Con
questa raccolta Laura Pierdicchi ha ulteriormente scarnito, scalpellato il suo
stile già icastico ed essenziale portando il verso ad una maggiore purezza. La
poetessa riesce a raccontare la sua quotidianità senza mai inciampare in
retorica intimistica, anzi, ella dimostra come sia possibile – e questo è solo
dei grandi poeti – parlare di sé e fare al tempo stesso alta poesia. Questa
silloge raccoglie dunque un quotidiano frammentatato, in versi che la poetessa
lascia come sospesi, nei temi accennati appena ma perfetti per compiutezza.
Troviamo commosse esternazioni di affetto "...tu che mi alzavi al cielo | che
mi portavi | per ore sulle spalle | tu zio gigante | mio riferimento... ora ho
timore | che un passo più veloce | ti porti sù | per non ritornare".
Troviamo umili ed intense preghiere: "...a volte m'inginocchio, io credo di
non credere | e ringrazio l'Assoluto | di questo passaggio | di quel poco cvhe
posso capire | già tanto | per quel poco che sono".
Per la brevità dei testi (che invogliano il lettore certo più della poesia
'logorroica'), per la loro indubbia fluida musicalità, per la pregnanza di
significati, è questa raccolta della Pierdicchi un saggio di sapienziale poesia.
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