Puozz' sculā!
La doppia sepoltura delle clarisse

Le
cantarelle - Ischia - Castello
aragonese - ph F. Gemmellaro
L’informazione storica
felicemente riportata su SQ, in riferimento alla particolaritā delle antiche
clarisse di Manfredonia, le spoglie delle quali pare siano state ritrovate in
posizione sedute, apre un capitolo via via dimenticato.
Tra le comunitā meridionali,
nei conventi di Santa Chiara, le clarisse praticavano la tradizione della doppia
sepoltura.
Il vecchio monastero nel
castello aragonese di Ischia ne conserva le tracce a mo’ di museo.
Essa consisteva in un rito
davvero macabro: una consorella anziana, per mezzo di una sorta di bisturi,
con abilitā
da esperta, recideva la cute della salma negli incavi tra le gambe e i glutei,
prima d’essere trasportata immediatamente nella stanza delle cosiddette
cantarelle, ovverosia dei sedili di pietra, talvolta decorati con motivi
floreali, muniti di spalliera e foro al centro del piano di seduta, alla stregua
dei seggioloni per i bambini; al di sotto, infatti, era collocato un catino.
Il sostantivo
popolare “cantarella” dovrebbe, infatti, discendere dal greco kantharos “coppa”.
La posizionavano,
quindi, seduta e nel sottostante “cantaro” cominciavano cosė a tintinnare gli
sgocciolamenti degli umori; esso sarebbe stato svuotato periodicamente dalle
monache, alla fine delle orazioni, che ogni giorno qui le recitavano
ritualmente, allo scopo di meditare sulla morte.
Poteva capitare che
il cadavere potesse affiancarsi ad altri giā collocati, tutti posti sulle
cantarelle e in quella maniera sarebbero restati sino alla completa
disidratazione, quando sarebbero stati trasferiti, ammucchiati nell’ossario
comune o anche sistemati su apposite seggiole mortuarie.
Da tutto ciō nacque
quella locuzione dal valore di invettiva, se non di malaugurio, adottata dalle
popolane napoletane infuocate dai litigi: Puozz' sculā! “che tu possa
scolare!”.
Per inciso,
quando nel 1995 feci delle ricerche a Manfredonia per la stesura della biografia
sulla sultana Giacoma Beccarino\i, correva voce che essa, giā educata dalle
clarisse, che il suo corpo fosse stato destinato nelle cripte di Santa Chiara,
diversamente dall’opinione che lo vorrebbe a Malta, dove aveva raggiunto il
figlio, un alto prelato.
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