Oltre
L’intenso lirismo che da sempre
ne permea i testi caratterizza inequivocabilmente anche la nuova raccolta di
Laura Pierdicchi. La tematica dominante, quella del presagio della tragedia
incombente e della connessa attesa di potersi ricongiungere con il tutto che
segnava la silloge Il tempo diviso, edita dalla Cierre di
Sommancampagna (Talento n.3/2008) ritorna in queste nuove poesie ammantandosi di
una luce diversa.
L’evento tragico purtroppo si è
verificato e il cuore e l’anima dell’autrice sono sprofondati in un mare di
dolore per la perdita dell’amato compagno di una vita, quel Franco Rossetto le
cui opere illustrano impreziosendola ulteriormente, la silloge.
La poetessa rievoca il primo
incontro con il suo Franco, verificatosi in autobus: “Sceso alla mia fermata
/ mi hai fermato / e per mezzo secolo / sei stato lo scopo del risveglio.”.
Il male ha separato per sempre i
protagonisti di un grande amore ma non può certamente cancellare la speranza del
ritrovarsi in un’altra dimensione, in quanto “…/ consci della relativa
molteplicità” sicché anche nel momento del supremo e definitivo distacco (“Ti
hanno messo il vestito migliore / per sposarti col fuoco - / le fiamme hanno
danzato / sulla tua carne fredda”) permane “un filo di speranza –
nient’altro / per credere all’anima / per non impazzire.”.
Talvolta emerge una quasi serena
accettazione del nostro fragile destino e la morte è intesa quale passaggio
indispensabile per poter “… confluire in comunione / di reciproco comprendere
/ cosicché il frazionamento / si unisce al Tutto / in pulsanti vibrazioni”
in attesa di ritrovarsi
: “Compirò anch’io il passaggio / Nella dimensione/ dei corpi sottili/ saremo
pura energia / Esplosione / di una nuova/ antica passione.”
In altre pagine viceversa forte,
fortissima, devastante si avverte l’assenza: la luna e le stelle continuano a
rischiare il paese vegliato dal campanile. L’acqua del mare ripropone il
consueto gorgoglio ma è svanita l’intimità della coppia abituata “a rimirare
dal vetro” quello che la poetessa definisce “l’ultimo paradiso”. Il
peso della perdita è difficile da sopportare, sconforto e disperazione prendono
il sopravvento: “Ormai / sei fragile visione / Abito d’aria / della mia
illusione” e la poetessa si rammarica di essere sopravvissuta al compagno: “Avrei
voluto darti il mio fiato / per aggiungere un altro respiro / al tuo momento /
Avrei voluto che il mio tempo si fermasse / allo scadere del tuo attimo”
poiché “La vita a volte segna per gradi / ma se l’equilibrio si rompe /
s’impara il calvario.”
Scrive Laura Pierdicchi: “abbiamo
costruito i nostri fotogrammi / per scrivere una storia / solo nell’apparenza /
ma una pellicola / una volta che sia passata / rimane per sempre.” Nemmeno
la morte può dunque cancellare il ricordo dei giorni, dei mesi, degli anni
trascorsi insieme, nell’attesa di andare verso “il non tempo / dove
ritroveremo in eterno / ogni nostro momento.”
|