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I ricordi di Laura Pierdicchi sono così vivi nella sua mente da riportarli in vita, quasi fossero una presenza costante.

La prima parte della silloge racchiude i ricordi strazianti di una sofferenza per una o più persone indifese nella malattia. L'autrice tratta poi il problema “morte” quasi con distacco... da pag. 4: Forse la morte è meno tragica | della paura costante | forse è lo stesso nulla | di quello prima dell'inizio | e tutto | svanisce senza memoria | senza dolore | si riunisce all'illusione cosmica | del nostro passo provvisorio.

Nei vari ricordi dei personaggi si veste di sottile malinconia: da pag. 9 la malinconia ha ricamato | una fitta trama che soffoca | ogni possibile fuga | macigno invisibile | ecc. | mi spegne dentro | mentre fingo di vivere.

Nella seconda parte “Briciole” i suoi frammenti sono lampi dove brilla luce d'infinita tristezza per accadimenti quotidiani. La sua è poesia del rimpianto, del tempo perduto. Come si evince da pag. 17: Non chiedermi lo splendore | dello spirito acceso | si sta spegnendo | per costanti interventi di buio... | All'improvviso | si è aperto un baratro | per non precipitare | ho dovuto svanire.

Il suo nichilismo come ben cita Domenico Defelice è la sostanza della sua vita soffusa di sofferenza come si deduce da pag. 19: La storia il tempo le radici | nell'intrico del miasma nell'affanno. | Si torcono le viscere | si strozza il fiato | l'aria non ha più ali | ora | anche l'ossigeno è cosa rara.

I versi di Laura Pierdicchi sono sempre originali, mai banali, a tratti lei ritrova la gioia primitiva. Da pag. 14: Di gioia rinnovo al mattino | l'abbraccio di vita creata | dal nulla richiamo emozioni | che nuove si fondono dentro.

Laura Pierdicchi sa scrivere “poesia” e ci fa partecipi di una lettura breve ma intensa.

Recensione
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