In
una torrida notte estiva, nella quale "il sudore è un rivolo lento | tra la nuca
e la schiena" (E' notte) mentre "anche le idee si sciolgono" Laura
Pierdicchi si proietta in una dimensione diversa, onirica e talvolta astrale, in
cerca di "primizie tra la cenere" (Riprendere il contatto) incamminandosi
lungo quella linea di confine tra luce e ombra dove la riscoperta-riconferma
della propria vocazione poetica sfocia nel tentativo di esorcizzare il male, il
dolore, il nulla: "Cominciare-ricominciare | dopo anni di silenzio macerati | in
giorni dalla bocca grande ! pronta a divorare la carne sana".
L'autrice si richiama alle immagini del passato e alle persone care,
l'evocazione delle quali sottende l'intenzione di contrapporre al male che
avanza e tutto distrugge la forza dell'amore, pur nella lucida presa di
coscienza che l'avvento del nulla si può ritardare ma non evitare, come si
evince dall'intensa Finché sarai davanti: "tu mi riporti alla magia | di
risvegli leggeri – | cordone mai spezzato | l'ora che fermerà il tuo passo |
sarà gorgo nero | grumo di sangue in petto | disgregazione" mentre con amarezza
la poetessa ammette quanto sia "Difficile arrendersi al tempo | che scava spazio
tra cellule morte | quando il respiro cerca ancora rugiada – | il battito ha il
suono di una grancassa" oppure andare tra la gente ignara del dramma come
attesta L'improvvisa scoperta della bestia: "fuori tutto è normale | se
non si parla nessuno si accorge | nessuno sa lo svanire | nel risucchio | del
nero dalla bocca spalancata" per approdare a una lucida presa di coscienza della
pochezza umana: "Di fronte alle cose inerti | il nostro peso risulta lieve |
fugace la nostra vita | rispetto al loro eterno" scrive Laura Pierdicchi e
aggiunge, nella lirica Durante il tempo con occhio minuzioso:
"...balbetto di fronte allo sgorgare | del mistero – alla fuga delle ombre | al
clamore delle loro danze scatenate" e ancora "pensiamo di essere liberi | nel
groviglio di azioni e pensieri | e andiamo | padroni dell'inganno".
Anche in questa silloge, come già nella raccolta Momenti diversi pubblicata
nel 1999 per i tipi delle venezian Edizioni del Leone (Talento 4/2000), traspare
il desideri di ricongiungersi con quel Tutto che è infinito, mistero, divinità:
"sei la parte | che fissa il mio io | la sua proiezione | con la tua forma |
creo la mia completezza | solo così è pace | solo così | perfezione"; "io ferro
tu calamita | solo così percepisco – solo così | ricompongo la mia unità" (Tu
sei energia); "mi riscalda il petto solo la speranza | che il vuoto sia
illusione | che Tu sia qui – e la mia | non sia vana solitudine".
Quando lo scoramento prevale, l'autrice è costretta a constatare come quelli
che stiamo vivendo siano "...i giorni di un Dio diverso | i giorni di Caino | e
i figli di Cristo non sanno più | la forza dell'Amore – | hanno scelto
l'insidia. | Lo hanno di nuovo crocifisso".
Notevole è infine la capacità evocativa della poetessa, la quale ci offre
suggestivi frammenti legati alla propria infanzia, dalla vendemmia contata in
Era già il tempo dell'uva: "...gli occhi nostri aperti | al fermento della
terra | ricca del giusto umore" alla forza della tradizione, quando "i chiusi
pomeriggi aprivano | all'infinito – e giocavamo | a copiare la vita | per un
sicuro cammino".
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