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La
nota poetessa veneziana torna a noi lettori di poesia con questo struggente
poemetto che ha per tema la sofferenza e la morte del padre. La voce della
Pierdicchi è di notevole spessore poetico e meriterebbe di essere più conosciuta
a livello nazionale. La poetessa osserva il lento morire del padre in un
itinerario che va dalla scoperta del male al suo inesorabile e quasi inavvertito
(per gli altri) progredire. Inevvertito per gli altri, forse, ma non per la
figlia che lo sempre molto amato e che ora è la prima persona che ne indovina
nei tratti del volto e nei gesti il subdolo artiglio della signora in nero.
Con uno stile raffinato e composto l'autrice ne descrive l'iter doloroso,
scandendo fatti, mutamenti ed impressioni in un fluire avvincente che rapisce
emotivamente il lettore. Il tema è affrontato in due registri. Passato e
presente si alternano e si rincorrono: alla ferita dell'oggi – lacerante – si
contrappone il passato sorridente della fanciullezza quando il papà raccontava
le filastrocche «...La donnina piccina picciò | fece una frittatina piccina
piccina picciò...». «...Un mese di speranza solo un mese | a esultare per ogni
novità | delle tante cure per il cuore | l'illusione regina di ogni attimo...».
«La Lolettina che semina il grano | volta la carta e appare il villano...».
«Arrivano di fretta ogni mattina | dopo una notte breve-molto breve | il
giornale il pane un dolcetto | il cuore stretto». Grazie, carissima poetessa,
per questa sofferta testimonianza che ci giunge bellissima e preziosa.
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Recensione |
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