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E-Marginati

Scorrendo l'autorevole prefazione di Luigi Fontanella alla recente fatica letteraria di Anna Maria Guidi, si legge già. al prima capoverso: "[...] quel trattino posto tra la E e la M (di E-Marginati: questo il titolo) che divide e unisce allo stesso tempo it concetto di rimanda appunto sia a chi e escluso da un centro `dominante'... sia a chi può guardare ad esso con distacco e magari con felice disposizione d'animo proprio perche it suo luogo e fuori da quel `centro. [._.1".

Bene: e da qui the voglio partire: questa lista di persone (che tutto è fuorché un elenco) - tra l'altro prolungabile: tragicamente e sempre più aggiornabile - questa umanità sofferente e disgraziata non costituita soltanto da chi è bandito e addirittura ghettizzato, ma anche (e non di meno) da chi è accettato, ammesso a far parte di quello che il Critico definisce il`centro", e potremmo tranquillamente identificare nel polo in cui confluiscono i poteri forti del consorzio umano.

Lo documentano - a mio parere incontestabilmente - due poesie presentate in ordine sequenziale: Quintilio (p.65) e L'irreperibile (p.67).

Nella prima - diciamo cosi - si vola basso, rasoterra: non in senso dispregiativo, anzi (è certamente il migliore dei modi per toccare il cielo), ma perché le imprecazioni - o impetrazioni? Si domanda la poetessa del contadino con la fronte coperta di "sudore di neve" per gli olivi agghiacciati, "imbiancati di lutto", incarnano fedelmente il genere umano nella sua condizione più ostica e faticosa del vivere. E se, in chiusa, la Nostra rivela di non aver mai chiesto a Quintilio se le sue fossero bestemmie o preghiere, nella ferma convinzione che "tanto non avrebbe risposto perché non lo sapeva nemmeno lui”, è per invogliare il lettore a riflettere.

La blasfemia e l'implorazione non sono poi cosi distanti I'una dall'altra come si suol credere:, e vorrei - al riguardo - portare un esempio celeberrimo e biblico: quando Cristo spirò sulla croce non suonò forse come un'imprecazione quel suo esclamare `Eloi, Eloi lama sabactani'?

Eppure - non esito ad asserirlo - è anche un'invocazione: la più alta, e soprattutto quella che tiene nel debito conto sia il mistero della. vita che il mistero della morte (che, poi, è il medesimo).

Lo stesso segreto che si ritrova nei versi de L'irreperibile, dov"è l'arte — per antonomasia sublime espressione del pensiero — a farsi portavoce della verità.

Cosi, nel barattolo in cui Manzoni sigilla la merda d'artista, Anna Maria coglie un "organico o-lezzo" (ancora il trattino che torna a separare e ad unire contemporaneamente), ponendosi e ponendoci, in definitiva, il quesito precedente: ê fetore o profumo, "settico sugo dell'esistere" o sterile "silenzio concentrato" di ogni nostro ("more quell'escremento raccolto e racchiuso in recipiente? E, ancora, la risposta resta inevasa, salvo recuperare uno sprazzo di veridicità nel finale. dove si spurga e si "s-tormenta" l'inquietudine ad opera di "un ermetico Eterno / Irreperibile".

Mi sono a lungo soffermato sulla componente che, di questa poetica, ritengo possa svolgere una duplice funzione: ed esplicativa al contempo.

Fontanella parla di uno "sguardo indagatore", e lo definisce "pietoso e impietoso". È necessario valutare con attenzione questo convincimento dello Studioso: l'indagine è spietata, ma come — mi domando, come  — potrebbe essere caritatevole, compassionevole, se cosi non fosse? Se non monta la 'rabbia', non è possibile rendersi conto, dare o, quanto meno, provare a dare un po' di serenità a chi ne ha estremo bisogno.

È quello che accade in queste pagine al mezzadro Anacleto, ad Angiòlo che "mena fendenti secchi allampanati / come lui...", che "parla della sua. opera e dei suoi acri / della sua donna inferma e dei figlioli che senno sistemati giù in città / e 'un tornan neanco a stagion bona', concludendo saggiamente: '"i' più l'ho bell'e fatto da un pezzo / e alla mi' ora voglio anda' via / da solo 'seno a i' bosco / sott'un chercione / che mi schianti di botto in su i' groppone: / cosi — e senza pati' tanto — / si fa festa assieme tutt'e due / e 'un ci si pensa più.".

E quello che succede a Ezdir, "senza amen ne requiem", come "per gli Ezdir che tutti noi siamo". Ecco, qui si che si perdona davvero ma, prima, ci si è visti sbracciare — in una "Notte mediterranea" — con il mare "forza 9" alla ricerca di un inconsisten(te) appiglicc, qui, alla stregua di Quintilio, si bestemmia mentre si prega e si prega mentre si bestemmia, qui si accetta (non di buon grado, ovviamente) di essere "crucifissi all'indefettibile terminanza" leopardiana — mi sia concesso dire — più per aspirazione ad una realtà. altra, però, che per scoramento dalla disillusione causato.

Non si pu6 terminare l'excursus nella poesia di Anna Maria Guidi senza fare riferimento ad un'osservazione di carattere formale e stilistico: sono presenti molteplici invenzioni linguistiche (cito una strofa tratta da Lina e Lisa che ne contiene di significative: "Esce un'elemosina di sole / il medico sole che de-tende e de-terge / spargendo il sale marcio d'ogni vita nella vertiginante voragine cosmica / che tutto in(de)finisce as-suma e as-sorbe. Ma numerosi sarebbero gli esempi da addurre.

Ora chiudo davvero, con un'esortazione a chi scrive e a chi legge poesia: trovatela qui, non cercate altrove, la ribellione.

Recensione
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