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Tentazioni mistiche
Entrare nel mondo poetico di questa recente raccolta di versi di Armando
Santinato è come entrare nel Tempio e qui, fra colonne di fede e archi di
preghiere, assistere al grande spettacolo della storia umana in una scenografia
tappezzata di malvagità, perfidia, violenza, tracotanza, infamia con le più
abominevoli sozzure, vedere come ogni elemento dell'affresco confluisca e si
concentri sul legno della Croce per aumentarne il peso sul corpo del Cristo per
renderne più straziante il dolore, avvertire come da ogni goccia di sangue, da
ogni ferita della carne si espanda una luce di speranza e di redenzione.
Il poeta, nello stupore del pensiero e nel raccoglimento dell'anima, per il
folle imperversare delle passioni, segnala che la strada del Calvario, sempre
più impervia e scivolosa, porsi alla mortificazione del corpo e alla liberazione
dello spirito, ci annuncia che ogni resurrezione non può prescindere dalla
caduta negli abissi della sofferenza e come ogni tensione verso l'Eterno sia
alimentato dalle contratture del cuore.
Superata la prima navata, Via Crucis, del Tempio, dove si è consumato tutto il fiele che scorre nelle vene dell'uomo e si
è spento il fuoco dell'odio nella
fredda ombra del Sepolcro, ecco apparire da varchi e in luminose cavità la
figura di Gesù e la sua storia balzare dal corpo dei Vangeli e porsi nello
spazio del nostro sguardo che si allarga dall'annuncio dell'Angelo a Maria, alla Donna vestita di sole, attraversando i Mysteria Christi dal gaudioso, al luminoso, al doloroso, al glorioso. La parola di Santinato, nutrita di cristianesimo, densa per humus religioso, ci conduce sul palcoscenico di una rappresentazione dove
l'umano, attraverso la vestità della pena, guadagna la perfezione del sublime.
L'ultima sezione dell'opera, Via Lucis, indica il percorso di
questa conquista e si conclude con l'invocazione allo Spirito Santo
perché scenda fra noi e il suo infinito Amore riempia di amore
questo nostro fragile cuore. La scrittura di Armando Santinato
lieve, chiara, con una musicalità ritmata sul torso basso del
salmodiare, per cui, mentre scorrono immagini crude e sconvolgenti,
veniamo avvolti da una serenità che preannuncia la quiete, il calmo
fluire della vita precaria e oscura nell'infinita luce dell'Essere e
ci proietta in "una sorta di tempo dei tempi", che é una nozione di
contatto tra fede e poesia, e che rappresenta pienamente il tempo di
tutti i tempi di Cristo, come scrive Sandro Gros-Pietro nella
prefazione.
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Recensione |
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