La veneziana Laura Pierdicchi, che collabora come critico a diverse riviste
letterarie, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Ha conseguito molti premi
nazionali e internazionali.
Nell'ultima
sua ricerca poetica l'autrice "si ripromette di dar valore totalizzante alla
solitudine come realizzazione, l'unica, di sé". Sono parole del prefatore Gio
Ferri che, più avanti, afferma: "L'atto segnico della poesia di Laura Pierdicchi
è l'attesa di un'epifania non visibile, è la sospensione". Chi legge deve
compiere un percorso altalenante tra una raffinata descrizione e una notazione
filosofica, tra affermazioni pessimistiche e impulsi emotivi. Il discorso si
avvale di un registro stilistico spezzettato, di un tessuto versicolare moderno
e insolito: "e mi sento ragno | di una smisurata ragnatela | oppure cellula |
fluttuante in rete".
Da un contesto cupo si cerca però l'uscita: "bramo il filo d'Arianna | per
una possibile uscita", anche se ci si avvolge in una sorta di corazza. "Il canto
nella mia pelle | scandisce il tempo dotto | smuove dal fondo pericolosi |
palpiti di nostalgia". Figlia del suo tempo, la Pierdicchi crea atmosfere di
oggi ("Aprile – un giorno che lava | le consuete polveri sottili"), ma non si
sottrae al fascino dell'incanto di natura ("era già il tempo dell'uva | e di un
certo acre odore | si diffondeva tra l'erba – i sassi").
Non insensibile all'esaltazione amorosa ("Il tuo essere in me | serpeggia e
si diffonde"), trova la sua cifra peculiare nelle metafore di sapore amaro ("Io
vedo fradicio | il fogliame appeso – impiccato | e tutto trema | sotto la fioca
luce del lampione"); "Pensiamo di essere liberi | nel groviglio di azioni e
pensieri | e andiamo | padroni dell'inganno".
Osservazioni di un sentire affannoso ("La finitudine ci marchia")
costituiscono quasi una cronaca di angosce esistenziali; qua e là un brivido, un
attimo di consapevolezza che tutto resterà nella memoria "Tessere le ore | con
prezioso ordito | affinché tutto rimanga impresso". Affiora anche una
aspettativa di tipo religioso: "Mi riscalda in petto solo la speranza | che il
vuoto sia illusione | che Tu sia qui – e la mia | non sia vana solitudine".
Cosè, con l'opportuno intermezzo dei disegni di K.B. Franco Rossetti, la
Pierdicchi ci accompagna fino all'ultima lirica, a quel tempo diviso
"nell'unicità del percorso", a quell'unico tempo che ci è concesso.
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