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Cosa c'è di più bello per un autore donna se non dedicare la
prima raccolta di racconti a dodici storie di donna? Storie dal tono delicato,
pensoso, dal sapore antico come antico è il dolore, la solitudine che avviluppa
della loro veste il destino di molte donne. Esseri femminili a volte nemiche le
une alle altre, vittime di un universo volto al maschile e carnefici di chi a
volte munite di poche doti in più: un po' di bellezza, un po' di presunta
fortuna.
Per una donna parlare di altre in modo positivo è come
chinarsi di fronte alla saggezza, Laura Pierdicchi lo fa, ben venga dunque il
suo libro, il microcosmo in cui si agitano vite, molte caratterizzate dal
proprio nome: Adriana, Sandra, Barbara, come se l'effiato magico del nome si
trasferisse nel piccolo mondo di ognuna. A volte la narrazione è in prima persona: "Una volta",
"Vacanza" per creare un clima personale, più intimo e affabulante. Esperienze di vita, segrete, due uomini ne "L'attesa" o "Il
primo bacio" dove emozioni adolenscenziali si compiono nel turbamento dei sensi.
Sono molte volte donne in cui i palpiti del cuore si
mescolano all'avvertimento intimo, sensuale, limitato, circonchiuso nei limiti
talvolta dalla figura materna, come nella "Rinuncia", in cui la madre si serve
della narrazione fiabistica per vincere i problemi amorosi della giovane figlia
e indurla a mettere ordine nella sua vita, fornendo una storia dentro la vicenda
principale.
Laura Pierdicchi guida le dodici storie con sensibilità e
acume. Abile poetessa dai versi sottili come il suo aspetto pur nel trascorrere
del tempo, riesce a distaccarsi dal gioco poetico per solo narrare, nel senso
del reale.
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Recensione |
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