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OltreLesa sul Lago Maggiore, 15 agosto 20016
Cara Laura, La memoria dell’arte di Franco Rossetto è ben rappresentata dalle riproduzioni riportate nel tuo libro: una vicenda segnica e magicamente coloristica che va, negli anni e nelle esperienze artistiche, da un tormento informale, a una continua scoperta solare ed energetica, alla volontà di percepire l’universo degli universi nel suo ordine cosmologico. La tua poesia, qui, tocca in parola (rarefatta) le misure di quell’ universo percepito tramite il viatico creativo dell’amore.:
Del cielo il colore non è mio –
Mi resta solo la sera la sera porta il colore che mi veste. Se il colore non è tuo, è della veste che ti è stata donata. Dall’amore e dalla magica pienezza della luminescenza lasciata misteriosamente a questo cielo oscuro. Un ossimoro – ombra e luce unico connubio. Dio (Genesi) creata la luce vide che era bella e illuminò tutto il mondo già creato: così che ombra e luce, come s’è detto, erano prima, per l’appunto, una cosa sola. Come una cosa sola si danno, attraverso l’amore, la vita e la morte. La metamorfosi vitale: nella poesia e nel pensiero della bellezza si fa parola. Si fa quel fiat che va oltre ogni materiale creazione. Si trasforma ancora, di vita in vita, di morte in morte in spirito ‘biologico’. L’essenza biologica della parola poetica è qui’dimostrata’ – serpeggiando tra le vene - oltre ogni mistero.
Il sentire serpeggia tra le pietre
Un petalo sfiora il gesto
così diviso Perciò, quindi, quando la sete d’amore beve l’acqua di questo vitale deserto, il connubio astrale tempera la solitudine e segna la nascita delle cose, delle appassionate dismisure:
Quando la sete Vorrei citare la mia personale visione di questa tua vitale raccolta rifacendomi in parafrasi a un sonetto di Shakespeare: …… Ma
poi ch’è morto, e vivi sono oggi [come te] i poeti, / leggerò questi per |
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