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Voci tra le pieghe dei passi

L’ultimo libro di Laura Pierdicchi, Voci tra le pieghe dei passi, pubblicato dalle Edizioni del Leone di Venezia (pp. 96 € 12) è una sorta di testo teatrale in versi, una specie di sceneggiatura che ha per protagonisti, come è stato detto, una serie di figure, maschili e femminili, che vengono sulla scena della pagina una dopo l’altra “quasi fossero tutti testimoni convocati dall’autrice a raccontare dal loro punto di vista la storia minore e maggiore di una comunità”.

Impresa complessa e tutt’altro che agevole da risolvere poeticamente, ma per facilitare il lettore, che si trova a confrontarsi con un gran numero di personaggi, abilmente l’autrice fa ricorso all’espediente di differenziarli con l’uso di diversi caratteri (cosa, oltre tutto, che funziona anche graficamente impreziosendo l’aspetto dell’oggetto libro).

Di pagina in pagina, attraverso modalità molto originali, il lettore viene progressivamente introdotto nelle vicende che ciascuno dei personaggi testimonia uscendo “dalle pieghe dei passi”, come recita il titolo, e si ritrova alla fine spettatore di una storia più generale e complessiva.

Laura Pierdicchi, con Voci tra le pieghe dei passi, ha scritto il suo libro più maturo e consapevole, insieme affondo nell’individualità esistenziale e interprete della coralità.

Recensione
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