona e che
avevo intrapreso a sondare negli anni settanta con l’opera prima L’Acchiatura
seguita da Quella notte fatta di sogni e di mistero del 1989 e Racconti
cisfantastici del 1999. In Semaforo nero ogni regione italiana è
rappresentata con un proprio racconto. Mi sono ispirato alle narrazioni
tramandate da generazioni per impostarvi una sorta di “italico horror”. Ho
scelto di scrivere legando molto le storie alla geografia e dall’onomastica
della nostra penisola perchè credo sia necessario porre un argine a ciò che
ci propinano i canali mainstream di intrattenimento così remoti dalla nostra
storia e delle nostre tradizioni.
Stai dicendo che ormai siamo irrimediabilmente globalizzati?
Giusto in questi giorni, in qualità di membro coordinatore della giuria
del 21° concorso letterario scolastico nel comune in cui vivo nel Veneto,
sto visionando i racconti dei ragazzi (classe V primaria e le tre
secondarie): molti preferiscono inserire le loro storie in ambientazioni e
scenografie che appartengono a quella peculiarità “esterofila” di cinema, di
televisione e di lettura. Invece l’insolito e il misterioso potremmo averlo
in Italia e non accorgercene.
La Puglia come viene raccontata in Semaforo nero?
La Puglia è ben rappresentata con otto di queste “storie di paura” e non
ho dimenticato la mia città adottiva, Manfredonia. “Pònde de stèlle” è il
racconto impregnato di arcano che ho dedicato ad essa.
Manfredonia in effetti ha avuto sempre un posto speciale nel tuo immaginario
narrativo e non a caso il tuo primo romanzo della tetralogia di personaggi
femminili è incentrato su Giacoma Beccarini. Come hai fatto ad approdare nel
Golfo?
A Manfredonia ho trovato Michela la compagna di una intera vita (mezzo
secolo) scomparsa giusto un anno fa. Parte della mia vita si è svolta qui
fra i lidi di Siponto e sono stato un entusiasta frequentatore della vita
culturale e sociale della città fondata da Manfredi.
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