Voci tra le pieghe dei passi
In una ottima stesura che
potremmo dire classicheggiante le poesie hanno spazi notevolmente ampi, quasi a
riempire la pagina, a tratti con versi ritmati e musicali, a volte con frasi in
prosa echeggianti mottetti o epigrammi.
“La prima luce sorge dal
mistero. Dalla scintilla che s’imprime nel battito e segna il cammino. Attorno
le forme sconosciute da imparare. Tutto velato/incerto. Ogni tocco si mescola
all’odore in sussulto di energia. Inizia il complesso gioco mortale.”
Una certa impostazione teatrale
coinvolge il lettore fra un sospeso gioco onirico e un ripetuto sottofondo del
preconscio, quasi che le pieghe dei passi possano essere ripetute all’infinito
per un registro che sappia ben distogliere il quotidiano dall’incombere di
Thanatos.
“Il tempo è scivolato tra le
pieghe | del giorno e della notte. | Ha coperto ogni affanno della casa | ha dato
fiato all’apparenza. | Ho assaporato il caldo tepore | dell’amoroso inganno.”
I nodi della forma metrica qui
si sciolgono in alterne composizioni per dare ampi spazi discorsivi, cesellati
da impegnativi agglomerati, senza mai perdere una briciola della propri
autobiografica identità.
http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.it/2013/04/segnalazione-volumi-laura-pierdicchi.html
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