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Voci tra le pieghe dei passi
È sempre un piacere dello spirito e della mente
leggere la poesia di Laura Pierdicchi. Possiede i ritmi profondi
dell’ispirazione e il respiro dell’ondosa vastità dell’anima. La parola si
coniuga col conforto della memoria, con l’ampiezza dello sguardo e con la
sostanza del pensiero.
Pochi versi e si avverte il flusso di un discorso
che sale dalle profonde pieghe dell’essere, dove ha seme e radici, passa tra le
maglie di una razionalità che pesa, seleziona e giudica prima di avviarlo ad una
ricca germinazione di episodi irrorati dall’umana storia. Ogni verso si apre
alla conoscenza e consegna al lettore un frutto che nutre e che consola.
La Pierdicchi ha superato la consueta melodia del
canto poetico e, seguendo una sua innata propensione, si è posta nel corpo della
parola, ne ha scardinato il ritmo dei numeri sillabici e le ha dato una
musicalità interiore, sostanziale. Avvalendosi poi della tonalità, che il
significato le porge, si insinua nella struttura scritturale sollevandola a
composizione armoniosa, indipendente dalla disposizione formale e presentandosi
indifferentemente sia nel respiro ampio della prosa, sia in quello breve del
verso. Giustamente Paolo Ruffilli, nella colta, approfondita e, direi, ispirata
prefazione, parla di “un libro originale, nel taglio, nell’orchestrazione,
nelle figure e nelle situazioni: una sorta di sceneggiatura teatrale in versi, a
più voci giocate a ricomporre il quadro storico ed umano del secolo passato.”
La raccolta si divide in tre tempi e si caratterizza, come ci suggerisce
l’autrice nella premessa e come emerge dalla lettura, da un continuo confluire
di voci sul palcoscenico dell’esistere, dove ogni cosa si addensa e si dirada,
s’intreccia e si discioglie, per cui assistiamo ad una rappresentazione del
tempo che si mostra nella sostanzialità di un presente sfrangiato, ma teso alla
ricostruzione del passato e alla programmazione del futuro per manifestarsi,
alla fine, in un fluire continuo degli eventi. Significativi i versi
“Nell’insieme il sistema si misura | dalla instabilità degli atti-ballano
| le
previsioni sul filo di tensione | nella complessità dei vincoli | e strappi che
ogni azione genera | tuttavia | il compito assegnato supera la fatica | e regala
divagazioni astrali. || Stupore | lo sviluppo e la trasformazione”( pagina
23). Versi atti a introdurci in una danza metafisica del tempo che coinvolge la
nascita e la morte, la lotta e la pace, la gioia e il dolore, la memoria, la
solitudine, il silenzio. Concepire nell’esaltazione per poi abbandonarsi a un
vago senso di straniamento a cui segue l’attesa; partorire nel dolore che
precede il senso della realizzazione e della completezza “Sangue contro
sangue | nel consumarsi e nel trasformarsi” (pag. 26). Dal crogiolo
dell’esistere fuoriescono, spinti dall’energia interiore, tutti gli elementi
negativi e positivi che costituiscono l’essenza dell’esserci, dando forma a un
gioco pirotecnico che, tra esplosioni di luce e dirupi di buio mostrano
l’orizzonte della nostra dimora.
E continua il racconto-viaggio della Pierdicchi,
si snoda in un continuo alternarsi di piani, simili o contrapposti, per cui le
vicende a volte si sovrappongono, a volte divergono. Ne consegue una
rappresentazione costretta a mostrare continuamente le sue diverse sfaccettature
e “Nel procedere senza scopo | lo spazio accoglie un intreccio singolare
| dove
la carne combatte | con il mistero del sentire evanescente | costruendo congetture
razionali” . Sullo sfondo, bella e misteriosa, “Venezia tramonta
austera. | È una vecchia signora | che si lascia addobbare | per fingere di
non sapere”
Caselette 05- 03- 013
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Recensione |
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