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Matteo e Gigetto il rospo del mare

La Natura, i suoi reconditi misteri, i suoi trionfi cromatici, le sue figure simboliche, i tramonti, i mari, gli autunni, le albe, hanno sempre influenzato la scrittura della Toffanin. È in essa che la scrittrice ha voluto sempre concretizzare tutto il suo pathos, tutta la ricchezza del suo essere, tutto il magma del suo esistere; ed in questo racconto, dove un colloquio serrato tra un adulto (la scrittrice) e un fanciullo vivacizza la fluidità ritmica e la ricchezza verbale del dire semplice, si snoda tutta la filosofia panica, tutto l’amore per un naturismo che le permette di raggiungere punte di generoso lirismo ontologico ed anche didattico sia in prosa che in poesia. «Hai ragione, ma sono certa che non dimenticherai mai questa avventura». «Eh sì» conferma pensieroso «anche perché mi ha aiutato a comprendere che il voler bene ad un animale, in realtà, è volere soprattutto il suo bene. E poi so che è tanto grande il mio amore per la natura che sicuramente farò altri incontri in questi giorni al mare».

Mercoledì, 22 febbraio 2017

Recensione
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