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A quattro anni dalla raccolta di versi dell'esordio, A noi che siamo,
ecco il nuovo volume di Laura Pierdicchi. Si intitola Neumi, dal nome
delle brevi sequenze di note, corrispondenti a una sola vocale, nel canto
gregoriano, a sottolineare la brevità, l'essenzialità e l'unità dei nuovi
componimenti. I temi sono quelli consueti, già messi a fuoco nella prima
raccolta, tra sentimento, meditazione esistenziale e vita quotidiana, colta
quest'ultima nei suoi aspetti e avvenimenti più minuti.
I mezzi
tecnici sono i più semplici possibili, lo stile immediato. Caratteristica
essenziale della poesia di Laura Pierdicchi, che qui troviamo convincemente
confermata, è – come afferma anche Bino Rebellato nella sua introduzione al
volume – il loro esser frutto di un'emozione o di un intreccio di emozioni (mai,
però, complicato), provocate da un'immagine veduta, un piccolo fatto accaduto,
una parola scambiata durante una conversazione, un pensiero fattosi
improvvisamente largo nella mente, un ricordo, una situazione vissuta.
La registrazione di queste emozioni, tuttavia, non ha nulla a che fare con
una sorta d'impressionismo poetico, dal momento che lo spunto emotivo iniziale è
sempre utilizzato al fine di trarne delle conclusioni, espresse dalla sentenza,
dall'annotazione gnomica, che immancabilmente chiude ogni componimento. In
questo modo l'hic et nunc in cui si manifesta il dato emozionale viene
continuamente sottratto all'attimo e arrestato nell'eternità della sentenza
finale.
Ciò fa sì che le poesie di L. Pierdicchi siano dei componimenti perfettamente
chiusi in sé stessi, ben unitari e, per così dire, compatti, come i neumi del
canto gregoriano appunto. In essi il vuoto o silenzio in cui i versi – spesso
ridotti a una sola parola o al sintagma più semplice – paiono essere sul punto
di annegare, viene ogni volta sconfitto e colmato dalla voce sentenziosa. Tale
struttura compositiva presenta il rischio di scadere in qualcosa di simile al
sillogismo, ma bisogna dire che questa trappola è in genere evitata, a parte
qualche raro caso.
Da una lettura attenta di questi Neumi, nel loro complesso, emerge, in
fondo, una "angoscia sincera", per citare un verso della raccolta, che pervade
tutte le composizioni, un'angoscia esistenziale data dalla persuasione che «noi
siamo niente che passa». Forse è proprio la paura data da questa vertigine che
impedisce all'autrice di abbandonarsi completamente alle emozioni istantanee
(che, in quanto tali, sono fugaci ed effimere) come sarebbe, peraltro, tentata
di fare, e la induce a salvarle dal niente mettendole ogni volta in connessione
con un risultato in qualche modo definitivo.
L'introduzione è di Bino Rebellato, la copertina di Franco Rossetto. Le prime
cinquanta copie sono accompagnate da una incisione sempre di Rossetto.
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Recensione |
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